Dopo la sospensione di un vigilante nei giorni scorsi, la tensione nell’area dell’ex centrale Enel a Corigliano Rossano torna a salire. Alcuni dipendenti hanno avviato nuove forme di protesta per denunciare quello che definiscono «un ulteriore grave colpo», ovvero la riduzione dell’orario di lavoro.

A intervenire è la capogruppo del M5S in Consiglio regionale, Elisa Scutellà, che parla di «diritti calpestati e futuro appeso a un filo», denunciando come «i lavori di demolizione delle ciminiere procedano a singhiozzo, tra incertezze e silenzi istituzionali».

Scutellà, ricordando la grande occasione mancata della riconversione, affonda la critica: «Brucia ancora l’occasione persa nell’estate 2023» – osserva – «quando Enel si aggiudicò un bando regionale da 14 milioni, finanziato dal PNRR, per trasformare il sito in una centrale per la produzione di idrogeno. Un progetto innovativo, condiviso da sindacati, politica e comunità, e che avrebbe potuto rappresentare una concreta opportunità occupazionale e industriale». Secondo la capogruppo, il cambio di rotta improvviso dell’azienda resta una ferita aperta: «Il dietrofront inspiegabile della holding, coinciso con il cambio dei vertici deciso dal Governo Meloni,» denuncia Scutellà, «ha lasciato amarezza e disillusione. E ciò che pesa ancora di più è il silenzio imbarazzante della Regione, che non ha pronunciato una sola parola per tutelare il futuro del territorio».

La parlamentare sottolinea anche l’importanza strategica del sito: «Parliamo di un’area fondamentale nel nuovo assetto costiero, un tassello decisivo per il progetto del lungomare unico: un’opera che può ridisegnare l’economia e l’urbanistica dell’intero litorale».

Infine l’appello: «È tempo di trovare una soluzione» afferma Scutellà, ribadendo che da parte sua ci sarà «il massimo impegno nel portare avanti ogni iniziativa utile a garantire i diritti dei lavoratori e restituire al territorio le prospettive di sviluppo che merita».