Alla prima seduta utile di Giunta ritirata la costituzione in giudizio nel processo sulla strage. Troppi forti le pressioni (romane e catanzaresi)
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Il governatore Occhiuto, sullo sfondo la spiaggia di Steccato di Cutro
Alla prima seduta utile di giunta. Nemmeno quella appresso. E senza troppo clamore. Anzi, se possibile, in gran silenzio.
Il mercoledì della retromarcia doveva essere e il mercoledì è "stato". Senza perdere altro tempo. La costituzione di parte civile della Regione nel processo sulle responsabilità della strage di Cutro non c'è più.
È stata formalmente revocata con una delibera di Giunta. Vera e propria retromarcia se si considera che una decina di giorni fa, e di gran corsa, era stato deliberato l'esatto contrario e cioè la presenza in giudizio della Regione in qualità di drammatico teatro ospitante l'immane tragedia. Più di 90 morti con oltre 30 bambini a straziare cuori e media del mondo.
Naturale, razionale, eticamente ineccepibile e persino politicamente spendibile la prima versione, la costituzione di parte civile a prescindere dalle diverse e oggettive responsabilità tutte da certificare, siano esse criminali e senza volto che militari e governative. Evidentemente imposta, tecnicamente mal gestita e inutilmente compensativa la delibera di revoca che se è vero che non opporrà la Regione in giudizio al cospetto di divise di Guardia costiera o Capitaneria è anche vero però che lascia scoperto il nervo più debole. Quello politico perché a memoria non ha mai "germogliato" fiori profumati un diktat (romano e catanzarese) in duplice modalità ministeriale. Lasciando la brutta figura stratificata solo come ultima delle controindicazioni. Precedute, ben prima, da nervi tesi e risvolti dentro e fuori la Cittadella ancora tutti da identificare. E pesare.