Che sia un avvertimento o una minaccia, è arrivato il momento di una svolta che si aspetta da decenni. E la visione di Mario Draghi di uno Stato federale è oggi più attuale che mai
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Il monito di Trump, forse un avvertimento o una minaccia, rappresenta un’opportunità storica per l’Europa. È arrivato il momento di una svolta che si aspettava da decenni. Una svolta urgente e ineluttabile, dal momento che il mondo è entrato in ebollizione. Il Novecento è finito; gli equilibri nati dopo la seconda guerra mondiale sono ormai saltati. Nuovi attori protagonisti sono scesi in campo. Tutto è rapidamente cambiato.
Trump ha lanciato un messaggio netto e chiaro: «L’Europa cambi o la sua civiltà sarà cancellata». Che si condivida o meno, l’avvertimento-minaccia suona come l’ultima occasione per avviare uno storico cambiamento. Intanto i confini bruciano, i mercati sono stravolti, nuove alleanze si formano, mentre l’Europa è ferma nel suo immobilismo.
Le unanimità paralizzanti e gli eterni compromessi non sono più praticabili. È indispensabile adottare sistemi decisionali che permettano di agire più rapidamente su difesa, energia ed economia, politica estera e digitale. Senza questo, l’Europa rischia di scomparire, e con essa l’ultima grande democrazia del mondo: la patria dei diritti, delle libertà e della pace è a un bivio, il più difficile della sua storia. L’Europa è stata e continua a essere la più grande organizzazione di Stati al mondo che ha saputo porre fine a secoli di guerre e divisioni. Ma così com’è, non basta più. Il tempo delle decisioni è finalmente arrivato.
In questo scenario turbolento, viene da chiedersi: che fine hanno fatto le proposte di Mario Draghi? L’ex presidente del Consiglio italiano, uno dei più stimati economisti al mondo, aveva delineato un progetto ambizioso ma concreto: un’Europa unita, in grado di parlare con una sola voce, prima di tutto su economia, sicurezza e politica estera. Un’Europa che non può più limitarsi alla somma di Stati sovrani, ma che diventi davvero un soggetto globale.
Oggi la visione di Draghi è più attuale e indispensabile che mai, guarda a uno Stato federale europeo, capace di affrontare il grande caos globale. La democrazia senza regole certe e tempi rapidi di risposta rischia di non essere più in grado di dare risposte. L’Europa potrebbe rimanere l’unica grande democrazia al mondo, soprattutto ora che gli Stati Uniti sembrano avviarsi verso un’involuzione antidemocratica preoccupante.
Il mondo che si profila davanti all’Europa è caratterizzato da tensioni militari, accelerazione tecnologica fuori controllo, competizione economica feroce. La Cina consolida la sua influenza globale, l’India emerge come colosso economico, la Russia sfida gli equilibri europei e cerca di espandere sempre più la propria influenza militare. Gli Stati Uniti, uscendo dalle grandi alleanze del dopoguerra, spingono per alleanze selettive, mettendo in discussione il tradizionale ruolo dell’Europa. In questo contesto, un’Europa debole non è solo un rischio economico: è un rischio di sopravvivenza politica, civile e culturale.
La strada indicata da Draghi, lungimirante e concreta, resta più valida che mai. Se l’Europa vuole diventare protagonista in un mondo che si sta rapidamente scomponendo, deve scegliere ora: diventare gli Stati Uniti d’Europa, o rischiare di farsi travolgere dal vento impetuoso della storia, che potrebbe trasformarsi in un vero uragano.

