Alla fine la maggioranza si è ricompattata, trovando i numeri (in tutto i consiglieri di centrodestra erano 19) per rendere valida una seduta che sembrava destinata ad andare deserta. Nelle fase iniziali il centrosinistra entrato in aula per capire in che condizioni si sarebbe presentata la maggioranza ha abbandonato l’aula, per farvi poi ritorno qualche minuto dopo, quando ad entrare in aula sono stati i consiglieri di Fratelli d’Italia.
Nel giro di pochi minuti sono stati evasi i primi due punti dedicati alle materie economiche con l’approvazione del Bilancio consolidato del Gruppo Consiglio regionale della Calabria” e l’assestamento al Bilancio di Previsione 2025-2027 di Palazzo Campanella.

Bruni (Pd): «Occhiuto ci dica da cosa scappa»

Chiaro che quello che interessa tutti è il terzo punto sulle dimissioni di Occhiuto. La prima a prendere la parola è stata la consigliera del Pd Amalia Bruni che ha definito senza precedenti per il modo in cui Occhiuto ha scelto di annunciarle: «Ha scelto di trasformare le dimissioni in propaganda. Noi siamo quelli che facciamo – dice Bruni – ma un fatto è un fatto non ha contraddizioni e lei non parla di fatti, perché si dimette presidente? Per colpa dei gufi o di quelli che non hanno fatto niente per la Calabria».

Per Bruni Occhiuto non può sottrarsi a quel bilancio essendo in politica da trent’anni: «Ci indigna l’uso personale fatto della dialettica politica a favore di un progetto individuale, un colpo di teatro, ma la verità è che ci sembra che stia scappando, da cosa non lo dice». Il giudizio politico è dunque fondato sui fatti, per Bruni, che sottolinea come la sanità sia stato un crocevia di fallimenti: «Avete puntato tutto su Azienda zero e dopo quattro anni ancora non si vede nulla», dice chiedendo ad Occhiuto perché non si dimette da Commissario ad acta.

Lo Schiavo: «La Calabria non è la Repubblica delle banane»

Anche per Antonio Lo Schiavo oggi si celebra una pagina storica, ma in negativo, perché Occhiuto umiliando il Consiglio e i consiglieri, ha legato i destini dell’istituzione ai suoi guai giudiziari. «Perché questa accelerazione avendo un anno e mezzo per dimostrare la sua forza?» ha domandato il notaio vibonese che con vigore ha sostenuto come appellarsi al giudizio del popolo appartenga alle Repubblica delle banane: «Io credo sia stato un errore, e mi si dica cosa cambierà la prossima legislatura? Con un tratto di penna si cancellerà tutto o i destini di questa legislatura influenzeranno anche la prossima?». Così Lo Schiavo si congeda dall’aula, con un discorso accorato - «ho servito il popolo calabrese con disciplina e onore» - e con la bandiera della Palestina tra le mani.

Mammoliti: «Trascinate la Calabria in una crisi senza speranza»

Dopo Ferdinando Laghi che ha tracciato un bilancio di questi tre anni di legislatura, tra soddisfazioni e delusioni, è toccato a Raffaele Mammoliti (Pd) rivolgere il suo j’accuse al governo regionale. L’esponente dem non risparmia il presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso - «non è stato né imparziale né di garanzia» ha detto – quando accusa Occhiuto anche di una sorta di arroganza usata nei confronti della giustizia. «State trascinando la Calabria in una crisi di sistema senza precedenti che non lascia spazio alla speranza. Nessun pronunciamento dei cittadini può contrapporsi al lavoro della magistratura. Noi siamo pronti a misurarci».

Tavernise: «Pronti a ribaltare la narrazione del governatore»

Davide Tavernise si è detto impaziente di iniziare la campagna elettorale per godere delle “stories” e dei “reels” su quanto realizzato dal presidente in questi anni. «Quando dirà che ha risollevato la sanità dalle macerie, ci sarà qualcuno che ricorderà i 400 milioni di mobilità passiva, che abbiamo scovato migliaia di imboscati, che ci sono le ambulanze senza medico, e che il medico sull’elisoccorso ci costa cinquemila euro». Lo stesso dicasi per la Statale 106, il Ponte, l’alta velocità su cui, giura il capogruppo Cinquestelle, «ribatteremo punto su punto. Mi auguro che uscirà pulito da questa inchiesta, ma facendo così sta sporcando lei stesso la sua immagine». Sulla data del voto Tavernise chiede di mantenere la parola data in capigruppo del 12 ottobre.

