Allarme conti pubblici. L’associazione di categoria contesta i numeri del Governo. Nei prossimi tre anni «diminuiranno gli investimenti ed aumenteranno gli interessi passivi sul debito dello Stato»
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«La pressione reale fiscale è al 48%. Da qui al 2028 aumenteranno la spesa pubblica e le entrate tributarie e cresceranno gli interessi passivi sul debito dello Stato. Crolleranno, invece, gli investimenti: dieci miliardi in meno nei prossimi tre anni». È il risultato dell’analisi sul Documento programmatico di finanza pubblica (Dfpf) realizzata dal centro studi di Unimpresa, numeri che cozzano con i dati contenuti nel Documento programmatico di finanza pubblica che martedì sarà presentato alle commissioni Bilancio di Camera e Senato. Per il Governo la pressione fiscale si manterrà intorno al 42%. Nel Dfpf il Consiglio dei ministri ha certificato una oscillazione, in quattro anni, 2025 incluso, compresa tra il 42,5% ed il 42,8%.
Ma i calcoli effettuati da Unimpresa vedono invece uno scostamento di quasi 5 punti percentuali, con un assestamento al 47,3% nel 2028. «Lo scarto di quasi cinque punti percentuali - spiega l’associazione di categoria - deriva da una differente modalità di calcolo: il Governo, infatti, esclude dal conteggio una parte delle entrate, circa 95 miliardi l'anno, ottenendo così una rappresentazione meno gravosa dal punto di vista dei contribuenti». Secondo Unimpresa il gettito fiscale complessivo supererà già nel 2024 quota 1.035 miliardi di euro, la conferma si avrà a fine anno, e salirà fino a 1.155 miliardi nel 2028, con un incremento, dal 2024, di oltre 120 miliardi. Se le previsioni del centro studi delle Unione delle imprese saranno confermate, le entrate tributarie aumenteranno di oltre 54 miliardi, da 654 a 708 miliardi. I contributi sociali aumenteranno da 279 a 332 miliardi, 53 miliardi in più.
Le altre entrate correnti resteranno intorno ai 100 miliardi annui. Secondo l’Unione nazionale di imprese, nello stesso periodo, la spesa pubblica passerà da 1.109 miliardi a 1.205 miliardi, con un aumento di quasi 97 miliardi, l’8,7% in più. Tra le voci di bilancio in crescita ci sono le prestazioni sociali, 48,9 miliardi di previsione in più fino al 2028, +11%. Sempre nello stesso periodo, la spesa per le pensioni aumenterà di 37,4 miliardi, quella sanitaria segnerà un aumento di 17,3 miliardi. Uno dei nodi importanti che rende mastodontico il debito dello Stato è rappresentato dagli interessi passivi che l’Italia paga a banche ed investitori pubblici, privati ed esteri. Secondo Unimpresa gli interessi che oggi ammontano a 85,6 miliardi aumenteranno ancora fino ad arrivare a 104,5 miliardi nel 2028, il 22,1% in più.
Gli investimenti, al contrario, diminuiranno di oltre 10 miliardi, il 32,7% in meno. Sono previste in calo anche le spese in conto capitale. «Questi numeri – ha commentato il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi - dimostrano che, al di là delle statistiche ufficiali, cittadini e imprese, in assenza di una svolta con la legge di bilancio per il prossimo anno, continueranno a pagare un conto fiscale molto più salato di quanto si voglia ammettere. È urgente avviare un percorso credibile e strutturato di riduzione delle tasse, accompagnato da un contenimento della spesa corrente e da un rilancio degli investimenti pubblici. Non si può costruire crescita economica - ha concluso Longobardi - se il prelievo resta così elevato e se, parallelamente, vengono sacrificati i capitoli di bilancio più legati allo sviluppo».