In un'epoca in cui lo smartphone è diventato il nostro principale filtro sul mondo, la campagna elettorale si trasforma in un'arena di immagini fugaci e slogan ipnotici. Roberto Occhiuto, il presidente dimissionario della Regione Calabria e candidato del centrodestra per le regionali del 5 e 6 ottobre 2025, ha fatto di questa arena il suo regno. Con un arsenale di video e reel diffusi su piattaforme social, Occhiuto non si limita a comunicare ma costruisce una narrazione che, purtroppo, rischia di offuscare i fatti reali, lasciando gli elettori in un limbo di promesse evanescenti e omissioni strategiche. Non è solo una questione di stile – è un metodo che, se non smascherato, potrebbe alterare il giudizio di chi deve decidere il futuro della nostra terra martoriata. Analizziamo, con passione e basandoci su quanto è emerso finora sui social e su altre piattaforme digitali, i “difetti” di questa comunicazione mediatica, che privilegia l'apparenza sul concreto e rischia di confondere anziché illuminare.

I reel: cuore della strategia di Occhiuto

Partiamo dal cuore della sua strategia: i reel e i video brevi, quei formati virali che catturano l'attenzione in pochi secondi, ideali per un pubblico distratto ma letali per una profondità reale. Dal 23 agosto scorso, Occhiuto ha lanciato il suo primo manifesto elettorale sui social, con uno slogan che suona come un inno alla grandezza personale: "Occhiuto Presidente: in 4 anni di più che in 40". Un reel sui social lo mostra seduto alla scrivania della Cittadella, camicia bianca impeccabile, circondato da documenti e grafici che evocano efficienza e azione. Sotto, i loghi delle liste del centrodestra che lo sostengono, come sigilli di un'alleanza invincibile. Il messaggio è chiaro: io ho trasformato la Calabria in soli quattro anni, mentre i predecessori hanno fallito per decenni. Ma questa narrazione, veicolata in clip di 15-30 secondi, omette un dettaglio cruciale: quei "40 anni" includono periodi di governo del centrodestra stesso, inclusi alleati storici come Forza Italia. Presentandosi come un "nuovo" salvatore, Occhiuto cancella la storia del suo schieramento, creando un contrasto artificiale tra il suo "miracolo" e un passato monolitico di incompetenza. È una rappresentazione selettiva che, in un reel, non lascia spazio a contestualizzazioni: gli elettori vedono solo il trionfo, non le contraddizioni. Secondo analisi di engagement su Facebook, questo post ha raggiunto un tasso del 6,6% di interazioni su oltre 113.000 follower, ma dietro i like si nasconde un rischio: la viralità amplifica una versione edulcorata, dove i progressi sono gonfiati senza confronto con dati reali come il PIL calabrese, che cresce ma resta tra i più bassi d'Italia (dati ISTAT 2024: +1,2% annuo, contro una media nazionale del 2%).

La visione parziale della sanità

Non fermiamoci qui. I video di Occhiuto sono un tripudio di "vittorie" enumerate come un rosario digitale: sanità migliorata, fondi europei sbloccati, ambiente protetto. Prendete il reel del 26 agosto, dove attacca il M5S con un filmato girato nel cantiere di un ospedale calabrese. Occhiuto appare come il difensore della salute pubblica, entrando nell'area con aria determinata, accusando gli avversari di ostruzionismo. Ma ecco il primo difetto concreto: qualcuno fa notare, come ha fatto a entrare in quel cantiere, se si è dimesso da commissario alla sanità? La legge sul commissariamento (n. 254/1981) impone restrizioni, e la sua presenza solleva dubbi su un uso improprio del ruolo per visibilità elettorale. Questo video, condiviso, circola come prova di azione, ma ignora le criticità reali della sanità calabrese: liste d'attesa infinite (fino a 18 mesi per esami specialistici, dati Ministero della Salute 2024), ospedali sotto organico e un debito sanitario che, nonostante i proclami, supera ancora i 200 milioni di euro. Occhiuto rivendica "milioni stanziati", ma nei reel non si vede il paradosso: come commissario ad acta, gestiva appalti per 1,5 miliardi, e la sua permanenza in quel ruolo durante la campagna (fino alle dimissioni del 21 agosto) ha sollevato accuse di conflitto d'interessi dal PD, che ha chiesto al Governo la revoca. Invece di trasparenza, il video opta per un montaggio drammatico, con musica epica e testi sovrapposti che enfatizzano "tolleranza zero" contro gli sprechi, omettendo che sotto la sua gestione, inchieste come quella della Procura di Catanzaro su corruzione e malversazione (luglio 2025) hanno paralizzato la giunta, bloccando firme e decisioni.

