Ponte sullo Stretto, Iric dice no: «Dibattito surreale, la nostra viabilità è da terzo mondo»

I consiglieri regionali del gruppo contro la mega opera: «Non è la soluzione ai mali del Sud». Presentata un'interrogazione alla presidente Santelli per conoscere l'entità dei costi sostenuti finora

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di Redazione
10 giugno 2020
17:38
Il rendering del Ponte sullo Stretto
Il rendering del Ponte sullo Stretto

«Per spostarsi da una località all’altra della Calabria, per esempio da Praia a Mare a Crotone, a volte ci vuole più tempo di quanto ne impieghi un treno ad andare da Milano a Roma. Nelle strade dell’entroterra, come accade nel Vibonese e nello Stilaro, una semplice frana provoca disagi che rischiano di durare anni per la gente che si sposta per andare a lavorare. Crolla un ponte come quello di Drosi di Rizziconi, che rappresenta un collegamento importante per molte persone della Piana di Gioia Tauro, e dopo 11 anni ancora non sono partiti i lavori per ricostruirlo. Ci sono opere incompiute da decenni, come la Trasversale delle Serre, che non si riesce a portare a termine pur spendendo milioni e milioni di euro per poche decine di km. Senza dimenticare le condizioni in cui versano alcune strade statali importanti come la 107 Silana-Crotonese. Manca perfino la manutenzione ordinaria delle strade e c’è una miriade di opere infrastrutturali finanziate e i cui lavori non sono mai nemmeno iniziati. Sono solo alcuni esempi. In un quadro del genere, l’eterno dibattito sul Ponte sullo Stretto rischia di apparire surreale per migliaia di calabresi costretti quotidianamente a fare i conti con una viabilità da terzo mondo».

È quanto dichiarano in una nota i consiglieri regionali di “Io resto in Calabria” Pippo Callipo, Graziano Di Natale e Marcello Anastasi, che annunciano di aver presentato un’interrogazione a risposta scritta rivolta alla presidente della Regione.


 

«Il dibattito sul Ponte – proseguono i consiglieri di Iric – non può essere ogni volta tirato fuori così, dalla sera alla mattina, come soluzione a tutti i mali del Sud. Non si può parlare di un’opera faraonica mentre le aree interne della Calabria sono abbandonate ed emarginate dal resto della regione e mentre la Calabria stessa è collegata malissimo al resto d’Italia. Se ne dovrebbe parlare solo dopo aver reso quantomeno decente la nostra rete viaria e ferroviaria e dopo aver completato le eterne incompiute che simboleggiano il fallimento di 50 anni di regionalismo».

 

«L’occasione, però, potrebbe essere buona – aggiungono Callipo, Di Natale e Anastasi – almeno per fare chiarezza su quanto sia costata finora ai cittadini questa mega opera fantasma, visto che la Regione Calabria detiene il 2,5% delle quote della Stretto di Messina S.p.a. e che la società, poi messa in liquidazione, avrebbe speso dal 1981 al 2013 circa 958 milioni di euro. Per questo con un’interrogazione abbiamo chiesto alla presidente Santelli, tra le altre cose, se e quanto la Regione abbia speso finora per la partecipazione nella S.p.a.; quali siano state le modalità di controllo sulle spese e su tutte le attività poste in essere; quale sia lo stato della procedura di liquidazione; a che punto sia la vertenza giudiziaria avviata dalla società che ha vinto l'appalto per la progettazione e la costruzione del ponte per ottenere un indennizzo per la mancata realizzazione dell'opera e se conosciuto quale sia l’indennizzo richiesto».

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