La strana vigilia di Ferragosto di Roberto Occhiuto si è aperta con il lapsus di Filippo Mancuso che ha dimenticato di indicare il nome del candidato alla presidenza della Regione nel suo santino social (spoiler: non è stato aggiornato neppure a 24 ore ore di distanza). È andata avanti con un altro segnale sgradito: per la prima volta la stampa nazionale (Openonline, il sito fondato da Enrico Mentana) ha menzionato l’ipotesi di un piano B valutato dal centrodestra per il voto del 5 e 6 ottobre.

Il 15 agosto – mentre il presidente uscente si dice carichissimo e pronto a stravincere le prossime Regionali – è iniziato con un’altra puntura di spillo: un’indiscrezione pubblicata dal Fatto Quotidiano considera a rischio i super poteri del governatore sull’edilizia sanitaria. Sarebbe il sequel, girato al ministero del Tesoro, dello scontro che si è materializzato mesi fa sui fondi Inail destinati alla realizzazione dei nuovi ospedali: un miliardo di euro sul quale il presidente della Giunta regionale avrebbe più o meno pieni poteri. Dal Tesoro sono arrivate poche righe che segnalano un’opposizione, per quanto burocratica e flebile, a quei pieni poteri. Un parere che potrebbe rivelare difficoltà politiche e istituzionali dopo lo strappo che ha portato alle dimissioni del governatore. Procediamo con ordine.

Gli effetti romani del “terremoto” calabrese

Il “terremoto” calabrese, secondo l’indiscrezione del Fatto, ha raggiunto Roma, spingendo il Ministero dell’Economia – dopo mesi di silenzio – a prendere le distanze dal vicepresidente di Forza Italia, in una partita che solo pochi mesi fa sembrava giocata tutta a suo favore: la nomina a commissario “modello Bertolaso” per l’edilizia sanitaria in Calabria, con pieni poteri su un miliardo di euro (600 milioni dell’Inail e il resto da fondi statali) per costruire nove strutture.

La nomina e i poteri straordinari

A marzo, un decreto del governo Meloni stabilì che in Calabria – e solo lì, nonostante altre regioni come la Sardegna fossero in condizioni peggiori – serviva un commissario per l’edilizia sanitaria. La scelta cadde su Occhiuto, già commissario della sanità regionale, ruolo che il governatore non ha (ancora) lasciato nonostante le dimissioni. I suoi poteri, “in deroga a ogni disposizione vigente”, furono definiti da una singolare ordinanza della Protezione civile, “sentito l’Inail” – ovvero il direttore generale Marcello Fiori, ex dirigente di Forza Italia – e senza il coinvolgimento di alcun ministero.

Oltre a ripristinare il “modello Bertolaso”, l’ordinanza interveniva persino sull’organizzazione interna dell’Inail, prevedendo la creazione di due nuove strutture per la gestione del piano calabrese – una per gli investimenti e una per il Centro protesico di Lamezia Terme – con 52 nuove assunzioni (tra cui due dirigenti generali), a carico del bilancio dell’Istituto. Una copertura vietata alle pubbliche amministrazioni.

Le tensioni interne all’Inail

La mossa scatenò uno scontro all’interno dell’Inail. Il cda, in particolare il presidente Fabrizio D’Ascenzo, inviò una lettera per contestare l’ordinanza, denunciandone l’impatto sui conti e la sostanziale illegittimità. Il Tesoro, che aveva imposto la clausola per cui il nuovo commissario non doveva costare un euro in più, ignorò la vicenda per mesi.

L’intervento (tardivo) della Ragioneria

L’8 agosto, la Ragioniera generale dello Stato, Daria Perrotta, ha preso posizione dando ragione al cda dell’Inail: “L’onerosità delle disposizioni” che gravano sull’Istituto, comprese le assunzioni e l’integrazione del Centro protesico nella sanità regionale, “paiono in contrasto con la clausola di invarianza finanziaria” inserita dallo stesso Mef nel decreto.

Perrotta ha precisato che l’ordinanza non era stata esaminata prima “perché non prevede il concerto di questo ministero”: strano, visto il ruolo della Ragioneria come custode dei conti pubblici.

In sostanza, il Tesoro ha sostenuto chi vuole limitare i superpoteri di Occhiuto sull’edilizia sanitaria, ma senza intervenire direttamente, probabilmente per evitare imbarazzi dopo mesi di silenzio e contatti preliminari tra il governatore, il ministro Giancarlo Giorgetti e la stessa Ragioneria.

Il messaggio politico a Occhiuto

L’inchiesta ha però cambiato lo scenario, e il Tesoro ha preferito mettere a verbale la sua opposizione. Potrebbe essere anche un segnale politico: l’auto-ricandidatura di Occhiuto non è stata ben accolta dal centrodestra romano, a partire da Palazzo Chigi. Altro segno che la “mossa del cavallo” del governatore sarebbe diretta a chi, tra i suoi alleati, aveva in mente di “mettere le mani sulla Calabria” nel 2026, cioè alla scadenza naturale della legislatura, quando – dopo un anno e mezzo di inchiesta – il governatore forzista avrebbe forse dovuto lasciare, indebolito dalle conseguenze dell’azione giudiziaria. Tutte ipotesi, ovviamente. Ma nello strano Ferragosto di Roberto Occhiuto non se ne può scartare nessuna.