Duecento miliardi di dollari di investimento per la realizzazione di uno dei più grandi campus AI al mondo. Il progetto vedrà la luce nel 2026 nell’area ad alto sviluppo tecnologico ed industriale di Al Dhafra, 150 km a sud di Abu Dhabi. I lavori, iniziati da meno di un anno, procedono molto velocemente. L’infrastruttura è una delle factory delocalizzate del programma Stargate, il piano americano per lo sviluppo dei futuri modelli di intelligenza artificiale.

Il presidente Trump ha deciso di realizzare fuori dai confini nazionali alcuni di questi mega impianti. Nell’area del Golfo Persico ce ne saranno 3: negli Emirati Arabi, in Arabia Saudita e in Qatar. I tre Paesi hanno sottoscritto con gli Usa accordi per 1.000 miliardi di dollari, per investimenti tecnologici negli Stati Uniti, mentre Washington ne spenderà 500 nel Golfo. Il campus AI di Al Dhafra sorgerà su un’area di 26 chilometri quadrati e sarà in grado di coprire una capacità complessiva di calcolo pari a 5 gigawatt. Nella factory emiratina si lavorerà su ricerca e sviluppo avanzato nei settori delle tecnologie industriali e digitali, nella difesa, nelle energie rinnovabili e nella ricerca biotecnologica.

Il progetto Stargate targato Emirati

L’infrastruttura sarà realizzata dalla holding tecnologica emiratina G42 - sostenuta dal fondo sovrano nazionale Mubadala Investment Company - attraverso la sua partecipata Khazna Data Centers specializzata in impianti hyperscale e leader del settore in area MENA. Khazna ha, tra le altre, una joint venture con Eni in Italia per la costruzione del campus AI di Ferrera Erbognone, in Lombardia. La factory di Al Dhafra impiegherà processori Nvidia A100 ad alte prestazioni, quelli, per intenderci, vietati alla concorrenza cinese. Proprio nel Golfo si gioca di questi tempi la partita più importante della sfida sull’intelligenza artificiale tra Washington e Pechino. Gli Stati Uniti, sfruttando l’urgenza di innovazione manifestata da questi Paesi, hanno sottratto all’avversario orientale partner commerciali di primissimo piano. Per anni la Cina ha realizzato progetti infrastrutturali contribuendo alla modernizzazione del Paese. Dal 2018, però, la situazione è cambiata e gli Emirati hanno guardato con sempre maggiore interesse all’Occidente. 

   

La guerra dei chip

L’ultima missione di Trump in Medio Oriente e le sue visite ad Abu Dhabi, Riad e Doha hanno consentito la ripartenza degli acquisti di microprocessori Usa da parte dei Paesi del Golfo. Le vendite erano state bloccate la scorsa primavera dagli americani per “questioni di sicurezza nazionale”. È stata determinante la mediazione di Microsoft che nel progetto investirà 2,8 miliardi di dollari, oggi primo ed indiscusso partner tecnologico degli Emirati. Nell’accordo commerciale tra Washington e Abu Dhabi gli Stati Uniti, proprio attraverso Microsoft, si impegnano a trasferire 500.000 Gpu H100 Nvidia ad alte prestazioni: 100mila sono destinate a G42, le altre 400mila alle aziende americane che già operano nella monarchia del Golfo.

Una partnership con le maggiori aziende di settore

Per l’infrastruttura di rete del sito di Al Dhafra ci sarà Cisco Systems, mentre la holding giapponese SoftBank curerà la parte finanziaria. Infine, Arm Holdings, OpenAI e Oracle si occuperanno della parte operativa e della gestione tecnica dell’infrastruttura. Con OpenAI gli Emirati hanno chiuso un altro accordo: diventeranno il primo Paese al mondo a garantire un abbonamento completo al servizio ChatGpt Plus all’intera popolazione del Paese.