I video senza dei successi di Occhiuto in cui manca il contesto

Un altro esempio lampante è l'uso dei video per personalizzare la propaganda, trasformando la campagna in un referendum su se stesso. Nei post dal 31 luglio, quando annuncia le dimissioni con un video carico di emozione – "Vogliono fermarmi, ma mi ricandido" –, Occhiuto appare solo, senza membri della giunta o alleati, circondato da "gente comune" o star come Bob Sinclair in un reel promozionale per il turismo. Questo isolamento strategico certifica un culto della personalità: i social diventano uno specchio che riflette solo i suoi successi, come i fondi per l'ambiente o i trasporti (citando Uber come "modello calabrese"). Ma la realtà? I trasporti in Calabria sono un disastro: da Catanzaro a Cosenza, treni con 2-8 ore di ritardo e cambi multipli (dati Trenitalia 2024). Nei reel, Occhiuto enumera "milioni in arrivo" per scuole e ambiente, ma trascura i nodi irrisolti: inquinamento marino persistente (chiazze algali minimizzate in passato da assessori alleati) e un regionalismo che, sotto di lui, ha visto l'abrogazione della legge sulle primarie (luglio 2025) per "tagli ai costi", ma in realtà per accelerare il voto e evitare ritardi. Questo ostruzionismo alle regole democratiche è mascherato da efficienza nei video, dove non compare mai il contesto: la Calabria resta ultima per occupazione giovanile (35% disoccupazione under 25, ISTAT 2025) e i suoi "proclami" su Instagram superano spesso la concretezza, come denunciato da analisi giornalistiche che parlano di una "propaganda che dimentica i problemi sociali".

L’editing selettivo del video di Bevacqua

E non dimentichiamo gli attacchi mirati, come il reel che ritaglia un intervento del capogruppo PD Mimmo Bevacqua in consiglio regionale, facendolo apparire come un'ammissione di fallimento ("Abbiamo chiesto scusa ai calabresi"). Pubblicato nelle ore successive al commiato di Occhiuto, questo video è un'arma a doppio taglio: colpisce l'opposizione, ma decontestualizza le parole di Bevacqua, che criticava il sistema regionale nel suo complesso, non solo il centrosinistra. È una tecnica di editing selettivo, comune nei reel, che trasforma un dibattito istituzionale in un'arma personale, alimentando divisioni senza offrire soluzioni. Sui social questi contenuti generano engagement alto (fino al 28% in alcuni casi, secondo metriche social), ma sollevano eticità: l'uso di bot o like artificiali per gonfiare le metriche è una pratica diffusa nelle campagne politiche, e qui rischia di creare un'illusione di consenso schiacciante, influenzando elettori che giudicano basandosi su numeri gonfiati piuttosto che su fatti.

Clip virali, la Calabria merità di più

Il culmine di queste criticità arriva con il post del 30 agosto, dove l’annuncio trionfante recita: "Occhiuto vince con il 60%". Si riferisce a un sondaggio Emg/Masia, commissionato dal centrodestra e condotto tra il 22 e il 23 agosto su un campione di 1.000 intervistati, che lo dà avanti sul 60% contro il 37% di Tridico. Il post, con foto sorridente e slogan "Avanti verso la vittoria. Viva la Calabria", ha generato migliaia di interazioni, ma nasconde falle metodologiche: il tasso di risposta è solo del 24% (su 4.223 contatti, 3.223 rifiuti), e il sondaggio è stato effettuato prima che Tridico fosse ufficialmente candidato (annuncio il 23 agosto). Presentare questo come un verdetto inappellabile non solo amplifica un dato parziale, ma crea un'illusione di vittoria inevitabile, scoraggiando il dibattito e l'affluenza contraria – un effetto che studi su propaganda digitale associano a echo chamber e disincentivo alla partecipazione democratica.

