È in campo da giorni la candidatura a prossimo presidente della regione Calabria dell'onorevole Pasquale Tridico, esponente del Movimento 5 Stelle ed ex presidente dell'Inps.

Questa candidatura, oltre che dal suo movimento è sostenuta dai partiti dell'area del centro sinistra che oltre al partito democratico è sostenuta sia dai moderati come Italia Viva, Azione , Partito Repubblicano Italiano e Più Europa e sia da partiti di sinistra come Rifondazione comunista, che ritorna nella coalizione del centro sinistra calabrese dopo averne fatto parte sia alle elezioni regionali del 2000 e sia a quelle del 2005 e del 2010 (in tale occasione nella lista “federazione della sinistra” insieme ai comunisti italiani).

La presentazione di un candidato sostenuto dall'intera area del centro sinistra è sicuramente un'ottima notizia a parer mio,ma una coalizione di questo genere, sostenuta da 12 partiti si può considerare una sorta di “Nuovo Ulivo”?

Come dimostrano i risultati, nell'epoca che va dal 1996 al 2006, l'Ulivo unito è sempre stato capace di vincere le consultazioni elettorali.

L'unica sconfitta politica è quella del 2001, dove l'Ulivo si è presentato senza Rifondazione comunista e l'Italia dei valori.

Nelle consultazioni politiche del 1996 e del 2006 e in quelle europee del 2004 l'Ulivo è risultato essere la prima forza politica Italiana.

Ovviamente i tempi sono cambiati, i partiti del vecchio Ulivo sono superati, in parte confluiti nel Pd da dove poi sono nate dalle varie scissioni nel corso degli anni varie formazioni politiche come Azione ed Italia Viva, ed invece i partiti della sinistra come Rifondazione comunista hanno intrapreso un percorso autonomo.

Ovviamente sono cambiate le esigenze ed i tempi, ed un nuovo Ulivo dovrebbe stilare un programma di coalizione basandosi sulle nuove esigenze economiche e sociali, sui nuovi assetti mondiali ma soprattutto sulla modernizzazione degli apparati della pubblica amministrazione e dell'istruzione.

Se in Calabria questa coalizione dovesse risultare vincente, penso che i leader dei vari partiti dell'area dovrebbero iniziare a ragionare sulla costruzione di questo “Nuovo Ulivo”, anche perché come ci dimostra la storia, le elezioni regionali sono sempre state un banco di prova per i partiti ed i governi.

Con la sconfitta del centrosinistra alle Regionali del 2000, D’Alema ha rassegnato le dimissioni sue e del governo da lui presieduto. D'Alema in seguito ha dichiarato le dimissioni come: «Atto di sensibilità politica, non certo un dovere istituzionale».

Accadde una cosa analoga nel 2005 quando dopo la netta sconfitta alle regionali di quell'anno, i leader di Alleanza nazionale ed Udc hanno ritirato le loro delegazioni dal governo presieduto da Silvio Berlusconi che fu costretto a dimettersi ed a guidare un nuovo esecutivo di fine legislatura.

In questo momento l'Italia ha bisogno di un'alternativa alle destre che ci stanno governando e una netta riorganizzazione del centrosinistra, a partire da queste elezioni regionali può a grandi risultati e finalmente attuare quel programma di riforme che noi italiani attendiamo da tempo.