Talerico: «Volete candidare un condannato in via definitiva»

Il primo ad intervenire per la maggioranza è Antonello Talerico secondo cui Occhiuto non scappa dal processo dimettendosi da presidente. Replicando a Tavernise ricorda le contraddizioni del centrosinistra che «sta proponendo a candidato a presidente un condannato in via definitiva che non sarebbe neanche candidabile (il riferimento è all’europarlamentare Domenico Lucano, ndr), e gridano per le dimissioni di un indagato». Pasqualina Straface parla di un “atto formale” sentendo un dovere politico e morale di dire ciò che questa legislatura ha rappresentato per la Calabria: «Non è solo un ciclo di buongoverno, ma è solo un pit stop che ripartirà con forza, vigore e senza zavorre, con la benedizione della democrazia e dell’elettorato calabrese». Straface parla di credibilità e autorevolezza per una Regione condannata alla marginalità. La sua è una promozione a pieni voti dell’operato e del modo di operare di Occhiuto.

Caputo: «Io indagato? Certe fake news solo in Calabria»

A fargli eco anche Pierluigi Caputo che restituisce all’opposizione le letture negative di una esperienza politica per lui più che positiva. Lo stesso Caputo si è poi detto amareggiato per la notizia circolata circa una sua presunta iscrizione tra gli indagati, «queste cose – ha detto – succedono solo in Calabria». Di «scelta lucida» ha invece parlato Luciana De Francesco. La presidente della Commissione Affari istituzionali ha parlato di maggioranza «coesa e responsabile» ed elencando i «successi» della legislatura ha inquadrato anche la posizione di FdI, dimostratasi «corretta e leale»: «Abbiamo sostenuto con convinzione questo progetto e riteniamo che i risultati vadano consolidati e rilanciati. Oggi viene restituita la parola ai cittadini calabresi: la forza della politica è mettersi in discussione e misurarsi, Presidente – ha concluso – noi siamo con lei».

De Nisi certifica lo strappo: «Le dimissioni sono un errore»

Domenico Giannetta parla invece di un «entusiasmo rinnovato» rispetto a risultati che i calabresi hanno mostrato di apprezzare: «Bene ha fatto il presidente a scommettere su proposte risolutive come mai si erano viste». Il medico della Piana nel suo passaggio sulle infrastrutture si è soffermato a lungo sulla realizzazione del Ponte: «Sono orgoglioso del lavoro fatto e di chiedere nuovamente fiducia ai calabresi».
Molto atteso l’intervento di congedo di Francesco De Nisi, segretario regionale di Azione con la quale nei giorni scorsi di è consumato lo strappo con il presidente Occhiuto. E d’altra parte per lui «la scelta delle dimissioni è un errore. Discuterne con la sua maggioranza lo avrebbe portato a scelte più ragionate. Ora saranno i cittadini a decidere se confermarle la fiducia».

Mattiani: «La legislatura più riformista di sempre»

Ernesto Alecci ha ricordato la fiducia chiesta rispetto alla questione dei Consorzi di bonifica e la minaccia di dimissioni qualche tempo dopo per allineare le posizioni della maggioranza: «Abbiamo bisogno di un presidente autorevole e non autoritario» ha detto rispolverando anche lui un passaggio del vangelo caro ad Occhiuto: «Il più piccolo di voi è anche il più grande».
Per il leghista Giuseppe Mattiani «questo governo regionale ha fatto più dei governi che si sono succeduti negli ultimi trenta anni». Per lui quello scelto da Occhiuto è «il momento giusto» per restituire la parola ai calabresi che «amano i fatti e non le parole». Di quattro anni «entusiasmanti» ha parlato anche Michele Comito che ha vissuto anche l’esperienza del capogruppo degli azzurri in aula. Per lui la “disciplina e onore” richiamati da Lo Schiavo sono state onorate dalla «fedeltà dimostrata alla Calabria con la legislatura più riformista della storia della Calabria. Il rigore morale del presidente ha garantito anche noi consiglieri e oggi la percezione della nostra regione è diversa dal passato».

Bevacqua: «Dobbiamo chiedere scusa ai calabresi»

Il capogruppo dem Domenico Bevacqua si dice convinto del fatto che questa legislatura ha suonato il de profundis per il Consiglio regionale, come istituzione, per via delle politiche adottate e della conduzione dei lavori: «I veri sconfitti siamo noi in un Consiglio regionale che in questi anni non ha deciso nulla, difronte ad un presidente che vi ha anche costretto a votare contro la legge delle primarie proprio per accelerare il cammino verso il voto. Avete subito passivamente» ha detto rivolgendosi ai colleghi di maggioranza, senza risparmiare il presidente del Consiglio Mancuso al quale chiede di «chiedere scusa ai calabresi, abbiamo fallito tutti noi».