Lo Studio Quattro di Cosenza è stato il palcoscenico per la puntata di "Dentro la Notizia" di LaC, con il conduttore Pier Paolo Cambareri che ha messo in risalto la "grande esplosione" della Patata della Sila (QUI LA PUNTATA). Quello che un tempo era un "prodotto di eccellenza, di nicchia, eccellenza locale, oggi sta conquistando tutto il mercato italiano" grazie a un accordo strategico con la Grande Distribuzione.

«È possibile oggi acquistare la patata della Sila in Trentino, Alto Adige, Lazio, in Toscana, Lombardia, Piemonte, Calabria, Sicilia, in tutta Italia» – ha affermato Cambareri in apertura, sottolineando che il successo è la prova che «la Calabria è riuscita a imboccare, a seguire un percorso di impegno che ha messo insieme tante risorse, tante energie per la valorizzazione di un prodotto a beneficio dell'economia del territorio ma soprattutto dell'intera Calabria».

In studio, il direttore Franco Laratta ha confermato le aspettative della trasmissione: «Eravamo stati facili profeti qualche puntata fa nel dire che la patata della Sila stava seguendo un percorso che l'avrebbe fatta prima o poi esplodere».

Laratta ha immediatamente identificato la chiave di volta del successo «Ed è uno dei pochi casi in cui la cooperazione, il consorzio ha funzionato». Superando la tradizionale "allergia" calabrese ad unirsi, «questo consorzio ha fatto un miracolo perché ha messo insieme decine di piccoli produttori».

Il direttore ha evidenziato come l'eccellenza non sia solo naturale, ma sia stata supportata dall'uomo: «La cura, l'attenzione, l'amore con cui viene coltivato, e poi anche tutti quei tocchi di nuove tecnologie di modernità nella raccolta. Ad un certo punto il nostro prodotto è diventato un gioiello che la grande distribuzione ha intercettato e individuato, perché i clienti lo hanno valutato un'eccellenza». La linea è passata a Salvatore Bruno inviato a San Giovanni in Fiore dove si trova il luogo di smistamento delle patate. Ad attenderlo, il Direttore del Consorzio Albino Carli e il produttore storico Pietro Tarasi.

Albino Carli ha ripercorso il cammino quindicinale: «Un percorso che è iniziato veramente con grandi difficoltà sia logistiche che ovviamente di proposizione del prodotto perché la Sila era un territorio veramente conosciuto poco in Italia».

Carli ha posto l'accento sulla capacità di creare un modello virtuoso: «Qui c'è un'esperienza che può fare scuola di capacità di mettere insieme le sinergie di questo territorio ma anche di visione». Il frutto di questa visione è la partnership con la GDO: «Il primo accordo, che ormai è datato praticamente dieci anni, è stato quello con Conad che ha inserito la patata della Sila all'interno del suo private label più importante che è Sapori e Dintorni» ha rivelato Carli. A seguire, accordi con Aldi e Coop (marchio Fiorfiore), dimostrando la capacità del consorzio di «poter sedervi al tavolo con la grande distribuzione» e "dettare le regole" per garantire "il giusto rispetto" ai produttori.

Pietro Tarasi ha svelato i motivi dell'unicità sensoriale del prezioso tubero calabrese evidenziando il delicato momento del raccolto di ottobre che garantisce un prodotto più fresco e facilmente conservabile, da sempre "la provvista" per le famiglie calabresi. Da non sottovalutare le escursioni termiche estive che sull'altopiano presenta «escursioni anche importanti tipo venti gradi tra il giorno e la notte e questo conferisce sapidità al prodotto».

Il fattore della qualità non può prescindere dal “fattore luce”, la semina in luce crescente (maggio-giugno) e la raccolta in luce calante sfruttano "il periodo di luce maggiore di tutto l'anno", un fattore determinante. Il tutto sempre irrigato con acqua pura: «Acqua risorgente, acqua pura, acqua oligominerale. Il nostro prodotto rimane sul piatto, cioè viene richiamato perché ha il sapore che è particolare, cioè il consumatore ha la consapevolezza di mangiare un prodotto diverso, questo è importante» – ha sintetizzato Tarasi.

Tornando in studio, Cambareri, l'attenzione si è poi spostata sulla lungimiranza del Consorzio nel diversificare l'offerta. L’inviato del network Salvatore Bruno ha mostrato una "novità", la Patata dolce Americana, coltivata a Isola Capo Rizzuto da un'azienda consorziata. Il direttore Albino Carli ha spiegato che, pur essendo un rizoma diverso dal tubero, rappresenta un'opportunità strategica: «Il consorzio della patata della Sila oggi ha un gran vantaggio: ha un portafoglio di clienti ai quali per ottimizzarlo è necessario proporre delle nuove cose».

Il Consorzio ha incoraggiato questa coltivazione tropicale, arrivando a quasi 100 ettari. «Siamo forse l'unica struttura in Italia che oggi è organizzata non solo per la produzione ma anche soprattutto per lo stoccaggio e per la lavorazione di un prodotto che richiede macchinari e celle specifici. Il risultato è un mercato che ne assorbe sempre di più, non riusciamo a stare dietro alle richieste».

Infine, il tema dei cambiamenti climatici è stato affrontato come una minaccia e, al contempo, un'ulteriore sfida vinta grazie all'organizzazione. Il produttore Pietro Tarasi ha sottolineato la lungimiranza del Consorzio, che si è dotato di «una serie di assistenze e di monitoraggio proprio dei cambiamenti climatici attraverso una serie di strumentazioni».

L'investimento nella patata dolce, per esempio, è un modo per «affrontiamo anche quello che sarà un futuro di caldo».

 Laratta ha ripreso il filo storico e conclusivo: «Per secoli la patata della Sila ha salvato la montagna, ha tolto dalla fame migliaia, decine di migliaia di famiglie. La sfida del futuro è questo, l'innovazione, le nuove tecnologie applicate alla tradizione».

 Con le battute conclusive, Cambareri ha elogiato il consorzio: "Vedi perché fa scuola, loro già sono organizzati con la patata dolce americana e con un grande monitoraggio ai cambiamenti climatici per prevenire e salvaguardare questo livello standardizzato di qualità». Laratta ha concluso con «non è stato cambiato nulla della patata come qualità, anzi è cresciuta come prodotto, però le nuove tecnologie aiutano a monitorare, a scoprire, a studiare ad affrontare i rischi legati ai mutamenti climatici, quindi l'uomo ce la può fare se usa l'intelligenza nel rispetto della natura».

Un momento di televisione che, pur parlando di un prodotto troppo spesso relegato a considerazioni di cucina popolare, oggi ha suggellando il successo della Patata della Sila come emblema di una Calabria che sa fare sistema. Quello buono, quello produttivo, quello che veste con la cravatta.