La resa dei conti

Il Pd di Cosenza chiede l’espulsione dei tre dissidenti Tinto, Graziadio e Trecroci

La direzione del circolo cittadino ha inviato una lettera alla commissione di Garanzia provinciale e ai vertici della Federazione riguardante la "incompatibilità" dei consiglieri comunali che si erano staccati dal gruppo dem

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di Antonio Clausi
24 marzo 2024
14:32

La conferenza stampa con cui Gianfranco Tinto, Francesco Graziadio e Aldo Trecroci annunciarono la costituzione di “Democrazia e partecipazione” a Palazzo dei Bruzi staccandosi dal gruppo consiliare del Pd, è stata presa come un atto di lesa maestà. I tre dissidenti democrat, che hanno tuttavia rinnovato la tessera di partito, denunciarono in quell’occasione decisioni calate dall’alto, scarsa collegialità e fecero pubblicamente i nomi di Nicola Adamo, Enza Bruno Bossio e Carlo Guccione provocando di conseguenza il loro disappunto. Il circolo cittadino del Pd di Cosenza ora ne ha chiesto l’espulsione.

Lo scorso 15 marzo, da una riunione di direzione, oltre ad un documento in cui si parlava di città unica invocando un patto fondativo per il nuovo municipio, è partita una missiva indirizzata a Salvatore Perugini, presidente della commissione di Garanzia provinciale, e ai vertici della federazione stessa. L’oggetto è esplicito: “Incompatibilità dei tre consiglieri comunali con la registrazione all’anagrafe degli iscritti del Pd”. In parole povere se ne chiede l’espulsione.


I componenti della direzione del circolo del Pd di Cosenza, la cui segretaria è Rosi Caligiuri, fanno espresso riferimento all’articolo 4 dello statuto del Partito Democratico. È stabilito, infatti, che le persone iscritte ai democrat al momento della loro elezione in un Ente, non possano rinnovare l’iscrizione se nel frattempo hanno aderito ad altri gruppi consiliari differenti da quello del Pd.

È proprio il caso di Graziadio, Tinto e Trecroci che, entrati a Palazzo dei Bruzi nell’autunno del 2021, a gennaio 2024 scelsero l’indipendenza nel pubblico consesso bruzio. Per i tre è stata chiesta la cancellazione dall’anagrafe, pericolo di cui i giornalisti chiesero direttamente conto ai diretti interessati. All’epoca risposero che la loro azione si svolgeva proprio nel rispetto dei principi statutari. «È una battaglia contro lo scollamento tra base e vertici nella convinzione che sia necessario un cambio di rotta. Una battaglia - sostennero - che vogliamo condurre all’interno del partito che rimane comunque un baluardo per arginare l’avanzata delle destre».

Inevitabilmente, qualora il procedimento disciplinare dovesse trovare sbocco nella sanzione richiesta dal circolo, ogni scenario potrebbe essere riscritto a Palazzo dei Bruzi, dove la geografia del Consiglio comunale cambia di mese in mese. I tre si collocano nell’alveo della maggioranza ed è impensabile che votino al fianco di Fratelli d’Italia o dei forzisti. Ma il boccone sarebbe durissimo da ingoiare.

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