Nel secondo trimestre dell’anno il Prodotto interno lordo è diminuito dello 0,1% rispetto al primo, mentre il carrello della spesa è aumentato del 3,5%. Lo dice l’Istat nel suo ultimo report. Nel semestre il Pil ha raggiunto quota +0,4% rispetto allo stesso periodo del 2024. L'inflazione rallenta, ma i generi alimentari, quelli per la cura della casa e della persona costano sempre di più. Mostrano una dinamica in accelerazione dell'inflazione che passa dal 3,2% al 3,5%. L'Istat registra inoltre che ad aumentare più a luglio sono anche i prezzi dei prodotti ad alta frequenza d'acquisto (da +2,3% a +2,4%).

Prezzi al rialzo per pasta, carne e verdure. Balzo in avanti per zucchero e caffè. Secondo l’Istituto di statistica la lieve flessione del Pil nel secondo trimestre del 2025 è dovuta a contributi nulli dei consumi delle famiglie e delle istituzioni sociali private e della spesa delle Amministrazioni pubbliche, a contributi positivi degli investimenti, +0,2%, con una crescita sul trimestre precedente dell'1%, Ha contribuito anche la variazione delle scorte, +0,4%, a fronte di un contributo negativo della domanda estera netta per 0,7 punti. Le importazioni sono aumentate dello 0,4% e le esportazioni sono diminuite dell'1,7%. Dal lato del valore aggiunto sono risultate in diminuzione sia l'agricoltura, la silvicoltura e la pesca dello 0,6% sia l'industria dello 0,3%. Il dato sui servizi si è mantenuto immutato.

Il costo di beni e servizi viene sostenuto a fatica dai consumatori costretti però ad acquistare i generi di prima necessità

L'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, registra una variazione del +0,1% su base mensile e del +1,6% su agosto 2024, in decelerazione rispetto al +1,7% di luglio. Un rallentamento dovuto principalmente alla dinamica dei prezzi energetici. Stando infatti ai dati preliminari dell'Istat, i beni energetici regolamentati sono passati da un aumento del 17,1% al 12,9%. I non regolamentati dal 5,2% al 5,9%. Hanno inciso poi, anche se in misura minore, i prezzi dei servizi relativi alle comunicazioni (da +0,5% a +0,2%). In accelerazione, invece, i prezzi degli alimentari non lavorati (da +5,1% a +5,6%) e lavorati (da +2,8% a +3,0%), quelli dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +2,7% a +2,9%) e dei servizi relativi ai trasporti (+3,3% a +3,5%). Secondo il Codacons l’ultima rilevazione dell’Istat conferma che il caro prezzi costerà alle famiglie tra 526 e 716 euro in più all’anno.

«I numeri diffusi dall’Istat confermano in pieno le nostre denunce – ha dichiarato il Codacons - circa il fenomeno del caro-vacanze: ad agosto – ha sottolineato l'associazione in una nota - a registrare i rincari più alti sono proprio le voci legate al turismo. I prezzi dei voli nazionali, ad esempio, crescono del 23,5% su anno, le tariffe dei traghetti del 7,8%, i listini dei pacchetti vacanza nazionali del 10,4%, case vacanza, b&b e altre strutture ricettive del 6%, quelle dei servizi ricreativi e sportivi (lidi, piscine, palestre) del 6,8%. Le brutte notizie per le famiglie però non sono finite: alla stangata estiva si aggiunge ora quella di settembre legata alla scuola, con i prezzi del materiale scolastico che aumentano in media del +4,8% su anno per quanto riguarda il materiale di cartoleria, e del +3,8% se si analizzano i listini dei libri scolastici».