Cinema

Buon compleanno Mr. Lynch, l’uomo dei meravigliosi incubi

Il regista di Missoula ha compiuto 78 anni lo festeggiamo con cinque film. Esponente dell’avanguardia post-industriale esordì con Eraserhead, regalando al mondo Twin Peaks che l’8 aprile del 1990 cambiò per sempre la storia della tv

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di Alessia Principe
24 gennaio 2024
15:25

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Anche se tutto si sciogliesse, se il sogno scivolasse via dalle spalle, se la realtà – solida e rassicurante – tornasse a definire i contorni del mondo, non basterebbe allo spettatore per levarsi di dosso la gelatina di un incubo che ha un autore prediletto. David Lynch abita dalle parti degli angoli elettrici, dove prese di corrente sono pareidolici visi impauriti, porte da attraversare per entrare nel mondo del regista di Missoula, uomo spericolato e pericoloso perché maestro nel disseminare nell'inconscio di chi guarda le sue opere, perle di piombo di massa aliena.

L’autore ha compiuto da poco 78 autunni. La sua ultima apparizione come attore è stata per Spielberg che gli ha chiesto di vestire i panni di John Ford in The Fabelmans. Ruolo che Lynch ha accettato a patto di essere pagato con un pacchetto di patatine Cheetos. Che sia vero o no, la bizzarria della leggenda disegna alla perfezione l’autore che ama trasmettere brevi video in cui illustra le condizioni meteo di Los Angeles quotidianamente, rendendole forme d’arte contemporanea.

Le sue abitudini disegnano l’uomo: caffè in quantità industriale, sigarette, meditazione trascendentale, Francis Bacon, Federico Fellini. Il pranzo per sette anni sempre allo stesso Diner, il Bob’s Big Boy di Burbank di Los Angeles e sempre alla stessa ora: le due e mezzo del pomeriggio, che secondo i suoi calcoli era l’ora perfetta perché la macchina del milkshake si scaldasse a dovere. Maniacale, osservatore, eccentrico è perseguitato da ombre al seguito senza le quali forse sparirebbe in una di quelle fenditure in cui la realtà mostra l’inganno. Il regista dipinge il suo universo complesso senza sentire mai il bisogno di dare una spiegazione, il che non significa che non ce ne sia una. Semplicemente, a differenza di tutti gli altri registi non allunga un laccio da seguire, mettendo un piede via l'altro fino al termine della storia, per poi fare un nodino a indicare: qui finisce. 

L'ombra del male e una scatola blu

Per tutti questi motivi Lynch non è uomo da incontrare per diletto, sperando che la visione di un suo lavoro divenga materia di conoscenza scomponibile e spendibile nei salotti di chiacchiere. Lui non è per tutti così come non lo è il suo Elephant man, all'apparenza un film bonario, in realtà scudisciata a tradimento per lo spettatore incauto, in cui la malvagità umana si misura sull'ombra che essa proietta sul bene; non lo è soprattutto Eraserhead - in cui Twin Peaks è immerso fino al capo - un'opera che Lynch racconta come la sua migliore, figlia del periodo professionalmente più felice. Osannato dai fedelissimi (e a ragione, specie nel mitologico episodio 8) è l’ultima stagione di Twin Peaks (quella del 2017) che mostra il conto aperto con Mulholland Drive, in cui è una scatola blu (il colore del cinema lynchiano) la porta del mondo parallelo, dimensione naturale per un volto incipriato che si prende gioco del tempo in "Strade perdute". "Cuore selvaggio" è invece un valzer a due per Nicolas Cage e Laura Dern, e nell'84 prese la Palma d'oro dalle mani di Bertolucci, e prende il titolo da una famosa soap (genere-giungla dal quale il regista attinge in diverse occasioni). A perseguitare per anni Lynch è Laura Palmer, tanto che la riprenderà per mano in "Fuoco cammina con me", film che a Cannes fece infuriare Tarantino e considerato non tra i migliori della sua produzione.

Il gioco di Lynch

Il gioco sotterraneo di Lynch, tra simbolismi e totem, è un'esperimento di visione collettiva partecipata, ma sotto lo strato dei balocchi c'è il suo messaggio, il senso delle cose che sono giuste e sbagliate insieme, amalgama di buone e cattive intenzioni. Non ci sono doppelgänger, in verità, a muoversi tra le dimensioni, solo copioni diversi per marionette diverse mosse da un filo al cui capo c'è lui, Lynch, e come in Pasolini in "Che cosa sono le nuvole?" il burattinaio è a vista.

Per quelli non preparati a un viaggio in un corridoio stretto quanto quello dei sogni peggiori, con le pareti tappezzate di frammenti oscuri di Bacon e dei personaggi lenti e poi immobili di Hopper, l'ossigeno finisce presto, meglio fuggire subito e dimenticare la porta con i sicomori a contorno. Ci si rassegni: il male è dentro ognuno di noi, ci abita. Ed è inutile illudersi: nessuno potrà mai cambiare il suo destino neanche se qualcuno venisse a riprenderci da un futuro-passato per condurci per mano fuori dal bosco. (clicca Continua per leggere)

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Giornalista
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