L’ultima puntata di Perfidia mette a nudo la politica: il ritorno dell’ex governatore e il dialogo con Irto, la verve di Colelli e la calma tesa di Cannizzaro rivelano una regione in cerca di nuove alleanze e vecchie certezze
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L'ex governatore della Calabria Mario Oliverio ospite a Perfidia
La recensione dell’ultima puntata di Perfidia, fatta da Franco Sangiovanni, è certamente utile per capire dove vanno ‘Gli scompagnati’ con “il fuoco sotto le ceneri” (clicca qui per guardare la puntata). Non un tema, ma un manifesto. Un presagio di solitudini politiche, di frammenti dispersi alla ricerca di nuove geometrie d’alleanza. Francesco Cannizzaro (deputato di Forza Italia e uomo-macchina del centrodestra calabrese), l’ex Presidente della Regione Calabria Mario Oliverio (figura storica della sinistra meridionale); il giovane e guizzante Francesco Colelli (consigliere comunale del PD a Vibo Valentia) ci hanno dato tante indicazioni per comprendere lo scenario politico dell’immediato futuro.
Sin dai primi minuti lo sguardo cade sul ritorno di Mario Oliverio, il quale non entra in punta di piedi: annuncia la necessità imprescindibile di ricostruire la sinistra, di rimettere insieme i pezzi dispersi di un mondo politico ferito, e lo fa con una sobrietà da patriarca e l’urgenza di chi conosce le liturgie del mondo politico. Il passaggio più rilevante, detonante come un tuono: Oliverio ha avuto un contatto telefonico con Nicola Irto. Un ponte. Un segnale. All’interrogativo appuntito di Antonella Grippo, l’ex governatore non tenta di sviare: lo conferma. Ed è notizia di peso, perché dietro quella telefonata s’intravede una possibile ricucitura, un lento tornare al dialogo dopo anni di fratture, sospetti, amarezze. Non un passo, ma un varco aperto verso un nuovo campo progressista. E nel dirlo, Oliverio apre al Partito Democratico, invoca “interlocuzione”, pronuncia le parole che molti evitano: ricominciare e ricostruire.
Ma la rivelazione inattesa della puntata è, senza dubbio, Francesco Colelli. Giovane, ma già temprato nella palestra aspra della militanza; espressione di un PD ortodosso, combattivo, non incline a circonlocuzioni. Si muove con verve sorprendente, energia di chi non teme né nomi né platee. Quando ricorda che “a Vibo abbiamo sconfitto Forza Italia”, sembra far vibrare nell’aria non solo un dato elettorale, ma un monito: i baricentri si possono spostare, le roccaforti possono vacillare. E lì l’allusione sottile: Mangialavori, la dialettica interna azzurra, le correnti sotterranee che non si dicono ma si percepiscono. E poi, rivolgendosi a Cannizzaro ribatte dicendogli che, semmai diventerà il sindaco di Reggio Calabria, il vero antagonista di Roberto Occhiuto, sarà proprio lui, in quanto, spesso le città fanno richieste che la Regione non sempre riesce a soddisfare. Colelli, pur avendo un animo politico ortodosso, appartenente alla scuderia irtiana del PD, non nega, anzi afferma, e con grande forza, la capacità politica del padre del PD Calabrese Mario Oliverio, sostenendo di avere grande stima dell'ex governatore della Regione Calabria.
Cannizzaro, ai continui punzecchiamenti di Antonella Grippo, ribatte con la calma di chi difende un regno: “Nessuna tensione nel centrodestra”. Una serenità quasi innaturale, e proprio per questo rivelatrice di nervi tesi. Il suo è un profilo di apparente equilibrio: architetto di coalizioni, uomo d’ordine, garante del quadro. Ma l’occhio tradisce fatica, le parole pesate sembrano volte a trattenere un sistema politico che scricchiola dietro le quinte. Antonella Grippo, in stato di grazia giornalistica, lo 'sfruculia' senza sosta. Lo incalza, lo beffa, smonta il burocratese con ironia chirurgica. Ogni sua frase diventa un varco per insinuare dubbio e sarcasmo. E lì Cannizzaro regge, ma vibra. Nel magma di parole e sguardi si percepisce la sostanza della puntata: la sinistra tenta una rinascita, il centrodestra difende il proprio dominio, e una nuova generazione di figure politiche emerge con urgenza. Sul finale, resta l’immagine di una Calabria politica attraversata da correnti sotterranee, terra di equilibri instabili e ambizioni incandescenti.

