Non c’è spazio per intervenire sul carico fiscale di famiglie e lavoratori. Cgil e Uil attaccano il Governo: «Incontro infruttuoso, non ci sono investimenti»
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Solo il taglio di due punti percentuali dell’Irpef per i redditi fino a 50mila euro. E nient’altro. In manovra non c’è altro spazio per intervenire sul carico fiscale e contributivo di famiglie e lavoratori. Tiene l’argine alzato dal Governo e difeso dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che ieri ha respinto le richieste avanzate dai sindacati. Centrato l’obiettivo del deficit al 3%, qualsiasi intervento vanificherebbe lo sforzo di uscire dalla procedura di infrazione, per debito in eccesso, per il mancato rispetto dei parametri di bilancio fissati dall'Unione europea. La linea del rigore sposata dall’esecutivo non consente deviazioni nella direzione chiesta dai sindacati. Ieri a Palazzo Chigi i segretari nazionali di Cgil, Cisl, Uil, Ugl e Confsal hanno incontrato i ministri dell’Economia, Giorgetti, del lavoro, Calderone, e della Pubblica amministrazione, Zangrillo.
Presenti il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Mantovano, ed il sottosegretario per le Politiche per il Sud, Sbarra. Le organizzazioni di categoria hanno chiesto e si sono visti rifiutare la detassazione degli ultimi aumenti contrattuali. Non ci sono risorse e quest’anno non si potrà fare. In più la questione contrattuale risulta chiusa con il piano pluriennale 2024-2026 che lo scorso anno ha avuto l’ok di Bruxelles che non prevede scostamenti e che non si può modificare. Il Governo potrebbe però concedere qualcosa sulla contrattazione di secondo livello. Si pensa ad uno sconto sulle detrazioni degli straordinari. Ma non se ne conosce la misura7. Il ministro Giorgetti ha invece confermato che si sta lavorando per recuperare 2 miliardi di euro per integrare il fondo sanitario nazionale. Altra questione che si è risolta con un nulla di fatto è la richiesta di sostenere la spesa energetica delle famiglie con il taglio delle bollette. I ministri hanno ascoltato ma non si sono espressi. Su questo tema, negli ultimi giorni, aveva preso posizione anche Confindustria esprimendo forte preoccupazione sul peso dei costi a carico delle imprese e delle ripercussioni sulla capacità finanziaria e competitiva del settore produttivo.
Per il leader della Cgil, Maurizio Landini «la manovra porta a sbattere il Paese». «Non ci sono investimenti - ha detto ai giornalisti al termine dell’incontro - e non si affrontano le emergenze. Abbiamo chiesto la restituzione del fiscal drag, i 2mila euro in più di fisco pagato in questi anni da lavoratori e pensionati a causa dell’inflazione. Abbiamo proposto di introdurre un contributo di solidarietà a 500mila persone con oltre 2 milioni di ricchezze da investire per salari, sanità e politiche industriali». Critiche sono arrivate anche dal segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri. I ministri, ha detto, «non hanno risposto alle nostre richieste su lavoro, fisco e pensioni, e alle priorità individuate con Confindustria in tema di salari, sostegno alla contrattazione, contrasto dei contratti pirata, riduzione dei costi dell’energia per famiglie e imprese». Di diverso avviso la segretaria nazionale della Cisl, Daniela Fumarola. «Sono arrivate risposte sulla sanità, tema sul quale insistiamo da tempo, e sul taglio dell’aliquota Irpef al 33% fino a 50mila euro. Abbiamo chiesto che la soglia venga innalzata a 60mila euro - ha detto la segretaria della Cisl - e potrebbero esserci margini». Lunedì a Palazzo Chigi sono attesi i vertici di Confindustria e delle maggiori associazioni datoriali. Martedì la manovra finanziaria sarà discussa in Consiglio dei ministri.