Il Guardasigilli risponde all’interrogazione parlamentare del forzista Pittalis che chiedeva ispezioni e provvedimenti. Nessuna regola infranta da parte del procuratore di Napoli ma gli attacchi proseguono
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La trasmissione di informazione – Lezioni di mafie – che vede tra i protagonisti il capo della Procura di Napoli, Nicola Gratteri, nonostante non leda alcuna norma e non sia soggetta ad alcuna autorizzazione sembra non andare proprio giù al ministro della Giustizia Carlo Nordio.
Tutto nasce da un’interrogazione parlamentare del cinque agosto scorso, quando la trasmissione dove ancora andare in onda, del parlamentare di Forza Italia Pietro Pittalis il quale ha posto un’interrogazione parlamentare al Guardasigilli chiedendo quali iniziative, anche di carattere ispettivo, intenda adottare in relazione alla partecipazione (tra l’altro gratuita e registrata in giorni di ferie) di Gratteri al Format di La7.
Pittalis ha tirato in ballo una circolare del 2015 del Consiglio superiore della magistratura secondo la quale la partecipazione di magistrati a programmi televisivi programmati e continuativi nei quali vengano trattate vicende giudiziarie ancora non definite, deve essere soggetta ad autorizzazione anche se avviene a titolo gratuito.
In tre pagine la replica del procuratore Gratteri il quale ha spiegato perché la sua partecipazione non è soggetta ad autorizzazione. Fondamentalmente, dice Gratteri, i temi trattati non toccano procedimenti in corso ma il tema delle mafie, come stiamo vedendo, è un’analisi generale, vista da un punto di vista storico (quindi attraverso procedimenti ormai ben definiti). La partecipazione, poi, non è continuativa, perché le quattro puntate sono il frutto di un’unica registrazione poi tagliata in quattro parti.
Nordio, nel rispondere a Pittalis, non ha potuto che constatare che, secondo il diritto vigente, se un magistrato decide autonomamente di poter partecipare a una trasmissione televisiva ritenendola non inquadrabile nel novero «delle attività non soggette ad autorizzazione» - come nel caso di Gratteri – questo non esclude che, a posteriori, si operi «una valutazione» al termine dell’attività extragiudiziaria svolta.
In soldoni: al momento non vi sono elementi per adottare iniziative nei confronti del magistrato di Gerace, ma le quattro puntate saranno passate al lanternino per verificare che le condizioni non si verifichino ex post.
Non solo. Nordio lascia intendere che c’è da aspettarsi nuovi paletti. Vista «la delicatezza nel tema insito nell’esposizione mediatica dei magistrati, specie di coloro che ricoprono delicati incarichi di vertice, in uno con l’esigenza di prevenire possibili pregiudizi per il prestigio dell’ordine giudiziario e per l’immagine di imparzialità e indipendenza della magistratura, impongono, de iure condendo (secondo la normativa da formulare, ndr) una seria riflessione sull’adeguatezza del quadro normativo che, di fatto, lascia in prima battuta al singolo magistrato la valutazione delle caratteristiche e, quindi, della natura dell’attività extragiudiziaria che intende svolgere».
Insomma, Gratteri aveva le carte in regola per partecipare al fortunato format Lezioni di mafie. Format che sarà comunque passato al setaccio e, comunque, per il futuro non è detto che non si stringano le maglie dell’autodeterminazione dei magistrati.