«È una grande responsabilità. La sfida è quella di tenere unito il partito, così come abbiamo fatto in questi giorni, e tenere una dialettica libera, perché non siamo una caserma e non dobbiamo essere una caserma. La dialettica deve essere libera, ma noi non dobbiamo smarrire per un secondo la nostra bussola che è quella di guardare esclusivamente agli interessi del partito, che devono coincidere con gli interessi dei cittadini di questa Provincia, e devono rappresentare l'interpretazione dei veri e autentici bisogni di questa terra».

Teorico del metodo e della dialettica libera, il neo segretario della Federazione metropolitana del Partito democratico di Reggio Calabria è Giuseppe Panetta, espressione di una candidatura unica e condivisa dai dem reggini. Ospite di A tu per tu, la videorubrica in onda dagli studi di Corso Garibaldi de ilreggino.it, in molti ricorderanno Giuseppe Panetta per essere stato già sindaco di Cardeto e militante storico del partito che ora si approccia a governare per almeno i prossimi due anni.

«Abbiamo avuto una grande affluenza di iscritti che nonostante la calura estiva di questi giorni e nonostante anche i tempi ravvicinati si è recata alle urne. Non dobbiamo dimenticare che io sono stato candidato il 20 giugno e venerdì 27, una settimana dopo, si sono svolti i primi congressi. Perciò, in otto giorni, c’è stata un'affluenza del 60% che è un dato straordinario e molto importante. Io ringrazio tutti gli iscritti, tutti coloro che hanno lavorato e hanno permesso lo svolgimento di questa importante consultazione, la Commissione di garanzia provinciale e tutti coloro che si sono impegnati nei vari seggi, dove hanno votato circa 1100 su 1750 iscritti: io ho avuto solo dieci schede bianche e una scheda nulla, perciò il fatto di aver avuto questo voto, veramente mi lusinga ed è un grande motivo di orgoglio per il partito e non solo per me personalmente».

Segretario c’è un unico fronte aperto in provincia, a Taurianova, dove alcuni hanno protestato. Lo considera fisiologico o un incidente di percorso che rischia di macchiare questa tornata elettorale interna? Insomma cosa è successo?

«È un foruncolo in un corpo sano. È una cosa che è stata gestita molto bene dalla Commissione di garanzia provinciale e regionale. Lì c’era un criterio ineccepibile, tutti i circoli che hanno svolto contestualmente alla elezione del segretario regionale tre anni fa sono decaduti, come è decaduto il segretario regionale, e andavano al voto. Polistena, Cinquefrondi, ne dico solo due che sono attaccati a Taurianova, hanno votato, ma non si capisce perché nonostante l'apertura massima di dialogo di chi ha seguito le vicende di Taurianova, hanno scelto di fare sta cosa. A me dispiace sinceramente mi auguro che possano riflettere e capire che non c'è nessuna persecuzione nei loro confronti e che il partito non appartiene a nessuno: il partito ha delle regole e dobbiamo rispettare le regole che ci siamo dati».

“Cambiamento, Partecipazione, Territorio”, rappresentano lo slogan della sua campagna. Ci spiega attraverso queste tre parole il suo credo politico, e quindi come svolgerà il suo mandato?

«Queste parole d'ordine che io ho scelto di mettere come tema della mia mozione devono essere la bussola e la guida dell'iniziativa nei prossimi giorni. Con il gruppo dirigente noi dobbiamo cambiare questo partito, cioè noi dobbiamo arricchire la vita Democratica di questo partito, che deve avere dei contenuti, un profilo programmatico, deve avere un progetto per questa provincia, e questo lo facciamo se c'è un apporto, se c'è la partecipazione non solo degli scritti, dei gruppi dirigenti dei circoli che noi dobbiamo stimolare, perché il compito di chi dirige è di creare i presupposti e le condizioni perché tante altre persone, donne e uomini ragazze e ragazzi, possano essere messe nelle condizioni di essere protagonisti di una nuova fase politica. Perciò la partecipazione è strettamente legata a un'azione che noi dobbiamo sviluppare nei territori, puntando alla costruzione di circoli perché non siamo presenti in tutta la provincia».

A questo punto l’analisi di Panetta si fa più dura, prendendo ad esempio una delle città più importanti della Calabria se non del Mezzogiorno, come Gioia Tauro dove il Pd non è presente. Per lui «si apre un problema politico molto serio» perché se una forza politica come il Pd, la seconda forza politica nazionale, non è presente in quel centro allora c’è un problema molto serio. «Io da subito, già la prossima settimana spero di andare a Gioia Tauro per iniziare ad aprire un dialogo. La stessa cosa io intendo farla a San Luca, un altro comune simbolo della Calabria dal punto di vista delle contraddizioni della nostra terra, perché anche lì c'è una storia democratica importante degli anni ’70-80 che bisogna avere la memoria storica di recuperare dove i partiti della sinistra sono stati un baluardo della lotta alla mafia e della lotta per lo sviluppo. Si tratta di coniugare oggi nuovi diritti all'interno di un progetto di legalità e di crescita dei territori. Chiederò anche a chi non ha la tessera di dare il proprio contributo, le proprie idee, per far crescere il nostro profilo politico programmatico».

