La politica italiana riesce sempre a superare la fantasia. E, in tempi di deepfake e intelligenze artificiali, bastano due occhiali, un sorriso e uno smartphone per scatenare un caso nazionale. Protagonista, questa volta, è Fabio Romito, consigliere regionale della Lega in Puglia e candidato alle prossime elezioni regionali, che ha pensato di scherzare sulla somiglianza tra un suo amico e il giornalista d’inchiesta Sigfrido Ranucci, storico conduttore di Report.

Il post, pubblicato sui suoi profili social, mostra Romito accanto a un uomo identico a Ranucci, con tanto di didascalia ironica: «Anche Sigfrido Ranucci (a cui va la mia solidarietà) vota per noi». Subito sotto, la spiegazione: «In realtà è il mio amico Pino di Corato, che gli assomiglia assai».

Il “finto Ranucci” è infatti Giuseppe Anselmi, conosciuto nella zona come Pino di Corato, un personaggio popolare nel Barese, molto attivo nella comunità locale e amico di lunga data del politico leghista. Lo scatto è stato realizzato in un clima di leggerezza, durante una pausa di campagna elettorale, ma in poche ore si è trasformato in una miccia accesa.

Sui social la reazione è stata immediata. Tra chi ha sorriso e chi ha storto il naso, il post è diventato virale, scatenando un’ondata di commenti. Molti utenti hanno trovato l’iniziativa di cattivo gusto, considerando il momento delicato che Ranucci sta vivendo, dopo settimane di attacchi e denunce per il lavoro giornalistico svolto a Report. «Era proprio necessario, dopo tutto quello che è successo a Ranucci, fare questa uscita?», scrive un utente. «Un conto è scherzare, un altro è cavalcare la somiglianza per farsi pubblicità politica», aggiunge un altro.

Altri, invece, hanno letto la vicenda con ironia. C’è chi parla di «goliardata elettorale», chi paragona la trovata a uno sketch comico e chi sottolinea come “almeno questo Ranucci vota, quello vero indaga”. Ma il dibattito, nel frattempo, si è allargato oltre i confini pugliesi, alimentato dalla velocità con cui le immagini diventano simboli, meme e strumenti di propaganda.

Romito ha provato a smorzare i toni, spiegando che l’intento era “chiaramente ironico e dichiarato come tale”. «Ho scritto io stesso che si tratta del mio amico Pino – ha commentato – e ho espresso solidarietà al vero Ranucci. Mi spiace se qualcuno non ha colto lo spirito del post». Ma le precisazioni non sono bastate: nel mondo ipersensibile dei social, dove ogni parola diventa titolo, la leggerezza rischia di essere scambiata per cinismo.

La vicenda ha riaperto anche il dibattito sull’uso dell’immagine e sulla responsabilità dei politici nella comunicazione digitale. “Oggi basta un post per costruire o distruggere una reputazione”, osserva un esperto di comunicazione politica. “In campagna elettorale, i toni si esasperano, ma il confine tra ironia e disinformazione è sempre più sottile”.

In molti hanno sottolineato come il caso Romito-Ranucci sia il simbolo perfetto del tempo in cui viviamo: la realtà che si confonde con la caricatura, la politica che si trasforma in intrattenimento, e i social che amplificano ogni gesto oltre le intenzioni. Un tempo bastava una battuta da bar, oggi basta un post per far scoppiare un putiferio.

Nel frattempo, la foto continua a circolare con migliaia di condivisioni. Alcuni ne fanno meme, altri la usano come spunto per commenti sarcastici sulla comunicazione della Lega. Persino alcuni simpatizzanti del partito invitano alla prudenza: “Siamo in un momento in cui serve rispetto per chi fa informazione, non serve confondere le acque”, scrive un militante.

Il diretto interessato, Sigfrido Ranucci, non ha commentato ufficialmente. Ma chi lo conosce racconta che abbia sorriso amaramente della vicenda, preferendo il silenzio. «Ha altro a cui pensare – dice un collega Rai –. Ma non credo che gli abbia fatto piacere vedere il suo nome usato per fare ironia politica».

La realtà, ancora una volta, ha superato la fantasia. In un’epoca in cui l’intelligenza artificiale può ricreare voci e volti, stavolta è bastato un sosia vero per trasformare una foto in un caso mediatico. Il resto, come sempre, l’ha fatto la rete: capace di ridere e indignarsi nello stesso post.