Un articolo del Washington Post agita la diplomazia: «Migranti irregolari verso il carcere per jihadisti», ma la portavoce della Casa Bianca liquida tutto come “fake news”. Intanto uno dei due connazionali sarebbe già tornato in Italia, mentre il secondo rischia l’espulsione
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Due italiani, nomi e storie ancora riservati, ma al centro di un allarme diplomatico che scuote anche Roma. Secondo fonti parlamentari, i due connazionali si trovavano negli Stati Uniti in condizione di irregolarità: uno di loro è già stato rimpatriato negli ultimi giorni, mentre il secondo rischia l’espulsione e un possibile trasferimento in una destinazione che evoca scenari cupi, Guantanamo.
Il rischio è legato a un piano dell’amministrazione Trump per la deportazione di circa 9.000 migranti irregolari, un numero imponente che ha fatto balzare in cima alle cronache la struttura di massima sicurezza a Cuba. L’ipotesi – filtrata dal Washington Post – è stata bollata come “fake news” dalla portavoce della Casa Bianca, ma la sua stessa circolazione ha acceso i riflettori sul destino dei due italiani.
A fare chiarezza è intervenuto il ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ha rassicurato i cittadini italiani: «Domani parlerò con il segretario di Stato americano Marco Rubio e chiariremo questa vicenda. Le nostre ambasciate e i nostri consolati sono già al lavoro: possiamo stare relativamente tranquilli».
Il primo dei due italiani irregolari è stato rimpatriato senza problemi, mentre il secondo, la cui posizione è ancora sotto esame, potrebbe tornare in Italia a breve. Tajani ha ricordato che «l’Italia ha già fatto sapere di essere pronta a riprendere i cittadini italiani irregolari, nel pieno rispetto dei loro diritti individuali e dell’assistenza consolare».
Dietro la rassicurazione diplomatica resta la prudenza, perché la vicenda tocca un nervo scoperto: la gestione dei migranti irregolari e i possibili abusi legati a Guantanamo, un carcere simbolo della guerra al terrore e delle polemiche internazionali.
Il caso dei due italiani, comunque, sembra destinato a chiudersi senza drammi: «Non ci saranno problemi, siamo in contatto con le autorità americane e tuteleremo i nostri connazionali», ha assicurato il ministro. Una sfida diplomatica che, per ora, sembra già vinta.