La vertenza

Accordo Simet-Ferrovie dello Stato, i lavoratori licenziati: «Noi tagliati fuori, dalla politica solo proclami»

Secondo quanto comunicato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti l'intesa permette di salvare 45 posti «attualmente esistenti» nel ramo d'azienda affittato. E 38 ex dipendenti mandati a casa un anno fa si chiedono: «Si diceva che avrebbero salvaguardato tutti, noi che fine facciamo?»

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di Mariassunta Veneziano
14 novembre 2023
17:19

Buona ma non troppo. La notizia dell’accordo tra Simet e Ferrovie dello Stato di alcuni giorni fa pareva infatti una boccata d’ossigeno nella vicenda occupazionale della ditta di autotrasporti con sede a Corigliano Rossano. Un accordo, quello sottoscritto al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti alla presenza del suo titolare Matteo Salvini, che prevede l’affitto di un ramo d’azienda da parte di Busitalia Rail Service, società del polo passeggeri del gruppo Fs. «Un’operazione che consente di salvare circa 45 posti di lavoro, attualmente esistenti nel ramo d’azienda oggetto di affitto, e al contempo fornisce un’iniezione di personale e mezzi per l’implementazione, l’efficientamento dei servizi per i cittadini e lo sviluppo dell’intermodalità», si legge nel comunicato del Mit con cui era stata data la notizia. Anzi, la buona notizia. Almeno per quei 45 lavoratori “salvati” dall’intesa.

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Il comunicato del Ministero parla però di posti «attualmente esistenti». Nessun accenno, invece, a quei 38 dipendenti licenziati un anno fa, che adesso si chiedono che fine abbiano fatto loro in quest’accordo del quale al momento poco o nulla sanno. E se lo chiedono perché invece le notizie circolate prima della firma sembravano indicare in quest’accordo una via di salvezza per tutti: lavoratori a rischio e lavoratori già a casa. Oggi il sindacato Faisa Cisal, che fin dall’inizio sta portando avanti la vertenza, tuona e punta il dito contro le «dichiarazioni dell’assessore regionale alla mobilità, Emma Staine, in riferimento alla da lei annunciata intesa che sarebbe intercorsa tra “società del Gruppo Fs” e Simet, con tanto di ringraziamenti rivolti al ministro Salvini perché sarebbero stati “preservati tutti i posti di lavoro”».


L’accordo, affermano i segretari del sindacato provinciale cosentino e regionale Francesco Bruno e Francesco Antonio Sibio, secondo quanto riportato sulla stampa «avrebbe dovuto “garantire il reintegro di tutti i lavoratori licenziati e la salvaguardia degli attuali livelli occupazionali scongiurando nuovi licenziamenti”».

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«Giova intanto ricordare – evidenziano i sindacalisti della Faisa Cisal – che l’assessore Staine, dal canto suo, parlava di preservazione dei posti di lavoro, evidentemente dimenticandosi del fatto che ben 38 lavoratori furono licenziati ben oltre un anno fa per effetto di quella procedura collettiva in ordine alla quale avevamo interessato la politica regionale, senza tuttavia alcun riscontro. Non si comprende, quindi, l’euforia dell’assessore nel ringraziare il ministro Salvini come se stesse traghettando chi è già stato licenziato verso nuovi orizzonti di lavoro, anche perché, dalla lettura della stringata notizia sul raggiunto accordo, appare invece evidentissimo che chi è stato oggetto del licenziamento collettivo non rientra nei piani dell’operazione di affitto di ramo di azienda, qual è quella conclusa tra le due società».

Ma la critica all’accordo stipulato non è solo nel merito, ma anche nel metodo. Sostengono Bruno e Sibio: «Quanto all’intesa in sé, sulla quale ci era parso vi fossero premure di riservatezza che evidentemente tali non erano, attese le moltissime indiscrezioni circolate sull’operazione ben prima che fosse conclusa, registriamo e segnaliamo come essa sia nata senza la partecipazione, almeno sotto il profilo informativo, di una compagine importantissima per la salvaguardia dei lavoratori (anche in tema di tutela delle quote rosa), ossia il sindacato».

Alla luce di quest’assenza, continuano, «non riusciamo a comprendere chi e come – e con quali clausole, soprattutto – si sia premurato di tutelare le risorse umane di Simet, complessivamente intese, ossia licenziati e non».

Interrogativi, questi, che i due sindacalisti intendono mettere «sul tavolo dell’incontro che abbiamo chiesto di realizzare a seguito della informativa, che solo ieri abbiamo ricevuto, postuma degli eventi che hanno condotto all’intesa, i contenuti della quale ci risultano tuttora ignoti».

Solo proclami, dunque? «Autocelebrazione», come dice il sindacato? Elda Renna è la portavoce di quei 38 lavoratori licenziati. Cinque di loro hanno già ottenuto il reintegro tramite sentenza del tribunale. Per lei l’ultima parola verrà dal giudice il 23 novembre prossimo: al centro della causa il rispetto delle quote rosa, essendo lei, prima del benservito, l’unica donna all’interno dell’azienda con mansione di autista.

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Una «femmina fastidiosa», com’è stata definita da qualcuno per la sua indole battagliera, che così commenta la vicenda dell’accordo tra Simet e Fs: «I proclami di alcuni politici secondo cui tutti i licenziati sarebbero stati ripresi sono solo parole, alla lotta ci stiamo pensando da soli, con lo studio legale di Susanna Cecere che ci sta seguendo e il sindacato Faisa Cisal».

Una lotta che, per adesso, continua in tribunale: «Nei prossimi giorni aspettiamo altre sentenze», dice. E l’esito delle prime cinque cause lascia ben sperare. Ma bisogna comunque arrivare fino in fondo. «Noi continueremo a lottare fino a che l'ultimo dei licenziati non sarà reintegrato – conclude Elda Renna –, visto l'impegno pubblico preso sia da Confindustria che da Simet davanti al prefetto di Cosenza e a una riunione tenuta nella sede della Regione Calabria».

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