Acque agitate

La nuova giunta di Falcomatà mette la maggioranza contro il sindaco. Fi prova ad approfittarne per riportare Reggio alle urne

I dem: «Antidemocratico e individualista». Anche Dp e Psi bocciano le scelte del primo cittadino. E Forza Italia presenta una mozione di sfiducia

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di Claudio Labate
6 gennaio 2024
20:39

Nuova giunta, vecchi problemi per Giuseppe Falcomatà che non è riuscito a raddrizzare una trattativa – quella coi partiti della maggioranza di centrosinistra che lo sostiene – nata all’indomani del rientro dalla sospensione a Palazzo San Giorgio. Settantacinque sono i giorni passati dal 25 ottobre, da quando cioè la Corte di Cassazione ha chiuso la parentesi del processo “Miramare” con la sostanziale assoluzione del sindaco e dei suoi assessori dell’epoca. Un ritorno a testa alta e petto gonfio, quello di Falcomatà, acclamato dall’assemblea nazionale dei sindaci, ma accolto tiepidamente dal suo partito in città. D’altra parte, le voci di un azzeramento della giunta guidata dal fido facente funzioni Paolo Brunetti erano filtrate a palazzo di città cogliendo di sorpresa gli assessori che per due anni hanno tirato la carretta tra mille difficoltà. Senza tacere il sentimento crescente di sfiducia in città nei confronti dell’amministrazione. Su queste basi Falcomatà ha da subito parlato di un “nuovo inizio” per la sua esperienza amministrativa, fatta di nuovi interpreti e di un nuovo approccio con la città.

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Così dopo un tira e molla durato due mesi e mezzo proprio ieri sera, 5 gennaio, Falcomatà ha rotto gli indugi convocando la stampa per la presentazione della sua nuova giunta che, nei fatti, al momento, è letteralmente la giunta del sindaco. La conferma è arrivata questa mattina nella sala Italo Falcomatà di Palazzo San Giorgio, dove dietro il microfono erano sistemate soltanto sette sedie (sei assessori e il sindaco), segno evidente che la notte non ha portato consiglio al Partito democratico come auspicavano e auspicano ancora nell’entourage del primo cittadino


Due giorni per il Pd

D’altra parte sono tre le caselle messe ancora a disposizione del Partito democratico che sin da subito ha ingaggiato un duro braccio di ferro col sindaco perché in disaccordo con i criteri adottati da Falcomatà nella scelta dei nomi. Per il momento il primo cittadino ha trattenuto per se deleghe importanti e pesanti come Bilancio, Cultura, Istruzione e Welfare, dimostrando comunque di voler mantenere la porta aperta per il suo partito che potrà ambire ad alcune di queste, ma non nascondendo che continueranno ad esserci consiglieri comunali delegati ad alcune materie, escludendo sicuramente quella dell’avvocatura che resterà al sindaco.

La squadra presentata oggi prevede in posizione di vicesindaco Paolo Brunetti con, tra le altre, la delega all’ambiente, l’ingegnere Franco Costantino ai lavori pubblici, gli architetti Elisa Zoccali, all’edilizia e condoni, e Paolo Malara che sarà assessore alla città sostenibile e mobilità, e ancora Marisa Lanucara, con delega alle attività produttive, e Carmelo Romeo, unico consigliere in carica dell’esecutivo che si occuperà di risorse europee e grandi opere. È chiaro, tuttavia, che tutti gli occhi siano puntati sui futuri rapporti con il Partito democratico e con i Democratici e progressisti che però hanno rinunciato ad entrare in giunta, paventando un appoggio esterno.

Falcomatà, che in realtà ha già passato il fosso, non vuole pensare a quest’ultima soluzione. In cuor suo è convinto che c’è ancora spazio per ricucire col suo partito e ai microfoni dei cronisti a Palazzo San Giorgio ha detto: «Non credo che si arriverà a questo, poi tutto può succedere. La mi impressione e il mio auspicio è che non si arrivi a questo».

Falcomatà insomma ha insistito su un aspetto fondamentale: quella esigenza di rinnovamento che ha legittimamente espresso il sindaco deve essere interpretata anche dai partiti. A cui però ha dato esplicitamente un tempo per rivedere le proprie posizioni. «La giunta deve essere al completo e operativa nel giro di un paio di giorni». Un termine che, poi si è affrettato a chiarire, non è perentorio.

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