La vittoria del centrosinistra nelle due popolose regioni meridionali dice che alle prossime politiche in Senato potrebbe non esserci una maggioranza definita. E che il campo largo funziona solo se dietro c’è un progetto (e qui la carta Tridico è stata sprecata). Sorpresa sull’astensione
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Alla fine tutto è andato secondo le previsioni. Le ultime regionali hanno rispettato appieno i pronostici della vigilia con Roberto Fico che stravince in Campania, Antonio De Caro che travolge il suo avversario in Puglia e il giovane Alberto Stefani che consegna il Veneto al centrodestra.
Se i pronostici della vigilia erano intuitivi non così il futuro della politica italiana. I risultati di queste regionali, complessivamente, rendono molto nebuloso il futuro politico del Paese. In particolare i risultati delle popolose Puglia e Campania rendono quantomeno incerta la proiezione sulle prossime politiche, con la possibilità che al Senato non ci sia una maggioranza ben definita. Proprio come è successo nei dieci anni precedenti al Governo Meloni e, forse, proprio come sarebbe successo anche nel 2022 se Enrico Letta non avesse deciso un suicidio politico rompendo clamorosamente con il M5s dopo mesi di avvicinamento culminati nell’entrata dei grillini nella giunta regionale del Lazio. Insomma se il campo largo si fosse realizzato nel 2022 secondo alcuni forse non ci sarebbe stato il Governo Meloni ma l’ennesimo esecutivo tecnico o di unità nazionale.
Questo ovviamente non significa che il campo largo automaticamente funzioni. La riprova sono proprio le recenti elezioni regionali in Calabria. L’alternativa politica viene premiata dai cittadini con candidati nettamente riconoscibili come Roberto Fico che da almeno due anni sta lavorando per il successo in Campania oppure come Antonio Decaro, che per dieci anni ha fatto egregiamente il sindaco di Bari. Dietro di loro c’erano, nel bene e nel male, anche due ex presidenti uscenti forti come De Luca ed Emiliano.
Insomma ciò che non ha funzionato in Calabria è l’improvvisazione. E’ vero che Roberto Occhiuto ha sparigliato le carte dimettendosi e facendo una corsa alle elezioni, ma come lui stesso ha rimproverato alla sua opposizione in fondo il centrosinistra ha avuto quattro anni per organizzarsi. Non lo ha fatto e la sua classe dirigente ha sprecato malamente una carta come Pasquale Tridico che avrebbe avuto bisogno, e meritato, un maggior supporto dalle forze politiche.
Ora che Tridico sembra destinato ad tornarsene a Bruxelles, la speranza è che chi rimarrà in consiglio regionale non ascolterà il singolare consiglio di Pietro Crinò secondo il quale l’opposizione dovrebbe per quattro anni smettere di fare politica e poi tirare le somme solo alla fine. Forse il forzista si è lasciato abbagliare da quello che ha vissuto nella legislatura precedente, ma il ruolo delle minoranze dovrebbe essere diverso.
Diciamo subito che non siamo partiti con il piede giusto fra voti “galeotti” nella composizione dell’ufficio di Presidenza e addirittura astensioni sul programma politico di Occhiuto.
Un’ultima annotazione la merita l’affluenza alle urne. In Veneto l’affluenza è stata del 44,64%, in Puglia del 41,8 mentre in Campania del 44,5%. Dati che mostrano come la disaffezione della gente verso la politica è diventata ormai una costante. Ma che ci dicono anche un’altra cosa. Lo scorso ottobre in Calabria si sono recati alle urne il 44,36% poco meno del Veneto. Ma il dato calabrese, in termini assoluti, è evidentemente più alto perché è noto che in quella percentuale confluiscono i tanti iscritti all’Aire (ovvero le circoscrizioni estere) e soprattutto i tanti che hanno la residenza in Calabria ma vivono e lavorano fuori regione.
Questo significa che la partecipazione al voto in Calabria è stata superiore delle tre regioni in cui si è votato ieri e oggi. Le ragioni sono tutte da interpretare: sarà stato Occhiuto, che ha stravinto, bravo a mobilitare la gente; saranno le persone che contrariamente a quanto si pensi alla politica tengono eccome. Sono riflessioni che lasciamo agli operatori della politica, soprattutto al centrosinistra che in Calabria deve recuperare terreno.


