Da Stilo a Umbriatico passando per Pizzo, Polsi e Papasidero, sono tanti i luoghi di culto immersi nella natura e circondati dal verde. Ecco alcune delle chiese mete di pellegrinaggio per migliaia di fedeli e navigatori
Culto e natura in Calabria: un viaggio tra spiritualità e devozione
Culto e natura in Calabria: un viaggio tra spiritualità e devozione
Culto e natura in Calabria: un viaggio tra spiritualità e devozione
Culto e natura in Calabria: un viaggio tra spiritualità e devozione
Culto e natura in Calabria: un viaggio tra spiritualità e devozione
Culto e natura in Calabria: un viaggio tra spiritualità e devozione
Nei pressi di Papasidero, in provincia di Cosenza, è custodito il Santuario della Madonna di Costantinopoli, in uno scenario naturale di grande fascino e bellezza tra le rocce e lo scorrere del Fiume Lao. La chiesa, risalente al XVII secolo, è stata costruita su una parete rocciosa che le fa da schermo protettivo ed è raggiungibile percorrendo un sentiero di gradoni lastricati in pietra, a cui segue un ponte ad arco – che collega le sponde del fiume – costruito nel 1904 su uno preesistente medievale, detto la Rognosa. Proprio questo termine, rimanda alla precedente struttura del santuario che, secondo le testimonianze, fu utilizzata come lazzaretto durante l’epidemia del 1656. Questo evento indusse i Papasideresi a conferire alla Vergine di Costantinopoli il patronato cittadino al posto di San Rocco, in un periodo in cui questa figura si era molto affermata nel Sud Italia, flagellato dalle pestilenze. L’attuale struttura ha una pianta a T con tre navate e presenta sul lato destro un tozzo campanile, dietro il quale si conservano i resti di un antico affresco. Al suo interno sono custodite le statue della Madonna, di S. Emidio e un affresco, risalente alla metà del XII secolo, ricco di evocazioni della religiosità bizantina associate al filone iconografico della pittura controriformista meridionale. Questo santuario è meta ogni anno di pellegrinaggio da parte di devoti calabresi e lucani e, navigando il fiume, è ammirabile anche da un’affascinante prospettiva tra la vegetazione.
Fuori dal centro abitato di Squillace, in provincia di Catanzaro, in una posizione raccolta e solitaria, si trova il Santuario della Madonna del Ponte (o del Latte), un antico edificio religioso immerso nella vegetazione, dove è possibile anche udire lo scorrere del Fiume Alessi. Il posto, frequentato da numerosi fedeli in occasione delle messe o di particolari festività, ospitava, in epoca medievale un cenobio di origine basiliana. Secondo la leggenda, il santuario fu costruito in ricordo di una giovane liberata dal demonio dopo aver visto, su un antico muro, l’affresco della Vergine nell’atto di allattare il Bambino, una tipica iconografia bizantina, visibile ancora oggi all’interno della chiesa. Ad ogni modo, si attesta che nel 1724 la chiesa era già in funzione e che nel 1978 fu elevata a santuario. Al suo interno, si conserva, inoltre, un affresco della Crocifissione, datato 1725, e una statua della Madonna del Ponte, risalente al 1800. Sulla facciata, invece, è possibile ammirare il portale tufaceo settecentesco e una lapide in marmo che ricorda la visita, nel 1920, del Cardinale Roncalli, divenuto poi papa come Giovanni XXIII. Un luogo dove respirare un’atmosfera di pace e beatitudine e dedicarsi a un momento di meditazione, cullati dai suoni della natura.
Appena fuori dal centro storico di Pizzo, in provincia di Vibo Valentia, si trova la Chiesetta di Piedigrotta, un luogo di culto interamente scavato nella roccia a due passi dalla spiaggia e dal mare, al cui interno sono presenti diverse combinazioni scultoree. Il luogo è un misto di storia locale e leggenda, che ogni anno attira un gran numero di visitatori, regalando un’esperienza unica nel suo genere. La leggenda narra che intorno alla metà del ‘600, durante una terribile tempesta, l’equipaggio di un veliero si raccolse in preghiera intorno all’effigie della Madonna di Piedigrotta, facendo il voto che qualora si fossero salvati, avrebbero eretto una cappella a lei dedicata. La nave affondò e i marinai raggiunsero la riva a nuoto insieme al quadro della Madonna, mantenendo la promessa fatta. Attualmente, non esistono documenti che confermino questa storia. Ad ingrandire la cappella fu Angelo Barone, un artista locale che, intorno al 1880, realizzò le due grotte laterali e scolpì le statue rappresentanti la vita di Gesù e dei Santi. Dopo la sua morte, subentrò il figlio Alfoso, che per quarant’anni si dedicò al completamento della chiesa, aggiungendo capitelli con angeli, gruppi di statue, bassorilievi con scene sacre e affreschi. Oggi al visitatore si presenta uno spettacolo senza eguali, dove all’ora del tramonto i raggi del sole penetrano nella profondità della grotta regalando un’emozionante cornice. La chiesa è raggiungibile percorrendo una scalinata che dalla strada porta alla spiaggia, dove ammirare allo stesso tempo il bellissimo panorama sul mare.
