Imprese calabresi senza cassa integrazione in deroga. Le aziende che ne beneficiavano hanno esaurito il periodo di fruizione delle tutele ordinarie. Diminuisce anche il ricorso alla cassa integrazione straordinaria. L’ultimo rapporto del centro studi della Cgia di Mestre rappresenta un quadro preoccupante dell’accesso agli ammortizzatori sociali. In Italia l’occupazione è in aumento ma gli stipendi sono fermi. I numeri ufficiali dicono che c’è un milione di lavoratori in più rispetto al 2024 ma la geografia delle assunzioni varia da Nord a Sud. Nel Mezzo

Nel primo semestre di quest’anno il numero delle ore autorizzate è cresciuto del 22%, 305,5 milioni di ore, 54,7 milioni in più rispetto allo stesso periodo del 2024. Il dato relativo alla cassa integrazione in deroga, che in Calabria secondo la Cgia mette insieme pochissime ore, dice che la crisi si fa più dura. Questa integrazione salariale a sostegno di imprese che non possono ricorrere agli strumenti ordinari perché esclusi all'origine da questa tutela o perché hanno già usufruito degli ammortizzatori sociali quindi non rinnovabili.

Terminati questi le strade che si aprono sono solo due: la ripresa dell’attività produttiva o la chiusura. In Calabria nell’anno, la previsione è pari al 54% in meno, da 4 milioni a poco meno di 2 milioni. Il crollo maggiore degli ammortizzatori risulta in provincia di Crotone con l’87% in meno. Segue Catanzaro con il 49% in meno. In provincia di Cosenza dove sono localizzate il 60% delle aziende in crisi e dove i posti di lavoro a rischio sono oltre 700. Da gennaio a giugno le ore di cassa integrazione sono state 1.448.574.

Secondo il centro studi della Cgia di Mestre il calo è pari al 18,7%. Richieste in aumento, invece, in provincia di Vibo Valentia +38,5% e di Reggio Calabria +2,2%. Le crisi aziendali analizzate dalla Cgia interessano soprattutto il settore industriale e manifatturiero. Giù i prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi, il comparto chimico e delle fibre sintetiche e artificiali, la manifattura artigiana dell’abbigliamento, del cuoio, degli articoli da viaggio, borse e calzature, la produzione di macchine ed apparecchi elettrici.