Il leader nazionale rilancia l’idea di una politica “della moralità”, centrata sul lavoro, sul welfare e sulla dignità delle persone, e invita a non ridurre il centrodestra a partito delle banche. E sul piano Usa per Gaza critica le opposizioni: «Occasione sprecata per dimostrare responsabilità e unità sulla pace».
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«Abbiamo ripreso un termine calcistico, è finito il primo tempo con l'1-0, speriamo di chiudere la partita con il 2-0. Ma la cosa più importante, lo si è vista anche ieri in questa manifestazione (quella con la premier Meloni a Lamezia, ndr) dove abbiamo partecipato i quattro leader del centrodestra: è la sensazione concretissima che questi quattro anni di governo Occhiuto e di centrodestra hanno ridato una dignità ad un popolo, hanno ridato una dignità ad una regione, che è quella calabrese, di poter finalmente giocare una partita da protagonisti. Quando la Meloni ha annunciato l'inizio delle procedure per la fine del commissariamento sulla sanità, c'è stata un'ovazione, non solo da parte dei supporters, dei nostri militanti, ma da parte delle tantissime persone che erano lì. Era l'idea del “ce la possiamo fare, possiamo ritornare ad avere la testa alta, l'orgoglio di essere calabresi”, e l'orgoglio di una politica, anche per Noi Moderati, che ritorna ad essere quella della moralità, del fare, della concretezza, della serietà, delle risposte che si danno ai cittadini».
Il tour di Maurizio Lupi, leader nazionale di Noi Moderati, si è concluso a Reggio Calabria con l’incontro coi candidati, militanti e simpatizzanti, a pochi giorni dal voto. In questa occasione si è voluto mostrare anche un partito orgoglioso e desideroso di occupare un posto al centro, non solo metaforicamente, nella coalizione.
Presidente Lupi, voi ce l'avete nel nome, ma anche questa campagna elettorale in Calabria ha messo in evidenza come ci sia molta voglia di moderatismo, di un'area che ancora sta cercando spazio, sia da una parte che dall'altra…
«Guardi, se c'è un dato negativo, che purtroppo è stato confermato anche dalle elezioni delle Regioni Marche, è l'astensionismo. Abbiam perso 10 punti in quella regione di partecipazione al voto. Qui in Calabria, l'altra volta votarono il 42, 43, 44%. Più della metà degli italiani non va a votare. E 9 dei 18 milioni di italiani che non vanno a votare si definiscono moderati e di centro. Bisogna tornare ad una politica che testimoni la bontà della politica con la P maiuscola, che ridia voce e espressione, che porti gli interessi di questo pezzo di popolo. Lo facciamo, lo dobbiamo fare. Noi Moderati lo vuole fare in tutta Italia, ma lo vogliamo fare innanzitutto qui in Calabria. Lo si è visto, per esempio, dal reddito di merito anziché dal reddito di cittadinanza. Sono due cose assolutamente opposte. Sfatiamo questo luogo comune in cui al nord, lo dico da milanese, si vuole il lavoro, e invece al sud si vuole il reddito di cittadinanza. Al nord come al sud si vuole il diritto ad un lavoro, perché è il lavoro che dà la dignità».
Lupi sottolinea come il lavoro lo diano le imprese, e di come ci sia bisogno di un patto tra imprese stesse e lavoratori, e «un salario giusto, un salario alto, non un salario minimo», definendo questa anche come «la battaglia su cui noi tutti dobbiamo lavorare».
«Il reddito di merito proposto dal Presidente Occhiuto e da tutto il centrodestra – ha continuato - è proprio l'idea di tornare a dare voce e speranza a quei giovani meritevoli che vogliono studiare in questa regione. Le Università sono cresciute, e la loro qualità credo che sia un segnale importante. Ecco, questo è quello che è accaduto a Lamezia, ed è quella la ragione per cui, al di là dei sondaggi, sono convinto che Occhiuto vincerà abbondantemente in questa regione, credo molto di più dell'altra volta, e sono convinto che Noi moderati sarà una sorpresa importante. Ci auguriamo ovviamente di avere almeno due consiglieri regionali e di superare il 5%».
Presidente, quindi polemiche chiuse, anche con gli alleati, visto le ultime battute, se non frecciate, che ci sono state anche tra di voi, nella fattispecie con Forza Italia...
«Guardi, quello che non si capisce e che la sinistra fa fatica a comprendere è che il centrodestra da 31 anni, cioè dal 1994, è insieme perché condivide una visione e un'idea di società. La sintetizziamo sempre dicendo che per noi la persona al centro, le libertà sono il nostro comune denominatore, e lo Stato, il pubblico, è al servizio della persona, la dignità della persona va sempre difesa in ogni ambito. In questo contesto il centrodestra è una coalizione dove ognuno porta le proprie differenze. Le differenze non sono un ostacolo ma un'unità. La cartina di tornasole è che poi in Parlamento da tre anni abbiamo dato stabilità e abbiamo sempre votato tutta la coalizione nello stesso modo».
Poi però ci sono delle differenze…
«Noi, per esempio, diciamo agli amici di Forza Italia, essendo entrambi di centro e facendo riferimento al Partito Popolare Europeo, che chiedere un contributo alle banche non è mai un peccato e che un pizzicotto non fa male, una sberla fa male, e che forse oggi più che mai far sedere le banche intorno al tavolo e dire aiutateci ad aumentare gli stipendi per i giovani o fare le politiche per la natalità ne vale la pena, sennò si rischia di diventare il partito delle banche. Forza Italia pone l'accento sull'aspetto liberale e ovviamente della non-tassazione e noi diciamo che un Partito Popolare rispetta il libero mercato ma è attento anche alla dignità della persona e al welfare».
Uno dei temi più caldi in questo momento è naturalmente la crisi a Gaza, tra Palestina e Israele. Rispetto a questo piano proposto da Trump, qual è la vostra posizione? e può in qualche maniera minare questa compattezza?
«Senza se e senza ma dobbiamo oggi sostenere questo piano che gli Stati Uniti d'America hanno proposto per una pace in quel territorio, per far finire la strage di civili, per iniziare un percorso che possa portare al riconoscimento di entrambi, dei due Stati e dei due popoli. Noi credo che in questo momento dobbiamo rivolgere un appello, che serve il coraggio della responsabilità di depositare lo scontro politico anche in Parlamento e sulla politica estera di avere una posizione comune. Lo ha fatto il Vaticano sostenendo questo piano di pace degli Stati Uniti d'America».
L’auspicio di Lupi (l’intervista è stata realizzata il giorno prima di tornare in Parlamento) era quello di ritrovare unità proprio rispetto ad una mozione comune, ma così non è stato, e lo stesso leader di Noi Moderati ha affidato ai suoi social la sua considerazione.
«Il sì del Parlamento alla risoluzione di maggioranza con il sostegno al piano di pace Usa per Gaza segna un passaggio importante. Sarebbe stato un bel segnale se anche le opposizioni avessero votato tutte a favore, tanto più che il piano è condiviso dall’Ue, dai leader europei, dai Paesi arabi, dall'Autorità nazionale palestinese, ma la sinistra italiana ha scelto purtroppo ancora una volta di distinguersi. Era una grande occasione per dimostrare senso della responsabilità, per loro resta invece un’occasione sprecata. Incomprensibile poi lo sciopero generale indetto da Cgil e Usb: mentre il mondo parla di pace, alcuni sindacati scelgono di scendere in piazza. Difficile trovare alcun senso».