La vicenda che da settimane agita il mondo del Grande Fratello e di Mediaset compie un salto di livello. Alfonso Signorini è stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Milano con le ipotesi di reato di violenza sessuale ed estorsione. Non si tratta più soltanto di accuse rilanciate in tv e sui social da Fabrizio Corona, ma di un fascicolo formale, aperto dopo la denuncia depositata il 24 dicembre dall’ex concorrente del reality, Antonio Medugno.

L’esposto è finito sul tavolo della pm Letizia Mannella, alla guida del Quinto Dipartimento che si occupa della tutela delle fasce deboli, e ha portato all’iscrizione di Signorini quale indagato per i reati indicati dal denunciante. Un passaggio definito “atto dovuto” sul piano procedurale, ma che segna comunque una linea di confine netta: da questo momento ogni dichiarazione, ogni ricostruzione e ogni dettaglio dovranno essere verificati dentro un perimetro preciso, quello dell’indagine penale.

Medugno, assistito dagli avvocati Cristina Morrone e Giuseppe Pipicella, ha chiesto alla magistratura di procedere ipotizzando violenza sessuale ed estorsione. Nel mirino ci sarebbe, ancora una volta, quel presunto “sistema Signorini” evocato in queste settimane da Fabrizio Corona nel suo format Falsissimo: un meccanismo di scambi e pressioni che, secondo l’ex paparazzo, avrebbe riguardato alcuni aspiranti concorrenti e partecipanti alla Casa più spiata d’Italia. È su questo terreno scivoloso, dove si incrociano ambizioni personali, rapporti di potere e confini sempre più labili tra vita privata e carriera televisiva, che l’inchiesta dovrà ora tentare di fare ordine.

A rendere ancora più intricata la vicenda c’è il fatto che la pm Mannella, insieme al collega Alessandro Gobbis, coordina anche un secondo fascicolo, quello che vede Fabrizio Corona indagato per revenge porn. È stato infatti Signorini a denunciare l’ex re dei paparazzi per la diffusione di immagini e contenuti sessualmente espliciti durante le puntate di Falsissimo. Da lì sono scattate le perquisizioni nell’abitazione milanese di Corona, nella sede della società Velvet Cut srl che produce il format e negli studi di Cologno Monzese, con il sequestro di foto, video e chat che ora rappresentano uno degli archivi sensibili al vaglio degli inquirenti.

Proprio questo materiale, secondo quanto trapela, avrebbe convinto Medugno a farsi avanti e a raccontare la sua versione dei fatti. L’ex gieffino ha deciso di mettere nero su bianco ciò che sostiene di aver vissuto, consegnandolo alla Procura. Il contenuto puntuale della denuncia non è ancora pubblico, ma le ipotesi di reato iscritte – violenza sessuale ed estorsione – raccontano da sole il peso delle accuse. L’indagine è alle prime battute: serviranno audizioni, confronti, riscontri incrociati, verifiche tecniche sui dispositivi sequestrati, per capire quanto delle ricostruzioni circolate finora potrà reggere di fronte a un giudice.

All’orizzonte, intanto, si affaccia la possibilità di un fronte accusatorio più ampio. Gianluca Costantino, anche lui ex concorrente del Grande Fratello, sta valutando di presentare una querela analoga, assistito dall’avvocato Leonardo D’Erasmo. La decisione definitiva non è ancora stata annunciata, ma il solo fatto che se ne discuta segnala un clima in rapida evoluzione: il caso Signorini rischia di trasformarsi da scontro mediatico tra il conduttore e Corona in un procedimento corale, in cui potrebbero emergere altre testimonianze e altri racconti, tutti da verificare.

Sul fronte opposto, quello della difesa, il messaggio che arriva è improntato alla calma e alla collaborazione con la magistratura. L’avvocato Domenico Aiello, legale di Signorini, ha raccontato di aver parlato a lungo con il suo assistito, descrivendolo come “assolutamente tranquillo” e incapace, per indole, di usare violenza “nemmeno contro una zanzara d’estate”. Una formula che punta a restituire l’immagine di un professionista estraneo alle condotte che gli vengono addebitate e disposto a chiarire ogni addebito sedi opportune. La linea difensiva è chiara: massima disponibilità verso la Procura, fiducia nel lavoro dei pm e rigetto netto delle accuse di Medugno e delle narrazioni di Corona.

In questo quadro delicato si inserisce anche la scelta, annunciata dai suoi legali, di autosospendersi dalle attività Mediaset. Signorini ha comunicato all’azienda di voler fare un passo indietro, almeno per il momento, rispetto agli impegni televisivi. Una decisione che molti hanno letto come un tentativo di non trascinare immediatamente nel tritacarne mediatico la rete per cui lavora da anni e che, allo stesso tempo, sottolinea quanto la vicenda non sia più solo un botta e risposta tra volti noti, ma un caso che investe la reputazione di un’intera filiera televisiva.

Resta centrale, infatti, il ruolo di Fabrizio Corona. Da un lato è l’accusato nel fascicolo per revenge porn, dall’altro si propone come il grande accusatore del presunto “sistema” legato al Grande Fratello. È lui che, puntata dopo puntata, ha rilanciato chat, allusioni, racconti di terzi, ricostruzioni più o meno dettagliate di incontri, telefonate, messaggi. La sua narrazione ha contribuito a scoperchiare il vaso, portando alla luce un sottobosco di relazioni, promesse, presunti scambi. Ma ciò che funziona in termini di audience non necessariamente funziona in Procura: spetterà ai magistrati capire quanto di quel racconto sia suffragato da prove, testimonianze verificabili, riscontri oggettivi.

Il caso Signorini tocca una nervatura sensibile del sistema televisivo: quella del rapporto di forza tra chi ha il potere di scegliere i volti da mandare in onda e chi, per costruire una carriera, è disposto a sopportare pressioni, silenzi, zone d’ombra. È un equilibrio sempre precario, in cui il confine tra consenso e ricatto, tra proposta e abuso, tra occasione e sfruttamento può diventare sfumato. Le norme penali, però, non conoscono ambiguità: se verranno accertati comportamenti di natura violenta o estorsiva, le responsabilità saranno personali e precise; se invece le accuse dovessero cadere, resterà il segno di una vicenda che avrà comunque lasciato cicatrici nella reputazione di tutti gli attori coinvolti.

Per ora, l’unica certezza è quella della fase: siamo all’inizio di un percorso giudiziario, non alla fine. Il fascicolo a carico di Signorini è appena stato aperto, quello su Corona per revenge porn è in corso, eventuali nuove querele potrebbero aggiungere altri tasselli. In questo scenario, la differenza la farà la capacità – di chi racconta e di chi commenta – di separare i fatti accertati dalle suggestioni, le carte giudiziarie dai copioni pensati per tenere alta l’attenzione.

Le prossime settimane diranno se dalle aule milanesi uscirà la fotografia di un “sistema” realmente esistito o il ritratto di una guerra di narrazioni destinata a sgonfiarsi sotto il peso della prova. In mezzo ci sono persone, carriere, reputazioni, equilibri televisivi e industriali. E c’è un nome, quello di Alfonso Signorini, che per la prima volta non compare solo nei titoli dei programmi, ma in cima a un fascicolo di Procura.