Nuovo scippo

Autonomia differenziata senza Lep e scippi al Sud: l’ultimo colpo di mano cancella 3,5 miliardi in nome del Ponte

Il presidente Occhiuto dice no money, no party, ma il Governo anziché finanziare i livelli essenziali delle prestazioni ha prosciugato anche il Fondo perequativo destinato a strade, scuole e sanità.  Intanto il disegno di legge Calderoli è pronto ad approdare all'esame del Senato

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di Massimo Clausi
12 gennaio 2024
20:00

Ancora uno scippo. Ancora ai danni del Sud. Dopo la rimodulazione del Pnrr, la creazione di una Zes unica con regia a Palazzo Chigi, dopo l’utilizzo di 1,6 miliardi destinati a Calabria e Sicilia del fondo Coesione, dopo i 40 milioni di euro stanziati dal Cipess che erano destinati all’elettrificazione della linea ferroviaria Catanzaro Lido-Reggio Calabria, ora si è registrato il prosciugamento del Fondo perequativo.

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Il Fondo perequativo

Si tratta di un fondo istituito nel lontano 2009. Allora presidente del Consiglio era Silvio Berlusconi, che guidava il Paese in alleanza con la Lega. Proprio il Carroccio impose all’epoca la legge delega sul federalismo fiscale. Come al solito per far digerire agli alleati il progetto federalista (all’epoca nel Pdl c’era infatti anche la componente derivata da Alleanza nazionale con un forte radicamento nel Mezzogiorno), qualcosa al Sud bisognava pur concedere. Così si pensò a questo fondo volto a eliminare il gap infrastrutturale fra le varie aree del Paese. In particolare il fondo doveva occuparsi di finanziare la messa in sicurezza di scuole ed ospedali ma anche costruire strade, ferrovie, condotte idriche e di gas.


Il fondo rimase senza copertura finanziaria fino al 2020. Come ha ricordato ieri l’europarlamentare grillina, Laura Ferrara, fu il Governo Conte 2 con la legge finanziaria del 2021 che  stanziò 4,6 miliardi da spalmare dal 2022 al 2033. Con l’avvento del governo Draghi fu l’allora Ministro per il Sud, la forzista Mara Carfagna, a vincolare l’80% di queste somme per il Meridione. Oggi si è scoperto che di quel fondo, 3,5 miliardi si sono volatilizzati, non si sa in quale direzione anche se i sospetti portano tutti al Ponte sullo Stretto. Sospetto che ha ispirato al sindaco di Catanzaro, Nicola Fiorita, un’azzeccata metafora con il Ponte come Cariddi che prosciuga tutte le risorse. Comunque il dato è che sono rimasti solo 891 milioni, davvero briciole rispetto agli obiettivi per cui era nato il fondo.

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No money, no party

Il problema però va letto non solo da un punto di vista finanziario bensì soprattutto politico e con riferimento all’autonomia differenziata. Il Governatore Roberto Occhiuto da tempo va ripetendo “no money, no party”. Se prima lo Stato non stanzia le risorse utili a mettere alla pari Nord e Sud d’Italia, l’autonomia differenziata non può partire. Per farlo, secondo alcune stime della Svimez, servirebbero circa 80 miliardi da investire nei Lep (livelli essenziali delle prestazioni) che nessuno sa dove trovare vista la situazione dei conti pubblici.

«L’autonomia differenziata è solo una possibilità offerta dalla Costituzione – ha detto Occhiuto alla convention forzista di qualche giorno fa a Napoli - che invece prevede due obblighi tutt’oggi inapplicati: garantire i medesimi diritti sociali e civili su tutto il territorio nazionale, e la perequazione. Un bambino di Benevento deve avere gli stessi servizi e le stesse possibilità che ha un bambino di Sondrio. I Lep vanno finanziati e vanno finanziati tutti, non solo - come vorrebbe il ministro Calderoli - quelli oggetto delle possibili intese. Su questo vorrei che Forza Italia prendesse una posizione netta».

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«Noi amministratori del Sud non abbiamo alcun timore reverenziale nei confronti del Nord, ma certamente non vogliamo farci fregare. L’ho già detto in altre occasioni: no money, no party», ha concluso il governatore della Calabria.

Il problema è dove trovare i money, soprattutto se i pochi fondi a disposizione, come quelli del fondo perequativo, vengono dirottati su altro. Un tema che presto sarà al centro del dibattito politico. Il disegno di legge Calderoli arriverà infatti all’esame dell’aula del Senato il prossimo 16 gennaio, dopo essere passato in sede di Commissione Affari istituzionali. La battaglia parlamentare si preannuncia infuocata e sarà interessante capire quale sarà la posizione di Forza Italia.

Giornalista
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