Il gruppo dem denuncia l’incoerenza dell’assessore regionale, che in due giorni sembra aver cambiato opinione sul tema: «Dichiarazioni contraddittorie, serve un confronto urgente con territori e sindacati»
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"La superficialità del governo regionale continua a stupire sempre di più. Davanti alle critiche dell’opposizione di centrosinistra l’assessore Caracciolo dichiara alla stampa che in Calabria non ci sarebbe stata una diminuzione così significativa della popolazione scolastica e che quindi ‘probabilmente’ potrebbe non essere adottato nessun piano di dimensionamento scolastico. Appena il giorno prima, durante il Consiglio regionale, lo stesso assessore aveva invece difeso il piano, spiegando come lo stesso fosse da considerarsi una misura prevista dal Pnrr e da inserire in un quadro di pianificazione nazionale volto alla razionalizzazione e all’ottimizzazione delle risorse scolastiche”.
A sostenerlo è il gruppo del Pd in Consiglio regionale tramite una nota stampa. “Come possono esistere due versioni così diverse a un giorno di distanza – proseguono i consiglieri dem -? Decisioni così delicate per il futuro della Calabria non possono essere lasciate all’improvvisazione. Ridurre il numero dei plessi scolastici, secondo meri criteri di ragioneria, rischia di impoverire ulteriormente la qualità formativa e di condannare intere Comunità al definitivo abbandono. Una misura che non solo penalizza il diritto all’istruzione, ma mortifica il lavoro dei tanti docenti che da anni si dedicano con passione alla formazione dei nostri ragazzi. La qualità dell’offerta educativa rischia di crollare, mentre le nostre comunità, già segnate dallo spopolamento, si vedono costrette a fare i conti con un isolamento sempre più profondo”.
Il gruppo del Pd, pertanto, invita l’assessore regionale competente a fare chiarezza e ad avviare un urgente confronto con la società calabrese, i sindacati e le rappresentanze territoriali. “Non possiamo permettere che l’istruzione diventi un privilegio per pochi, mentre le famiglie delle aree interne saranno costrette a rinunciare al diritto di far frequentare le scuole ai propri figli nel luogo in cui vivono e i docenti perdenti posto saranno obbligati ad alimentare nuove ondate di emigrazione forzata. E soprattutto non possiamo consentire che temi così importanti vengano affrontati con un approccio così superficiale”.