Il nostro Paese è ostaggio di leader che non decidono, di riforme promesse e mai attuate, di una burocrazia che frena ogni slancio. Il vero scandalo, oggi, non è l’uso del potere, ma la sua paralisi
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Nel cuore della crisi politica e morale che attraversa da decenni l’Italia, la domanda s’impone quasi da sé: il Principe di Niccolò Machiavelli può ancora offrirci strumenti per interpretare, e magari correggere, il disastroso stato del nostro governo?
Scritta nel 1513, l’opera è spesso fraintesa come un manuale cinico per il potere spietato. Ma Machiavelli, più che consigliere di tiranni, è stato un lucido osservatore del potere nella sua realtà effettiva, scevro da ipocrisie morali. Il Principe non è una celebrazione della violenza, bensì un invito a guardare con occhi disillusi ciò che serve davvero per governare: competenza, decisione, capacità di leggere i tempi e agire di conseguenza.
In questo senso, l’attualità del testo è sconcertante. Di fronte a una classe politica spesso inetta, pavida o dedita alla conservazione del proprio tornaconto, la figura del “principe virtuoso”, colui che sa usare virtù e fortuna per il bene dello Stato, appare come un ideale rivoluzionario. Il vero scandalo, oggi, non è l’uso del potere, ma la sua paralisi. L’Italia è ostaggio di leader che non decidono, di riforme promesse e mai attuate, di una burocrazia che frena ogni slancio. In questo contesto, l’energia machiavellica sembra quasi balsamica: il potere deve servire a trasformare la realtà, non a subirla.
Eppure, non basta evocare Machiavelli per salvare la patria. Occorre comprendere che la virtù da lui invocata è tutt’altro che arbitraria: è intelligenza politica, ma anche coraggio civile. Il principe moderno, se volesse ispirarsi davvero all’opera fiorentina, dovrebbe dimostrare competenza amministrativa, visione strategica, senso dello Stato.
Nessuno spirito predatore, nessun populismo o furbizia da cortile può reggere il paragone.
Dunque sì, Il Principe è ancora attuale, ma a patto che lo si legga come un richiamo alla responsabilità, e non come un alibi per la sopraffazione. In un’Italia stanca di promesse e scandali, Machiavelli ci invita a rifondare la politica su basi di efficacia, responsabilità e realismo. Se sapremo ascoltarlo, forse potremo riscrivere una pagina diversa della nostra storia.