Aziende in crisi sostenute dallo Stato. In Calabria sono 127, per la maggior parte di piccole e medie dimensioni, impiegano 1.400 lavoratori e nei primi 6 mesi dell’anno hanno fatto già ricorso a 1.954.284 ore di ammortizzatori sociali. La misura più applicata è la cassa integrazione straordinaria che vale il 95% del totale del sostegno economico concesso alle imprese. È destinata a aziende che affrontano situazioni di difficoltà strutturale, riorganizzazione, riassetto o riconversione dei processi produttivi, che prevedono la sospensione o la riduzione dell'attività lavorativa.

La cassa integrazione straordinaria vale il 95% del totale del sostegno economico concesso alle imprese

Situazione drammatica in provincia di Cosenza dove sono localizzate il 60% delle aziende in crisi e dove i posti di lavoro a rischio sono oltre 800. Da gennaio a giugno le ore di cassa integrazione sono state 1.448.574. Seguono le province di Catanzaro con 572.136, Reggio Calabria con 274.500, Crotone con 220.580, ultima Vibo Valentia con solo 10.616 ore di ammortizzatori sociali. Le crisi aziendali interessano soprattutto il settore industriale. Nella produzione di beni e servizi 74 imprese calabresi hanno beneficiato di 997.514 ore di cassa integrazione straordinaria ed ordinaria. L’altro comparto più colpito dalle difficoltà è il commercio dove sono state concesse 671.446 ore di cassa integrazione straordinaria. Infine l’edilizia che nei primi sei mesi dell’anno ha messo insieme 285.338 ore di ammortizzatori sociali.

Aumentano le difficoltà delle imprese

Le ragioni delle crisi aziendali sono molteplici e differenziate per settore. In generale è difficile mantenere un’impresa in termini di costi ordinari di gestione. Le tasse e le spese energetiche si portano via una quota importante del fatturato. Essere competitivi implica innovazioni tecnologiche e apporto di personale specializzato che non tutti possono permettersi e questo è causa di perdite di posizioni sul mercato. Per quanto riguarda il comparto commerciale la contrazione dei consumi, quindi della domanda di beni e servizi da parte dei cittadini, costringe a posizioni di ripiego che implicano sia il taglio degli investimenti sia di posti di lavoro. Nelle costruzioni il calo di contratti determinato dalla fine o dalla riduzione dei bonus ristrutturazione su prime e seconde case ha messo in difficoltà le aziende del settore. In questo comparto il calo delle commesse registrato tra la fine del 2024 e l’inizio del 2025 è stato pari al 30%.

Cigs, cosa prevede la manovra finanziaria

La bozza della legge di bilancio che approderà in Parlamento per la discussione e per l’approvazione per il 2026 prevede 425 milioni di ammortizzatori sociali. Risultano stanziati 150 milioni per prorogare e rifinanziare la cassa integrazione straordinaria e la mobilità in deroga, quest’ultima fino a un massimo di 12 mesi. Identica misura è prevista per il 2027. Il Governo ha inoltre prolungato di un anno la cassa integrazione per le imprese di interesse strategico nazionale con almeno mille dipendenti che hanno in corso piani di riorganizzazione aziendale. Il costo è di 63 milioni di euro.

Aumentano i costi di gestione. Le tasse e le spese energetiche si portano via una quota importante del fatturato.

Alle aziende che al tavolo ministeriale abbiano trovato una soluzione alla crisi o un percorso per la ristrutturazione aziendale o di cessione con il mantenimento dei livelli occupazionali sono concessi sei mesi di integrazione salariale straordinaria a copertura del periodo necessario alla riorganizzazione dell’attività produttiva. Per questa misura sono stati stanziati 20 milioni di euro. Altri 19 milioni serviranno per prorogare la misura di sostegno al reddito in favore dei lavoratori dipendenti dalle imprese del gruppo Ilva. Il Governo ha stanziato 30 milioni per il settore della pesca. Nel 2026 viene mantenuta l’indennità onnicomprensiva per i lavoratori dipendenti e per i soci lavoratori delle cooperative della piccola pesca. L’importo è pari a 30 euro giornalieri per ciascun lavoratore.