Guerra in Medio Oriente

Mezzi blindati entrano nella Striscia: prima operazione terrestre di Israele nella zona nord di Gaza

L’incursione sarebbe una preparazione per le prossime fasi dei combattimenti. A Bruxelles i leaders Ue chiederanno corridoi umanitari. L’Onu: «Nessun luogo è sicuro a Gaza. Gli avvisi di evacuazione non fanno alcuna differenza»

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di Redazione
26 ottobre 2023
13:17
Prima operazione di terra dell’esercito israeliano nel nord di Gaza (Foto: Idf)
Prima operazione di terra dell’esercito israeliano nel nord di Gaza (Foto: Idf)

Nella notte tra ieri e oggi (26), l’esercito israeliano ha condotto le prime operazioni di terra nel nord di Gaza, con forze di fanteria, tank e altri mezzi blindati: lo ha riportato il portavoce militare Daniel Hagari. 

L'incursione si sarebbe svolta nell’ambito dei preparativi per le prossime fasi dei combattimenti. I soldati sono poi usciti dall'area alla fine dell'attività. Durante l'azione, le forze di difesa israeliane avrebbero «localizzato e colpito numerosi terroristi, infrastrutture terroristiche e postazioni di lancio di missili anticarro, e hanno operato per preparare il campo di battaglia», lo ha fatto sapere il portavoce militare.


Il raid è il primo del genere dall'avvio delle ostilità. In precedenza, altri talk e soldati erano entrati con l'obiettivo di localizzare ostaggi, corpi di israeliani uccisi durante l'attacco dello scorso 7 ottobre, acquisire informazioni ed eliminare sacche di resistenza sul bordo della Striscia, e poi rientrati nel territorio israeliano.

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Nelle ultime 24 ore, sarebbero stati più di 250 gli obiettivi di Hamas colpiti da Israele, ha aggiunto il portavoce. La marina israeliana, inoltre, ha colpito aree adiacenti a una moschea e a un asilo nido a Khan Younis, presumibilmente con l’obiettivo di distruggere una postazione di lancio di missili di superficie, «un'ulteriore prova che Hamas usa deliberatamente luoghi civili a fini terroristici», ha giustificato Hagari. Secondo le IDF, sono stati centrati infrastrutture, centri operativi di comando, imbocchi di tunnel e postazioni di lancio dei razzi nel cuore di aree civili.

«Nessun luogo è sicuro»

Un comunicato dell’Onu ha allertato che «nessun luogo è sicuro a Gaza» attualmente, dovuto ai costanti bombardamenti israeliani anche nel sud della Striscia. Secondo una nota stampa firmata dalla coordinatrice degli Affari umanitari dell'Onu per i territori palestinesi, Lynn Hastings, gli avvisi anticipati emessi dall'esercito israeliano alle popolazioni affinché evacuino le aree che intende prendere di mira «non fanno alcuna differenza».

L’esercito di Israele ha diffuso il contenuto di una presunta telefonata tra un suo ufficiale dell'intelligence e un residente della Striscia di Gaza nella quale quest’ultimo afferma che Hamas avrebbe piantato dei posti di blocco per non far andare al sud la popolazione. Più di un milione di palestinesi, metà della popolazione della Striscia di Gaza, sono già sfollati nel sud, nel mezzo di continui bombardamenti e una crisi umanitaria senza precedenti.

A Bruxelles, il Consiglio europeo, di cui partecipano i capi di Stato e di Governo dell'Ue, tra cui la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, avrà come ordine del giorno la crisi a Gaza, tra altri. È stato annunciato che i partecipanti probabilmente chiederanno che si stabiliscano corridoi e pause umanitarie per permettere l'accesso di aiuti alla popolazione civile a Gaza. Le conclusioni sono ancora in fase di formulazione. La premier italiana dovrà ribadire anche la condanna di Hamas, la richiesta di un immediato rilascio degli ostaggi e la necessità di riprendere al più presto l'iniziativa politica per una soluzione di due popoli e due Stati.

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Ostaggi già sono 224

È salito a 224 il numero degli ostaggi israeliani in mano di Hamas a Gaza. Secondo fonti israeliane e straniere citate da Haaretz, il rilascio di un significativo numero di ostaggi potrebbe avvenire in pochi giorni. Una di queste fonti ha aggiunto che le due parti sperano di definire l'accordo “in due giorni”, forse anche meno in base all'andamento dei negoziati.

Una fonte al corrente delle discussioni ha aggiunto che Israele vuole chiudere la negoziazione al più presto, nel timore che il rimanere coinvolti in una guerra all'interno della Striscia ostacolerebbe la possibilità di rilascio degli ostaggi in una fase successiva.

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