Strumenti nuovi ma niente autorizzazione dell’Asp di Cosenza per il reparto. I rischi per i pazienti e l’aumento di fatturato per le strutture convenzionate diventano un caso
Tutti gli articoli di Sanità
PHOTO
Lo spreco resta lì, denuncia dopo denuncia, a ricordare che la sanità calabrese ha tanti problemi ereditati ma i guai riesce benissimo a crearseli da sola. Ospedale di Paola: reparto di cardiologia chiuso ma dotato di strumenti per l’emodinamica. C’è anche il personale, le autorizzazioni no, quelle mancano. Questione di numeri, di bacino d’utenza che sarebbe insufficiente.
La storia va avanti da tempo, LaC News24 ha raccolto nel gennaio 2025 la denuncia dell’avvocato Ennio Abonante, che da anni si occupa di malasanità e di questo caso ha fatto una battaglia per i diritti. Per capirci: capita che un cittadino colto da malore si presenti al Pronto soccorso dell’ospedale di Paola e lì i medici arrivino a diagnosticagli una patologia cardiaca che potrebbe necessitare di un intervento di angioplastica. Bene, anzi male, quel cittadino deve essere trasferito altrove – lasciando trascorrere ore, forse giorni –, in un centro dotato di emodinamica. L’emodinamica, però, sarebbe a portata di mano, qualche piano più su, ma non funziona nonostante un investimento da due milioni di euro. Abonante spiegò che «nel reparto di Cardiologia esiste una sala di emodinamica, per la quale sono stati spesi oltre due milioni di euro, compreso l’acquisto di un angiografo di ultima generazione, che è stata completata e collaudata da da settembre 2024, ma è inutilizzata…».
Torna a protestare davanti alle telecamere del Tg3 nazionale ricordando che «nel 2023 ci sono stati 3 casi di decessi di persone che praticamente hanno atteso inutilmente l’ambulanza».
A Paola non si possono trattare infarti acuti nonostante ci siano gli strumenti perché mancano le autorizzazioni all’uso dell’Asp di Cosenza. Ogni anno – è la stima offerta dal Tg3 – circa 300 persone vengono trasferite in ambulanza nelle strutture vicine, la maggioranza in una clinica convenzionata.
Si tratta della Tirrenia hospital, gigante della sanità nell’area del Tirreno cosentino. Il nome della clinica – non indagata – compare in uno dei filoni dell’inchiesta della Procura di Catanzaro che ha causato la bufera alla Regione e ha costituito la miccia per le dimissioni del governatore Roberto Occhiuto. Uno dei passaggi riferiti alla struttura convenzionata riguarda l’aumento di fatturato di circa 7 milioni di euro registrato dal 2022, in parte proprio per gli interventi sulle malattie cardiovascolari che a Paola non è possibile trattare.
Antonello Graziano, che guida l’Asp di Cosenza, si difende puntando sui numeri: «Ci sono linee guida ministeriali che dicono che per un servizio di emodinamica c'è bisogno di un bacino di utenza, si parla di 300 mila abitanti» e spiega di non aver comprato lui gli strumenti da 2 milioni rimasti finora a prendere la polvere.
Il caso resta in piedi così come l’osservazione dell’avvocato Abonante: «Il servizio di emodinamica non può dipendere dal numero di abitanti, se l’orografia e la viabilità del territorio non permettono di rispettare le linee guida. Avere salvato anche una sola vita umana, vale bene i fondi spesi, magari sottratti a feste, sagre, fiere, concerti e chi più ne ha più ne metta…».