«Abbiate l’audacia del disarmo. Non lasciatevi cadere le braccia». Papa Leone XIV ha scelto ancora una volta la via più difficile: parlare di pace in un mondo che sembra non volerla più ascoltare. Lo fa con parole semplici, dirette, che pesano come pietre in un tempo in cui le guerre si moltiplicano e la logica delle armi è tornata a dominare la politica internazionale.

«Non lasciatevi cadere le braccia», ha detto il papa. Non arrendetevi. Non accettate che l’orrore diventi normalità. È un richiamo rivolto non solo ai potenti, ma ai popoli: a ciascuno di noi, cittadini di un pianeta sempre più stanco e impaurito. Perché la pace, se non la si difende ogni giorno, scompare. E la guerra, se non la si chiama per nome, si traveste da ordine, da stabilità, da “intervento necessario”.

Il papa parla di audacia. Che non è quella dei generali o dei mercati che finanziano la corsa agli armamenti, ma quella delle coscienze. È il coraggio di chi sceglie la vita quando tutto intorno spinge alla morte. È la forza di chi rifiuta l’idea che la guerra sia “inevitabile” o “necessaria”.

Il mondo sta vivendo un tempo di follia lucida: si firmano accordi di pace mentre si aumentano i bilanci militari; si piangono le vittime di Gaza e di Kiev mentre si stipulano nuovi contratti per la produzione di missili e droni. La guerra, oggi, è anche un grande affare. E il Papa, nel chiedere il disarmo, tocca proprio questo nervo scoperto: dietro la retorica della sicurezza si nascondono interessi miliardari, industrie fiorenti, lobby che prosperano sulla paura.

Ma la paura, ricorda Leone XIV, non costruisce nulla. Non fonda la pace, non protegge le persone, non genera futuro. Solo il dialogo può farlo, solo il disarmo — materiale e morale — può restituire dignità al mondo.

Eppure, l’invito del Papa suona come una voce nel deserto. Le cancellerie tacciono, i leader sorridono e voltano pagina, mentre le bombe continuano a cadere e i profughi riempiono i confini dell’indifferenza.

Il Papa chiede di ripensare il mondo, non solo di curarne le ferite. Un “Patto per il disarmo umano e ambientale”, come lo ha definito, che liberi risorse per la ricostruzione, per la scuola, per la salute, per la terra. È una visione radicale, quasi scandalosa nella sua semplicità: usare i soldi delle armi per salvare le vite.

Può sembrare utopia, ma è in realtà l’unico realismo possibile. Perché l’alternativa è continuare a vivere sull’orlo del baratro, aspettando che il rumore di un’esplosione ci ricordi chi siamo.

Il Papa parla di audacia, e forse è davvero questa la parola che manca al nostro tempo: il coraggio di disarmarsi per tornare umani.