La somma, già impegnata con la legge di bilancio 2025, dovrà essere riassegnata. Martedì nuovo vertice dei ministri a Palazzo Chigi mentre continua lo scontro durissimo tra maggioranza e opposizione sulla mega opera
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Non desta preoccupazione ma è un passaggio che deve essere fatto al più presto. E lo deve fare il Consiglio dei ministri: mettere in sicurezza i 3 miliardi di euro previsti dalla legge di bilancio 2025 per l’avvio dei cantieri in Calabria e in Sicilia. Sembra esclusa, al momento, l’ipotesi di una riproposizione del progetto alla Corte dei conti, a breve, per ottenere il parere di legittimità. Il Governo ha deciso di sposare la linea della cautela ed attendere le motivazioni con cui i giudici hanno bocciato la delibera del Cipess del 6 agosto scorso che approvava il progetto definitivo del Ponte. Per evitare che si perdano, le risorse già impegnate dovranno essere riassegnate. I ministeri dell’Economia e delle Infrastrutture stanno lavorando alla soluzione tecnica per superare l’inatteso impasse. Al momento non è chiaro se servirà un emendamento alla manovra o un altro tipo di provvedimento. Alessandro Morelli, sottosegretario con delega al Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica ha ribadito quanto dichiarato nei giorni scorsi dal ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini: «L’opera non è in discussione e si farà. L’avvio dei cantieri previsto a novembre slitterà almeno a febbraio». Proprio al Dipe spetta il compito più impegnativo: preparare il prospetto documentale complessivo degli atti necessari al Governo per fornire le risposte tecniche e giuridiche alle richieste di chiarimento avanzate dalla Corte dei conti. Ieri (come riportato da LaC News24) l’amministratore delegato della società Stretto di Messina, Pietro Ciucci, aveva ribadito che il progetto «rispetta tecnicamente tutte le normative italiane ed europee» che «non c’è stato un aumento dei costi superiore al 50%» e che «non è necessaria un’altra gara d’appalto».
La questione è al centro di un durissimo scontro politico tra maggioranza ed opposizione. La segretaria del Pd, Elly Schlein, e Angelo Bonelli (Avs) hanno chiesto anche oggi al Governo di fare un passo indietro. Il centrodestra però non demorde. «Aspettiamo tra 28 giorni le motivazioni della Corte dei Conti. Prenderemo atto e interverremo – ha detto il sottosegretario dell’Economia, Federico Freni, intervistato su Radio 24 - con tutti gli strumenti che l’ordinamento ci mette a disposizione. Ma una cosa è sicura: il Ponte è un’opera strategica per l’Italia e questo governo, quindi si farà».
Dopo Confindustria è intervenuta anche la presidente dell’Ance, Federica Brancaccio. «Il Ponte va fatto: è una questione di reputazione internazionale – ha detto la numero uno dei costruttori – è un impegno che il Paese ha preso davanti all’Europa e al mondo intero». L’amministratore delegato di Anas (strade e autostrade) Claudio Andrea Gemme definisce il progetto una «occasione di sviluppo di livello mondiale» per «un’opera esempio dell’eccellenza italiana». L’amministratore delegato di Rfi (Rete ferroviaria italiana) Aldo Isi, sottolinea come il Ponte sia un «tassello del corridoio europeo Scandinavia-Mediterraneo» un passaggio necessario per modernizzare i trasporti italiani. Oggi ha detto Isi «Sicilia e Calabria, per il treno, è come se fossero separate di 300 chilometri». Dopo le motivazioni della Corte dei conti ci sarà la risposta del Governo ai quesiti posti e alle richieste di chiarimento. I giudici potranno dare il visto di legittimità o procedere alla registrazione con riserva. In questo caso sarà il Parlamento ad avere l’ultima parola.



