Il capogruppo di FdI inciampa ancora e scatena il panico nella maggioranza: difese confuse, reazioni furiose e un imbarazzo crescente per la premier, che ora deve decidere come gestire il caso
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Il capogruppo alla Camera di FdI Galeazzo Bignami
Non è fortunata con i suoi uomini Giorgia Meloni. Anzi è stata del tutto sfortunata con la classe dirigente del suo partito, specialmente con quelli come Galeazzo Bignami, capogruppo di Fratelli d’Italia, che ha ormai trasformato la comunicazione politica in un percorso a ostacoli che supera con la grazia di un elefante in cristalleria. L’ultima vicenda, la richiesta di una smentita al Quirinale sulla base di un articolo de La Verità, è finita con una nota del Colle che parla apertamente di “ridicolo”. Non un aggettivo qualunque: un giudizio istituzionale che raramente viene espresso con tanta nettezza.
Il punto non è solo l’uscita improvvida, ma l’atteggiamento successivo. Bignami si arrampica sul nulla delle sue trovate: “Io non ho mai tirato in ballo il Quirinale”, “la smentita la deve fare chi ha parlato”. Una difesa che sembra concepita per alimentare altro caos, più che per spegnere il fuoco. Il risultato è che, nel giro di poche ore, la maggioranza di governo va nel panico, l’opposizione chiede chiarimenti alla premier e il capogruppo è costretto a tornare in Aula per ribadire concetti sempre più confusi.
Il ruolo che ricopre richiederebbe equilibrio, visione, capacità di proteggere l’immagine del governo. Bignami, invece, riesce ciclicamente a indebolirla. Ogni sua uscita diventa un caso, ogni caso un problema per Palazzo Chigi. Anche Giorgia Meloni, che pure ha dimostrato durezza nel difendere la sua squadra, difficilmente può ignorare l’evidenza: un capogruppo così crea più grattacapi che consenso.
In un momento in cui la maggioranza rivendica stabilità, la presenza di Bignami alla guida dei deputati FdI è il paradosso vivente: la parte più fragile di un’architettura che vorrebbe apparire solida. Un lusso che il governo non può permettersi a lungo.

