Dentro la Notizia conclude il suo viaggio nei comuni calabresi, capoluoghi di provincia e non solo. Sono stati ospiti di Pierpaolo Cambareri: i sindaci di Catanzaro, Cosenza, Vibo, Lamezia Terme, Castrovillari, Reggio Calabria.

Una puntata speciale di Dentro la notizia ha scelto di continuare il passo del racconto della regione attraverso i sindaci per concentrarsi, questa volta con Giuseppe Falcomatà, sindaco di Reggio Calabria per due mandati consecutivi e oggi neo consigliere regionale. Un invito non rituale, ma sostanziale, volto a tracciare un bilancio complessivo – politico, amministrativo e istituzionale – di un percorso lungo dodici anni, durante i quali la città dello Stretto è stata, nel bene e nel conflitto, il centro nevralgico della sua azione pubblica.

La conversazione prende avvio da un dato temporale che è già di per sé una categoria interpretativa: dodici anni di amministrazione. Un arco sufficientemente ampio da consentire non solo la valutazione di singoli provvedimenti, ma la lettura di una visione. Tra i risultati che Falcomatà rivendica con maggiore orgoglio vi è l’azzeramento del precariato all’interno del Comune di Reggio Calabria. Un tema che non riguarda soltanto la contabilità degli enti locali, ma investe direttamente la dignità del lavoro pubblico. Tra posti salvati, stabilizzati e nuove assunzioni nella pubblica amministrazione, il Comune ha conosciuto una trasformazione strutturale che ha inciso sul tessuto sociale prima ancora che su quello burocratico, restituendo certezza là dove per anni aveva regnato l’instabilità.

Il confronto si sposta poi su uno dei nodi più controversi e, al tempo stesso, più rivelatori dell’assetto istituzionale calabrese: la questione delle funzioni della Città Metropolitana. Falcomatà utilizza parole che non concedono spazio a fraintendimenti: le funzioni non sono una gentile concessione della Regione, ma l’applicazione dovuta di una legge dello Stato, la Legge Delrio, che ne prevede l’assegnazione. Oggi, la Città Metropolitana di Reggio Calabria – afferma – è come una Ferrari costretta a girare nel vialetto di casa: una struttura potenzialmente potentissima, ma ridotta a operare appena al 30% delle prerogative che l’ordinamento le riconosce.

Il tema assume toni apertamente polemici quando Falcomatà richiama l’atteggiamento del centrodestra, sia a livello nazionale che regionale, che di fronte alle richieste sull’assegnazione delle funzioni si eclissa, nicchia, accampa giustificazioni burocratiche: “è un percorso lungo”, “bisogna sentire gli uffici”, fino all’argomento, ormai logoro, del “perché non l’avete fatto voi”. Una narrazione che Falcomatà smonta ricordando come il centrosinistra avesse già avviato, seppur in forma embrionale, l’assegnazione di alcune competenze, in particolare nei settori della mobilità e dell’ambiente. E aggiunge un dato difficilmente contestabile: dal 2020 il governo regionale è espressione del centrodestra. Sei anni sono trascorsi, un tempo più che sufficiente per agire, anche tenendo conto delle complessità amministrative.

Il punto, allora, diventa esplicitamente politico: la mancata assegnazione delle funzioni è una scelta deliberata, volta a impedire alla Città Metropolitana di Reggio Calabria – e ai suoi 97 comuni – di accedere alle risorse necessarie per esercitare pienamente le competenze che la legge le attribuisce. Non un ritardo tecnico, ma una strategia di contenimento istituzionale, che priva il territorio di uno strumento fondamentale di sviluppo e coordinamento.

Il dialogo con Pierpaolo Cambareri si sposta inevitabilmente sul futuro. Reggio Calabria dovrà tornare al voto, e la partita politica si riaprirà su un terreno diverso. Quale sarà, allora, il ruolo di Falcomatà? Alla domanda se l’essere stato sindaco resti per lui una dimensione centrale, la risposta è di una sincerità disarmante: quello di sindaco è il ruolo che più lo aggrada, quello in cui ha sentito di poter esprimere al meglio la propria vocazione politica. Se vi fosse stata la possibilità, afferma senza esitazioni, si sarebbe ricandidato.

Ma oggi il mandato conferito dagli elettori lo colloca a Palazzo Campanella, e Cambareri chiede come Falcomatà intenda caratterizzare questa nuova fase. La risposta è netta, priva di ambiguità: il suo sarà un mandato di controllo rigoroso sull’azione del centrodestra. Un controllo politico nel senso più alto del termine, volto a vigilare sulle scelte, a verificarne la coerenza con gli interessi dei territori, a smascherare eventuali arretramenti o omissioni.

Ne emerge il profilo di un politico che non archivia il proprio passato amministrativo come una parentesi conclusa, ma lo assume come fondamento di una nuova responsabilità. Dodici anni di governo cittadino diventano così non un punto di arrivo, ma una lente attraverso cui leggere e giudicare l’azione regionale. In questa continuità – tra città e regione, tra amministrazione e opposizione – si gioca una parte decisiva del futuro politico di Reggio Calabria e, più in generale, dell’idea stessa di autonomia e dignità istituzionale del territorio.