Quindi anche da militante lei si sarà reso conto qual era lo stato di salute del partito Ecco questi due anni dopo lunghissimi anni di commissariamento hanno rimesso in moto la macchina o ci vuole ancora tempo?

«Io ringrazio Antonio Morabito non soltanto per la disponibilità, perché ha contribuito anche lui a creare questo clima di unità e di convergenza sul mio nome, ma i problemi non dobbiamo nasconderceli dietro un dito. I problemi ci sono, sono presenti: a Gioia Tauro si è votato un anno fa, in altri comuni della provincia noi non siamo presenti nei Consigli Comunali, non abbiamo presentato liste, ma questo già da un paio d’anni. Noi abbiamo avuto varie vicende che hanno segnato la vita del partito, come la gestione commissariale, ma anche in questi ultimi anni, lo sforzo del segretario era uno sforzo di un singolo, per la mancata formazione di un gruppo dirigente che non ha agevolato il suo lavoro. Io penso che noi invece dobbiamo fare un lavoro di squadra, un gruppo dirigente largo e coinvolgere anche al di fuori del gruppo dirigente altre persone, uomini e donne che possono dare una mano».

Che voto dà a Giuseppe Falcomatà sindaco, e alle sue ambizioni politiche? Che non è un mistero siano rivolte alla cittadella…

«L'ambizione è legittima, ci mancherebbe altro. Mercoledì abbiamo deciso insieme al sindaco e al capogruppo di tenere la prima riunione del gruppo al Comune di Reggio, per avviare insieme un confronto e individuare il cammino che dobbiamo intraprendere, la collaborazione che ci deve essere tra partito e gruppo. Andando al merito della domanda, la questione politica vera è che in queste città non c'è memoria storica, ma anche per responsabilità nostra, perché noi dobbiamo mettere bene in evidenza da dove siamo partiti. Non è possibile che il centrodestra possa diventare vittima di questa situazione e gridare come se non ci fossero responsabilità nel governo. Cioè questa città era sul baratro, da tutti i punti di vista, e questa cosa non può essere annullata con la propaganda e le bugie del centrodestra. In questi anni purtroppo abbiamo sofferto un po' di modestia, cioè se bisogna fare un rilievo al gruppo, al partito, è che noi siamo stati troppo signori a non attaccare alle responsabilità il centrodestra per l'eredità che ha lasciato a noi.

Bisogna anche avere l’onestà politica e intellettuale di dire dove abbiamo sbagliato e abbiamo commesso errori, e riaprire un rapporto con la città e con i cittadini con i dati alla mano. Noi abbiamo le carte in regola per discutere e presentarci con i cittadini per riconquistare la loro fiducia. Poi, Falcomatà nessuno può metterlo in dubbio è una persona non per bene, più che per bene, una persona pulita che gestisce la cosa pubblica con grande disinteresse per amore verso questa città. A lui un pieno ringraziamento di tutto quello che ha fatto. E Falcomatà è il primo a riconoscere anche gli errori e i limiti che noi abbiamo avuto nell’azione amministrativa».

Per la successione di Falcomatà in tanti hanno cominciato a parlare di Primarie, la sua posizione qual è?

«Io capovolgerei il ragionamento. Io non sono per i partiti o per i gruppi che partono dalle persone, è un sistema che non fa bene, anzi fa male alla politica, distrugge la politica e invece noi dobbiamo portare al centro la politica. Noi dobbiamo partire da un giudizio su questa amministra di questi anni, con tutti coloro che ci stanno a discutere in maniera seria e serena sull'azione dell'amministrazione Falcomatà, e poi capire cosa ci mettiamo dentro, qual è la seconda fase dopo aver risanato il Comune e dopo averlo riportato in una condizione quasi di normalità. Perciò dobbiamo partire da qui, dai progetti di una fase anche di un profilo programmatico, cosa mettiamo dentro, cosa pensiamo della Reggio del domani e poi abbiamo la fase della scelta del nome con chi accetta e condivide quella impostazione programmatica, e insieme decidiamo metodi e modi per la scelta del sindaco. Le Primarie possono essere anche una soluzione, non mi scandalizzo, è uno strumento che fa parte della democrazia purché non siano le primarie di chi passa per strada entra e vota. Le primarie devono avere anche un minimo di regole per garantire un corretto svolgimento nell'interesse di tutti i candidati».