Oggi si tenta di sostituire le regole della rappresentanza con giudizi morali o campagne d’opinione, dimenticando che nelle democrazie mature le crisi si risolvono con gli strumenti previsti dalla legge, non con la pressione mediatica e l’indignazione di parte
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Leggendo le critiche di alcuni rappresentanti della politica locale che ritengono il ritiro delle dimissioni del Sindaco di Crotone “un errore politico e morale”, ho pensato alle grandi tradizioni politiche di ogni schieramento che hanno sempre insegnato agli eletti nelle istituzioni che la vita dei consessi andava preservata, anche nei momenti di tensione o di crisi.
Difendere la continuità degli organi democratici, garantire il confronto nelle sedi legittime e rispettare il mandato degli elettori è un dovere civico prima ancora che politico.
Oggi invece, purtroppo, sembra prevalere una deriva opposta: si tenta di sostituire le regole della rappresentanza con giudizi morali o campagne d’opinione, dimenticando che nelle democrazie mature le crisi si risolvono con gli strumenti previsti dalla legge, non con la pressione mediatica e l’indignazione di parte.
Quando emergono fatti penalmente rilevanti, esistono già organi preposti chiamati a intervenire secondo le garanzie del diritto.
Ma se a motivare la richiesta di “cambiamento” è un giudizio morale, o la pretesa di chi non accetta la dialettica politica, allora si scivola in un terreno pericoloso: quello della delegittimazione delle istituzioni e della confusione tra etica e diritto, dove tutto diventa arbitrio e nessuno risponde più alle regole comuni
Nel contesto di cui si parla, il Sindaco non solo ha il diritto, ma il dovere istituzionale di non lasciare la città senza guida in un momento in cui Crotone deve gestire cantieri PNRR, fondi Eni e programmi di rigenerazione urbana. Fermarsi significherebbe bloccare risorse, servizi e prospettive di sviluppo.
La scelta di restare è un atto di responsabilità verso i cittadini e le istituzioni. Chi oggi invoca le dimissioni dimentica che la funzione di sindaco non appartiene a un uomo, ma a un mandato democratico conferito dai cittadini.
Sorprende, allora, che alcuni esponenti dell’opposizione, privi dei numeri necessari, insistano nel pretendere di ottenere lo scioglimento del Consiglio comunale al di fuori delle procedure previste dalla legge.
La Costituzione afferma che la sovranità appartiene al popolo e si esercita attraverso organi eletti. Il Testo Unico degli Enti Locali (D.Lgs. 267/2000) stabilisce che un’amministrazione può cessare solo con una mozione di sfiducia approvata dalla maggioranza assoluta dei consiglieri o per cause espressamente previste dalla legge. Tutto il resto è propaganda e violazione delle regole democratiche
E una minoranza senza numeri che tenti di ribaltare il voto popolare con argomenti moralistici o campagne mediatiche non difende la legalità, ma la indebolisce. Non si tutela l’etica pubblica attaccando le istituzioni. La prima forma di moralità politica è rispettare la volontà popolare. Una maggioranza di eletti rappresenta la maggioranza dei cittadini votanti: negarlo significa non accettare il principio fondamentale della democrazia rappresentativa.
Non esistono accordi occulti né alleanze di convenienza. Esiste solo la scelta di garantire stabilità e continuità amministrativa nell’interesse della città. Il civismo non è un’etichetta da campagna elettorale, ma un metodo di governo fondato sul merito, sul lavoro e sull’ascolto dei bisogni reali. Chi parla di “tradimento” confonde la complessità della politica con il personalismo e la propaganda.
Sul piano amministrativo, i risultati sono sotto gli occhi di tutti: opere pubbliche, piani di rigenerazione urbana, interventi ambientali e sociali, risorse straordinarie già in attuazione. L’accordo con Eni non è una resa, ma una forma di restituzione alla città di ciò che le spettava: un atto di responsabilità, non di cedimento. Il Comune resta parte civile nei procedimenti ambientali e continua a pretendere trasparenza e rigore nella bonifica.
Crotone ha bisogno di coesione, non di risse verbali. Di dialogo, non di anatemi. La politica deve tornare a essere servizio, non teatro di invettive. Chi vuole contribuire troverà sempre ascolto; chi preferisce distruggere, si assuma la responsabilità di allontanarsi dai problemi veri dei crotonesi.
La stabilità amministrativa è oggi il vero atto d’amore verso Crotone.



