Quella dell’Università della Calabria è una storia che affonda le radici negli anni Settanta, ma che negli ultimi anni ha conosciuto una nuova, straordinaria accelerazione. Rettori di valore si sono succeduti, ciascuno lasciando un segno. Basti citare il primo, Beniamino Andreatta, trentino, economista stimatissimo e visionario, capace di dare un’anima all’Università della Calabria. Personalità di grande prestigio, divenne poi più volte ministro nei governi dell’epoca.

Tutto ebbe inizio nel 1972, quando insieme a Paolo Sylos Labini e ad altri studiosi bolognesi fu tra i fondatori, ad Arcavacata di Rende, di un modello di università con campus, sul modello anglosassone. L’obiettivo era chiaro: favorire la crescita sociale e culturale della Calabria e di tutto il Mezzogiorno. A Rende trovarono amministratori altrettanto visionari, come Francesco Principe prima e Sandro Principe poi, che compresero la straordinaria importanza di avere nel Nord della Calabria un’università altamente innovativa.

Andreatta fu anche il primo rettore dell’Unical, dal 1972 al 1974. Il 15 gennaio 2009, alla presenza del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, l’ateneo lo ha ricordato intitolandogli l’Aula Magna.

Tra i rettori più recenti, Nicola Leone, alla guida dell’ateneo per sei anni, ha saputo imprimere un ritmo e una visione da grande università europea. Sotto il suo rettorato, l’Unical è cresciuta in modo esponenziale: +26% di immatricolazioni, potenziamento del diritto allo studio, rilancio della residenzialità e dell’offerta formativa, scommessa sull’intelligenza artificiale e, soprattutto, la nascita della Facoltà di Medicina e Chirurgia, che ha riportato nel campus entusiasmo e orgoglio.

Emblematica la scena conclusiva del rettorato di Leone: la firma, presso la Regione Calabria, dell’accordo per il Policlinico universitario di Arcavacata, accanto al presidente Roberto Occhiuto e al sindaco di Rende Sandro Principe, anch’egli figura di visione e coraggio amministrativo. Per Leone quella firma è stata il coronamento di un sogno: unire formazione, ricerca e sanità in un unico modello di innovazione e servizio qualificato al territorio.

Politici illuminati come Giacomo Mancini e Riccardo Misasi hanno dimostrato che, quando la politica sa guardare al futuro liberandosi da incrostazioni e pregiudizi, la Calabria può esprimere il meglio di sé. Quando invece prevalgono divisioni e inadeguatezze, tutto si ferma e si ricade nel pantano dell’immobilismo.

Dopo Mancini e Misasi, la Calabria ha vissuto, salvo rare eccezioni, troppi fallimenti, figli di miopia politica e arretratezza culturale. Ma senza visione, non c’è futuro.

Con l’elezione del nuovo rettore, Gianluigi Greco, l’Università della Calabria apre ora una fase nuova, all’insegna della continuità ma anche dell’apertura a nuovi orizzonti. Allievo di Leone, scienziato giovane e stimato a livello internazionale, Greco porterà all’ateneo il suo stile sobrio, metodico e dialogante, ma anche determinato. Sarà una guida diversa, capace di proseguire e rafforzare quel percorso di crescita e internazionalizzazione che ha reso l’Unical un simbolo del Sud che funziona.

L’Università della Calabria non è più soltanto uno straordinario campus: è un modello di efficienza e di speranza per il Mezzogiorno, la prova che anche qui, dove spesso si dice “non si può fare”, le cose si possono fare. E si possono fare bene.