Guerra in Medio Oriente

Continua a salire il numero dei morti a Gaza: quasi 10mila vittime mentre la leadership di Hamas resta fuori dalla Striscia

L’America scalpita per un cessate il fuoco ma viene ignorata dal presidente israeliano. Mentre il conflitto continua, il numero degli ostaggi si conferma a 240

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di Giusy Criscuolo
6 novembre 2023
15:27

Gli scontri imperversano nella Striscia di Gaza e l’Idf sembra non avere intenzione di fermare l’offensiva nei confronti di Hamas. L’America scalpita per un cessate il fuoco, ma viene prontamente ignorata dal presidente israeliano e nel mentre il numero degli ostaggi si conferma a 240. Ad aumentare in modo esponenziale ed eccessivo anche il numero dei civili uccisi nella Striscia che arriva a quasi 10mila di cui 3900 sarebbero bambini. Vero è che pensare di eliminare Hamas con un rastrellamento continuo e a tappeto quasi sicuramente non sortirà l’effetto desiderato. Questo perché la testa dell’Idra oltre ad essere ben protetta, si trova da tutt’altra parte. Inoltre l’Organizzazione si è oramai ben radicata nella società, essendosi sostituita ad uno “Stato” vero e proprio. Uno Stato che se riconosciuto, probabilmente non avrebbe portato a tutto questo.

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Era ovvio che certi vuoti, se non colmati, sarebbero stati occupati da chi ha saputo imporsi, dando quelle “false” certezze che servivano ad un popolo che necessitava e necessita di sentirsi rappresentato, di avere un’identità (un po’ come accadeva nel passato con la ‘ndrangheta o le varie mafie in quelle regioni definite “disagiate”).


Questo non giustifica affatto l’Organizzazione terroristica di Hamas che, soprattutto negli ultimi anni ha tramato affinché la stabilizzazione in atto tra Israele e, in modo più allargato, tra Occidente e Mondo Arabo e Islamico venisse meno. Hamas e l’Iran sapevano bene che con l’attentato ordito il 7 ottobre scorso, che ha visto la morte di 1400 civili tra israeliani e civili stranieri, Israele e Netanyahu nello specifico non sarebbero stati magnanimi nella risposta, ottenendo de facto la famosa rottura degli equilibri creati con la stabilizzazione dei rapporti voluti con gli Accordi di Abramo l’11 settembre 2020.

La scorsa settimana difatti, il primo firmatario degli accordi di pace, il Bahrain, ha ritirato il suo ambasciatore da Israele, così come avvenuto qualche settimana prima con l’ambasciatore israeliano rientrato da Manama. Questo, per ora, non significa la rottura degli Accordi, ma di sicuro paventa un raffreddamento dei rapporti, anche perché tra i due paesi sono stati cancellati i voli economici per un tempo non definito.

Hamas guarda in streaming la guerra e incita al Jihad terreno

Mentre Gaza brucia e la Cisgiordania subisce le ritorsioni causate dalla folle politica di Hamas, ma anche da un mal gestito odio da parte dei coloni, che in questo momento si sento liberi di dare sfogo alla loro natura primitiva, gli alti dirigenti dell’Organizzazione terroristica con i loro “bilioni” e non milioni, siedono comodamente nelle loro stanze a 5 stelle tra Iran, Qatar, Libano e Turchia dando disposizioni precise. Incitando al Jihad e all’odio.

L'Idf, nella giornata di oggi, ha rivelato che gli alti dirigenti di Hamas, che gestiscono il terrorismo sarebbero oramai ben lontani e muoverebbero le fila del gioco dai paesi su citati e questo “Per servire un unico scopo: il terrorismo”, si legge nella dichiarazione.

La leadership di Hamas avrebbe di fatto una serie di istituzioni ufficiali (così come sentiamo ormai nelle dichiarazioni rilasciate da Gaza che parlano del “Ministero della Salute di Hamas”) controllate da tutti i massimi funzionari dell'organizzazione, e che sono costituite da rappresentanti delle tre regioni del movimento: Striscia di Gaza, Giudea e Samaria, senza dimenticare le enclavi esterne. A questi soggetti, sono da unirsi anche i rappresentanti della leadership di Hamas nelle carceri israeliane. Con tanto di nomi e cognomi come il capo della leadership di Hamas, Khaled Mashal e il suo vice Musa Abu Marzouk, senza dimenticare gli alti funzionari che vivono fuori Gaza come il presidente di Hamas Ismail Haniya e il vice di Yahya Sinuar o Khalil Elahia, così come Saleh Al-Aruri, ancora oggi capo della leadership della Cisgiordania e che opera dal Libano.

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Le informazioni fornite dall'intelligence indicano che Hamas, attivando la leadership straniera, svolge attività terroristiche nei paesi musulmani e nelle comunità musulmane in Occidente. Le quattro arene principali sarebbero di fatto l’antica Fenicia, l’antica Persia, l’Anatolia e il moderno Qatar. Non meno di un quarto dei membri dell'ufficio politico di Hamas nella Striscia di Gaza risiede in questi quattro paesi e da lì, lontano dalle zone di battaglia, tira le fila dell'organizzazione terroristica.

Nella dichiarazione si legge: «La leadership straniera è pericolosa, anche perché i suoi rappresentanti sono membri dei vertici dell'organizzazione terroristica e hanno una grande influenza su di essa. Una delle istituzioni centrali è il Consiglio Generale della Shura - che comanda su tutta la gerarchia - del forum di Hamas. Si è così creata una situazione in cui gli alti funzionari che operano da diversi paesi e sono membri della Shura, influenzano direttamente le questioni più critiche divenendo il "carburante" dell'organizzazione terroristica.

Essi assumono un ruolo significativo nell'approvazione della politica strategica di Hamas e nelle decisioni dei movimenti interni come regolamenti, budget e nomine. Con l'aiuto di molti assistenti e potendo contare su un asset finanziario e commerciale nei vari paesi, la leadership straniera non fornisce all'organizzazione solo una piattaforma per l'attività logistica, ma crea i presupposti per costruire una pericolosa rete di relazioni internazionali. In questo contesto, il Consiglio porta avanti anche battaglie di coscienza nelle reti e nei media e crea una base ideologica per attuare brutali atti di terrorismo», spiega l'Idf.

Giornalista
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