Il duplice inganno sul reddito di dignità

Ancora più emblematico è il video del 31 agosto, in cui Occhiuto attacca Tridico sul "reddito di dignità" – una proposta del centrosinistra per integrare l'assegno di inclusione nazionale (500 euro mensili per "occupabili" esclusi dalla riforma Meloni, finanziati con fondi UE). Occhiuto lo definisce "una grande sola", mostrando un'intervista a Tridico e accusandolo di speculare sulla sofferenza: "Hanno cambiato versione tre volte in dieci giorni. Prendono in giro i calabresi!". Il reel, durato oltre due minuti e condiviso su Instagram e X, contrappone la proposta a bandi regionali come "Fusese" (contributi per autoimprenditorialità) e "Dunamis" (incentivi per assunzioni stabili), sostenendo che "molte cose promesse da loro le abbiamo già fatte".

Ma qui l'inganno è duplice: innanzitutto, il "reddito di dignità" non è un "reddito di cittadinanza regionale" come insinuato – Tridico lo ha chiarito in alcune interviste recenti su giornali locali interviste, legandolo a politiche attive come formazione e lavori pubblici, con copertura da fondi europei per inclusione sociale (non dal bilancio regionale, come Occhiuto suggerisce).

In secondo luogo, i bandi citati da Occhiuto sono attivi da mesi, ma con risultati modesti: "Fusese" ha erogato solo 1.200 contributi nel 2024 (dati Regione), coprendo meno del 10% dei disoccupati under 35, mentre la povertà in Calabria colpisce il 35% delle famiglie (ISTAT 2025). Il video omette che il reddito di cittadinanza originale, gestito da Tridico all'INPS, ha beneficiato 199.000 calabresi riducendo la povertà estrema del 20% (dati INPS 2023), e attacca senza contesto, montando clip per far apparire Tridico incoerente. Questo non è dibattito: è un reel che, grazie all'algoritmo di Instagram, raggiunge elettori vulnerabili (disoccupati, giovani) con un messaggio emotivo che demonizza l'avversario senza fatti, inducendo a una scelta basata su paura e disinformazione.

Gli elettori meritano di più

Questi esempi non sono isolati: dalla ricerca sul web, emerge un pattern. I reel di Occhiuto su sanità (es. video del 30 agosto con ex-commissario Cotticelli per accusare il centrosinistra di "disastri") usano footage storici del 2020 per suggerire eredità catastrofiche, ma ignorano che Occhiuto, come commissario dal 2021, ha aumentato l'emigrazione sanitaria del 20% (dati Ministero Salute). Su Instagram, post con star come Bob Sinclair (26 agosto) mirano a un'immagine "moderna", ma appaiono scollegati dalla realtà di una regione con il 25% di famiglie in povertà assoluta. I difetti sono strutturali: i video brevi favoriscono semplificazioni, gli algoritmi amplificano contenuti polarizzanti (come i 265 account fake rimossi da Facebook nel 2019 per propaganda, simile a tattiche usate qui), e l'assenza di fact-checking (AGCOM ha segnalato vuoti normativi sui social nel 2019) lascia gli elettori senza strumenti per verificare.

Questa propaganda non inganna solo con omissioni: crea una narrazione alternativa dove Occhiuto è l'eroe solitario contro un'opposizione "incompetente", sfruttando la filter bubble per isolare i follower da contro-narrazioni. In Calabria, dove il 70% degli under 30 usa social come fonte primaria di info (dati AGCOM 2023), questo rischia di perpetuare il clientelismo digitale, dove like e share valgono più dei fatti. Gli elettori meritano di più: una campagna che usi i media per informare, non per manipolare. Altrimenti, il voto del 5-6 ottobre non sarà una scelta libera, ma il prodotto di un'illusione virale. È tempo di spegnere gli schermi e accendere il dibattito reale – per una Calabria che non si accontenti di reel, ma di risultati tangibili.

*Documentarista