Il Governo esulta, forte del raggiungimento dell'obiettivo di riportare il deficit sotto la fatidica soglia del 3% perché dobbiamo dirlo, il miracolo del 3% si chiama taglio. Un traguardo sbandierato come prova di rigore e competenza, ma che, secondo il coro unanime, con l'eccezione della Cisl che si dice soddisfatta, dei sindacati usciti da Palazzo Madama, ha il sapore amaro di un risultato ottenuto a spese dei pilastri del Paese.

L'incontro con le parti sociali, convocato come di consueto, si è rivelato ancora una volta un mero atto comunicativo, una formalità per notificare decisioni già incise nella pietra della Legge di Bilancio, non un luogo di serio confronto. Il disappunto è palpabile: i contenuti della manovra sono accusati di colpire i cittadini più vulnerabili, trasformando settori cruciali come Sanità e Scuola in veri e propri "bancomat" per il Ministro dell'Economia. La critica più severa si concentra sulla facilità con cui si raggiunge il pareggio di bilancio quando la strategia è incentrata sul taglio lineare alla spesa pubblica. "Non ci vuole un Ministro genio," commentano a caldo i rappresentanti sindacali, "per tagliare fondi al welfare e in particolare a sanità e scuola. È la via più semplice per far cassa, non la più lungimirante.

Un’amara ironia emerge confrontando le promesse elettorali del 2022 con la realtà dei fatti. Per la Scuola a fronte della promessa di "stop ai tagli", l'Istruzione subisce la soppressione di oltre 6.000 cattedre. Promesse di "stop ai dimensionamenti scolastici" e alle "classi pollaio" si scontrano con l'aumento delle prime e la persistenza di aule con oltre 30 alunni. Il quadro si tinge di nero per migliaia di famiglie con la gestione delle assunzioni nel pubblico impiego. Parallelamente a questi tagli, si assiste a un proliferare di concorsi fotocopia dai quali l’Europa che insegue assunzioni più che procedure concorsuali quando ci sono gli idonei ha preso le distanze; concorsi che, di fatto, si rivelano solo parzialmente utili.

Il paradosso è clamoroso: si producono migliaia di "idonei" che, pur avendo superato prove estenuanti, vengono lasciati a casa, spesso senza neanche la possibilità di una supplenza. Questo non è il Governo del fare, ma è il Governo di una propaganda ingannevole che, nei fatti, crea fame e disperazione nelle famiglie italiane, portando alla disperazione persone che con sacrifici hanno superato concorsi, illuse di poter dare il loro contributo e invece abbandonate La solidità dei conti è stata costruita su fondamenta fragili, fatte di sacrifici imposti ai servizi essenziali e di speranze infrante per il futuro di migliaia di lavoratori.