Nuovo giro, nuovo valzer: con le ultime nomine la musica tra Cittadella Regionale e Palazzo Campanella è ripartita ma molti, a questo gran ballo, sono rimasti a guardare dai lati del salone delle feste gli altri danzare sull’aria della nomina. Un inverno dello scontento, parafrasando il Riccardo III di Shakespeare, che non si è affatto trasformato in una fulgida estate e che anzi prevede periodi tutt’altro che pacifici nella compagine di governo: difficilmente le presidenze delle commissioni e le prossime due nomine in giunta che arriveranno nel 2026 riusciranno a sanare tutti i malumori attualmente presenti tra i consiglieri eletti e le forze di maggioranza.

Forza Italia, cova il fuoco sotto la cenere: la Succurro resta alla Provincia?

È proprio nel partito principale della coalizione, quello del presidente, che si registrano alcuni tra i malumori più pesanti. Ovviamente, nessuna dichiarazione pubblica ma sono in molti a non avere digerito né alcune delle scelte né ovviamente i nomi indicati. Una di queste è Rosaria Succurro, fino all’ultimo convinta di avere un posto in giunta ma che adesso inizia a non fidarsi più delle mancate promesse: nei giorni scorsi aveva già pubblicamente scritto di voler continuare il suo impegno per San Giovanni in Fiore senza però chiarire le sue mosse. Adesso prende sempre più piede la possibilità che rinunci al seggio in Consiglio Regionale per restare in sella alla presidenza della Provincia di Cosenza e tentare la rielezione della capitale della Sila. Scendendo più al sud, nella lista degli scontenti figura Giacomo Crinò, forzista di lungo corso che è ormai al terzo mandato a Palazzo Campanella e che pur avendo ottenuto lo spostamento nella lista di Occhiuto presidente che gli garantisse un cammino più facile non ha visto di buon occhio né la campagna elettorale fratricida, con il sostegno fortissimo di Cannizzaro a Cirillo, sia il fatto che gli siano passati davanti sia lo stesso Cirillo, che veleggia verso la presidenza del Consiglio, che la Micheli, approdata in Giunta sorprendendo molti addetti ai lavori. 

Salvatore Cirillo, in procinto di diventare Presidente del Consiglio Regionale della Calabria

Totalmente azzerata, invece, la provincia di Vibo Valentia sia in consiglio regionale che in giunta: chi pensava che si potesse ripescare qualcuno è rimasto deluso ed ha dovuto accettare il fatto che lo spostamento interno di asse da Mangialavori a Cannizzaro è parso forse più un regolamento di conti che un avvicendamento interno in un partito. Anche la provincia di Crotone è rimasta fuori dall’attuale composizione della Giunta (anche se si parla della nomina della Mellace in quota Noi Moderati in vista dell’allargamento) ma Sergio Ferrari, all’esordio in Consiglio, potrebbe colmare con la presidenza di una Commissione l’amaro rimasto in bocca. In vista di una presidenza di commissione consiliare anche Domenico Giannetta, veterano dell’aula che forse avrebbe meritato un posto in Giunta in funzione di una migliore ripartizione della copertura territoriale e che anche in questo mandato, almeno per ora, resterà confinato a Palazzo Campanella.

Sarica e Scopelliti fuori dal Consiglio, Mattiani fuori dalla Giunta: anche la Lega resta al palo (ed è a scadenza)

Nel risiko delle scelte c’è chi si aspettava maggiore considerazione ed è rimasto, invece, deluso. Forse però Giuseppe Mattiani, più che del valzer delle deleghe, paga il fatto che nel momento in cui dovesse entrare in Giunta farebbe spazio a Sarica, primo dei non eletti nella Lega e uomo forte dell’operazione che ha visto Giuseppe Scopelliti avvicinarsi al Carroccio. L’avvicinamento alle Comunali di Reggio Calabria potrebbe dare un palco importante al duo Sarica-Scopelliti e dentro Forza Italia non si vogliono correre rischi: così, se la Locride avrà tre esponenti tra Giunta e presidenza del Consiglio, la Piana di Gioia Tauro resterà a bocca asciutta così come Reggio città, i cui interessi saranno rappresentati in Consiglio dal solo Falcomatà.

La Lega quindi si ferma ad un assessorato ed alla vicepresidenza, che però sarà a termine: infatti già dalla vigilia era emerso che questa sarebbe stato un onore provvisorio, con scadenza ben impressa con su scritto “fino al rimpasto” come sui vasetti di yogurt.

Giunta a poteri ridotti: le deleghe che contano in mano al presidente

Sullo sfondo, poi, resta il discorso delle deleghe: e qui, tra gli addetti ai lavori, è trasversale il disappunto per una Giunta totalmente depotenziata. Certo, Occhiuto è sempre stato un decisionista e in questi anni ha mostrato di voler tenere per sé gran parte dei dossier spinosi: ma in questo caso tutte le deleghe di peso sono rimaste o in capo a lui oppure a nomi di Forza Italia. Agli altri sono rimaste le briciole o poco altro, in virtù di una “scelta collegiale” (così l’ha definita Occhiuto nella sua nota) che in realtà in molti hanno digerito amaramente. Se Calabrese porta a casa lo sviluppo economico, il lavoro e il turismo, quest’ultimo è depotenziato dal marketing territoriale e dalla promozione della Calabria (tradotto, Calabria Film Commission) che restano in capo al presidente. Per dirne un’altra, Filippo Mancuso ha lavori pubblici, urbanistica e politiche della casa, ma senza infrastrutture di trasporto e sistemi infrastrutturali complessi (come ad esempio il dossier del Ponte sullo Stretto) che resta slegato. Minenna e Gallo, ovvero Forza italia, mantengono il proprio peso specifico con bilancio, fondi europei, transizinoe digitale e partecipate il primo e agricoltura, fiere, forestazione, aree interne e tpl il secondo.

Se si aggiungono le competenze del presidente (che mantiene oltre a quelle già citate cultura, rapporti con l’UE, attrazione degli investimenti, edilizia sanitaria, protezione civile e sanità), si vede chiaro come Forza Italia abbia deciso di lasciare agli altri solo le briciole. Se questi equilibri reggeranno lo sapremo presto: Noi Moderati ha già espresso pubblicamente la sua delusione e non è detto che non arrivino altri scossoni già nelle prossime ore.