Dall’Oscar per “Gente comune” al Sundance Festival, dalle battaglie ambientaliste ai ruoli iconici accanto a Jane Fonda e Meryl Streep: il percorso di un artista che ha segnato il cinema del Novecento
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Quando quel ragazzino lasciò la California per l’Europa, prima di quel lungo autostop sulle strade della Germania e della Francia, e prima di quel piccolo appartamento a Firenze che lasciò perché non aveva più un soldo in tasca, non immaginava che la sua fama lo avrebbe illuminato per tutta la sua vita. Con quel viso da avventuriero, Robert Redford ha sempre seguito l’istinto, senza mai avere paura di schierarsi e ha scalato la montagna del successo con audacia e splendore.
Ambientalista, democratico nell’attuale mondo pavido della Settima Arte (lontano anni luce dalle Redgrave e dai Brando), Redford è stato parte di quella corrente artistica che non aveva paura di dire cosa pensava.
«Non mi vergogno di dire che la mia bandiera è il mio cuore» disse in un’intervista di pochi anni fa, e non erano parole. Sullo schermo non incarnava l’eroe senza macchia, non era il rude cowboy, non era Eastwood per intenderci, o colui che camminava con la mano sulla pistola per fare giustizia. Era tutt’altra la sua cifra. Come regista conquistò un premio Oscar per “Gente comune” (1980), fece innamorare Jane Fonda, creò per i giovani talenti il Sundance Festival che lanciò autori come Quentin Tarantino e Christopher Nolan. Lasciò quasi subito Hollywood per rifugiarsi tra le montagne dello Utah dove fece battaglie per tutelare il territorio dalle falcate delle compagnie elettriche che avrebbero deturpato l’ambiente. L’ultimo film è del 2019, ma saperlo così lontano adesso fa tanto male.
Ecco cinque film per ricordare il ragazzo d’oro di un cinema che non c’è più:
La stangata (1973)
Astuzia, vendetta e amicizia, un trascinante ragtime e poi Robert Redford e Paul Newman che cercano di fare il colpo grosso. La Stangata (The Sting), uscito nel 1973, è un classico intramontabile che ha dato tanto da mangiare a sceneggiatori e registi degli anni (Ocean’s Eleven tanto per citare un film che alla Stangata deve tantissimo). Il piano narrativo della pellicola si sviluppa in una serie di intricati inganni e doppi giochi, culminando in un finale sorprendente a cui si arriva quasi senza respiro. Alla 46ª edizione degli Academy Awards vinse sette Oscar, tra cui Miglior Film, Migliore Regia per George Roy Hill e Migliore Sceneggiatura Originale per David S. Ward. Celebre la musica di Marvin Hamlisch, basata sulle composizioni del pianista ragtime Scott Joplin, come The Entertainer ancora oggi un cult (clicca avanti per continuare a leggere) .
La mia Africa (1985)
Sydney Pollack (amico fraterno di Redford con cui fondò il Sundance) si cimenta qui nell’adattamento del romanzo autobiografico di Karen Blixen. Redford è Denys Finch-Hatton, cacciatore in un’Africa da cartolina di cui la protagonista si innamora perdutamente. Sullo sfondo i panorami straordinari del Continente Nero che ammaliano come il richiamo di una sirena. Colonna sonora straordinaria firmata da John Barry e una scena iconica rimasta nella storia: quella in cui Redford lava i capelli a Meryl Streep. Finale da strappare il cuore. (clicca avanti per continuare a leggere)
Tutti gli uomini del presidente (1976)
Dietro la macchina da presa c’è Alan J. Pakula che ricostruisce in modo magistrale l’inchiesta del Washington Post che portò allo scandalo Watergate e alle dimissioni di Richard Nixon. I protagonisti sono Robert Redford e Dustin Hoffman nei panni dei cronisti Bob Woodward e Carl Bernstein, che regalano interpretazioni diventate leggendarie. Una pietra miliare del genere. Attualissimo. (clicca avanti per continuare a leggere)
Come eravamo (1973)
Un amore che implode: una donna brillante (Barbra Streisand), un uomo che non sa amarla (Robert Redford). Il tempo che passa come un fiume e che allarga le sponde rendendole sempre più distanti. In questo classico diretto da Sydney Pollack, Redford ci consegna uno dei suoi personaggi più iconici. Ambientata tra gli anni Trenta e Cinquanta, la storia attraversa il periodo nero del maccartismo e le tensioni ideologiche dell’America del dopoguerra, mostrando come l’amore non vince sempre. (clicca avanti per continuare a leggere)
A piedi nudi nel parco (1967)
Nel film tratto dalla commedia di Neil Simon troviamo un giovanissimo Redford alle prese con un amore che si trasforma. La pellicola vede insieme Redford e Jane Fonda, che resteranno legati tutta la vita da un rapporto di reciproca stima e amicizia. Un film che ci delizia con dialoghi brillanti, situazioni paradossali e momenti di tenerezza. Quando il cinema sapeva scrivere il cinema. (clicca avanti per continuare a leggere)
I tre giorni del Condor (1975)
C’è ancora Pollack dietro la macchina da presa per uno spy movie imprescindibile. Tratto dal romanzo di James Grady, vede come protagonista Joseph Turner (Robert Redford), nome in codice “Condor”, un analista della CIA. Turner, rientrando nella sede segreta dove lavora, scopre che tutti i colleghi sono stati assassinati. Anche lui non è più al sicuro: braccato dai sicari e tradito dall’Agenzia stessa per cui lavora, avrà soltanto tre giorni per scoprire chi vuole eliminarlo e perché. Un classico delle spy story. (clicca avanti per continuare a leggere)
Proposta indecente (1993)
E se un uomo affascinante e milionario offrisse 1 milione di dollari per passare una notte con tua moglie, cosa fareste? Su questo interrogativo, che torna attuale ogni volta che il film di Adrian Lyne (“9 settimane e ½”) viene ritrasmesso, gira questa pellicola che fece molto discutere e lanciò definitivamente nell’empireo delle star una bellissima Demi Moore. Redford semplicemente splendido, impossibile dirgli di no.