Ieri sera la comunicazione ufficiale dopo l’ultimatum del presidente americano: l’organizzazione disponibile ad avviare «senza indugi» un confronto sui dettagli del piano Usa
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Nella tarda serata di ieri, Hamas ha comunicato ufficialmente di essere pronta a liberare tutti gli ostaggi, rispettando così l’ultimatum imposto dal presidente statunitense Donald Trump la settimana scorsa. L’organizzazione ha dichiarato la propria disponibilità ad avviare «senza indugi» un confronto sui dettagli del piano americano, articolato in 20 punti.
Hamas ha inoltre fatto sapere di accettare l’idea di trasferire il controllo della Striscia di Gaza a un’autorità palestinese sostenuta da Paesi arabi e islamici. Restano però alcuni nodi irrisolti, già evidenziati nella proposta di Trump, che richiederanno ulteriori negoziati.
Da parte israeliana, l’ufficio del premier Benjamin Netanyahu ha confermato che lo Stato ebraico è pronto a implementare la prima fase del piano, con l’obiettivo di riportare a casa gli ostaggi e di porre fine al conflitto. «Israele continuerà a collaborare pienamente con il presidente Trump e con il suo staff – si legge nella nota – per chiudere la guerra secondo i principi israeliani, in linea con la visione del presidente».
Israele si sta allineando alla dichiarazione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump e da stamattina gli attacchi dell'Idf in tutta la Striscia di Gaza sono stati sospesi. È quanto risulta alla testata israeliana N12. L'Idf, scrive N12, si stanno ora concentrando esclusivamente sulle operazioni difensive per le forze schierate nell'area. Gaza City rimane sotto assedio e le forze non si stanno ritirando, ma rimangono sulle stesse linee raggiunte finora. Fino alle prime ore del mattino, l'Aeronautica Militare stava ancora attaccando in tutta la Striscia, ma nelle ultime ore la direttiva del vertice politico è di difendersi e di attaccare solo nei casi in cui venga identificata una minaccia per le forze.
Trump, in un videomessaggio diffuso sulla piattaforma Truth, ha salutato con entusiasmo l’annuncio di Hamas, definendolo «un grande giorno, un giorno speciale, forse senza precedenti». Parole accolte positivamente anche dai familiari degli ostaggi israeliani, che hanno ringraziato il presidente americano parlando di «una prova di coraggio e leadership».
Tuttavia, la dichiarazione di Hamas non affronta due aspetti centrali della proposta: il disarmo del movimento e l’eventuale dispiegamento di una forza internazionale nella Striscia. L’organizzazione si è limitata a confermare l’impegno a liberare «tutti gli ostaggi israeliani, vivi o deceduti, secondo il meccanismo di scambio indicato nel documento di Trump», specificando però che ciò potrà avvenire «solo se le condizioni sul terreno lo permetteranno».
Nella parte finale del comunicato, Hamas sottolinea che le questioni più ampie relative al futuro della Striscia e ai diritti del popolo palestinese dovranno essere affrontate in un contesto nazionale condiviso, in cui il movimento intende avere un ruolo attivo e responsabile. Una posizione che difficilmente troverà spazio nei piani di Netanyahu e, con tutta probabilità, neppure in quelli dell’amministrazione Trump, che sembrano orientati verso una diversa gestione postbellica dell’enclave.
«Hamas riconosce e apprezza gli sforzi arabi, islamici e internazionali, così come l’impegno del presidente Trump – si legge ancora nella nota – per fermare la guerra, garantire uno scambio di prigionieri, favorire l’ingresso immediato degli aiuti umanitari, rifiutare l’occupazione della Striscia e impedire lo sfollamento del nostro popolo».
Il presidente americano aveva dato a Hamas tempo fino a domenica sera per dare una risposta positiva, minacciando in caso contrario di autorizzare Israele a colpire duramente tutte le fazioni armate a Gaza. Da Gerusalemme, intanto, non sono arrivati commenti ufficiali, mentre la stampa israeliana ha descritto la posizione di Hamas come evasiva e poco concreta.