Nel bellissimo borgo di Umbriatico, in provincia di Crotone, è custodita una chiesa ipogea, un’antica “Cripta” sottostante la Cattedrale di San Donato, che la tradizione ha, nel tempo, associato a un tempio greco pagano per via della sua impostazione architettonica: pianta rettangolare, con tre navate delimitate da due file di colonne (dodici in totale), diverse l’una dall’altra, sulle quali poggiano 18 arcatelle, costituenti la volta a crociera. Secondo fonti storiche, il paese, anticamente denominato “Euria”, divenne sede vescovile nel IX secolo e all’ultimo periodo bizantino è attribuita la costruzione della Cattedrale (1030-1040), in origine dedicata alla Madonna dell’Assunta, sulla preesistente cripta. Si dice che il cambio di dedicazione fu dovuto all’arrivo di una reliquia di San Donato, di cui ora si conserva nella chiesa una statua argentea. Ancora oggi capita di assistere alla camminata silenziosa dei Templari Cattolici per il centro del paese e alla loro partecipazione al rito della Santa Messa, in segno di protezione, dedizione e salvaguardia della cripta. Il tutto nella suggestiva cornice naturale del luogo. Il paese, infatti, sorge su una rupe dominata dai boschi, da cui è possibile ammirare la bellezza dei Monti Pre-Silani, meta di escursionisti e appassionati di storia e religione.
Nel cuore dell’Aspromonte, presso la frazione di Polsi, nel comune di San Luca, è custodito il Santuario della Madonna dei Polsi – detto anche Santuario della Madonna della Montagna – uno dei santuari mariani più importanti della regione e meta ogni anno di centinaia di pellegrini. Situato a un’altezza di 862 metri sul livello del mare, in una profonda e solitaria vallata, ai piedi di Montalto e nei pressi della fiumara del Bonamico, questo luogo è avvolto da numerose leggende. Si pensa che nel XI secolo vi si insediarono dei monaci bizantini e che fondarono una piccola colonia e una chiesa. Secondo una versione popolare più diffusa, un pastore di nome Italiano, colse una giumenta mentre dissotterrava una croce greca in ferro, a cui seguì un’apparizione della Beata Vergine col Bambino, chiedendogli che in quel luogo fosse costruita una chiesa in suo nome. Tutt’oggi, all’interno del santuario, sono conservate la statua della Madonna della Montagna, una scultura in tufo di pregiata fattura, e la Santa Croce, un reperto avvolto nel mistero per via delle due braccia irregolari e singolari, mai viste in nessun altro tipo di croce. Inoltre, intorno al santuario ruota un altro evento eccezionale, che riguarda i Principi di Caraffa, i quali, nel 1771, vi si recarono con la tomba del figlio, morto poco dopo la nascita, pregando incessantemente per farlo tornare in vita: quando venne invocata la Madonna, il bambino aprì gli occhi. Tutt’oggi, il Santuario ospita la tomba del principino di Roccella. La festa della Madonna di Polsi si svolge dal 31 al 2 settembre e ha inizio in piena notte, quando la statua della Vergine viene portata in processione per le vie della frazione, fino in cima alla montagna, dopo ore di cammino. Ogni 25 anni, si celebra, inoltre, l’incoronazione della Madonna, di cui la prossima è attesa nel settembre 2031.
Tra i monumenti più singolari calabresi, la Cattolica di Stilo, in provincia di Reggio Calabria, detiene un posto di rilievo, una bellissima costruzione religiosa di forte impatto visivo, appartenente a uno stile architettico tipicamente bizantino. Ubicata in prossimità del centro abitato, alle pendici del Monte Casolino, l’edificio si inserisce in una cornice paesaggistica pittoresca, caratterizzata da pareti rocciose, piante di fichi d’india e la vista sulla Vallata dello Stilaro. Della storia del monumento non vi sono testimonianze fino al XVI, quando a citarne il suo utilizzo fu Michelangelo Macrì di Siderno. Si pensa che a edificarla furono i monaci orientali, che intorno al X e XI, durante l’ultima dominazione bizantina, si insediarono in questa zona. Secondo l’etimologia del nome, infatti, il termine “Cattolica” deriva probabilmente dal greco “Katholikon”, che indica, appunto, “il luogo di culto di un complesso monastico o il centro di riferimento culturale per gli eremiti che vivevano nella stessa area”. All’esterno si evidenzia una notevole ricchezza espressiva, con una cromia e geometria affine alle chiese orientali e una struttura a cubo, sormontata da quattro cupole, dalla base a croce greca. Al suo interno vi è uno spazio quadrato, diviso in nove parti, e quattro colonne, ognuna di tipi e forme diverse. I resti di alcuni affreschi si conservano sulle pareti, tra cui l’immagine della Madonna dormiente, l’ascensione di Cristo e i Santi Vescovi, S. Nicola, S. Basilio e S. Giovanni Crisostomo. Nelle vicinanze della Cattolica, sul versante occidentale del Monte Casolino, è anche possibile visitare alcune “laure”, ovvero le grotte naturali in cui i monaci bizantini celebravano l’Eucarestia.
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