Si avvicinano le scadenze per spendere i fondi Pnrr. Una corsa contro il tempo per completare strutture e dotarle di personale. Gli attivisti guidati da Marisa Valensise: «State privatizzando tutto. I cittadini non ce la fanno più»
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La sanità calabrese si trova in una fase critica, definita da molti "ultima chiamata". Il 2026 rappresenta un punto di snodo, con la politica che cerca soluzioni per dare ossigeno al settore, intraprendere misure correttive per invertire la tendenza, nonostante le sfide profonde. Si tratta di un’autentica corsa contro il tempo per completare le strutture e dotarle di personale, ma i ritardi accumulati rendono la situazione molto difficile. Si avvicinano le scadenze, previste per metà anno prossimo, per spendere i fondi PNRR. Intanto una percentuale significativa non è stata ancora utilizzata, mettendo a rischio il raggiungimento dei target. L'urgenza, oltre che dai sindacati, è stata segnalata dal Comitato spontaneo a tutela della salute guidato da Marisa Valensise, che manifesta per difendere la sanità pubblica, contro lo smantellamento di ospedali e la carenza di personale.
Gli attivisti hanno stilato un proprio resoconto sulla sanità calabrese: «Mancano cinque mesi a giugno 2026. Dove sono le Case di Comunità? Dove sono gli Ospedali di Comunità? Dov’è il personale che dovrebbe lavorare in queste strutture? Dovrebbero essere già operativi, non solo annunciati. Ma questo, a quanto pare, è solo un optional. Avete avuto quattro anni. Ora pretendete che i cittadini credano che in cinque mesi realizzerete ciò che non avete fatto in tutto questo tempo? La verità è semplice: non esiste alcuna programmazione a favore dei nostri territori. Negli ospedali manca il personale, i reparti restano chiusi e si continua a raccontare la favola dell’emergenza come se fosse una fatalità. Non lo è. È una scelta politica. Il reclutamento dei medici cubani doveva essere una soluzione tampone tre anni fa. Oggi è diventato un sistema strutturale, perché non volete bandire concorsi, non volete rendere attrattivi i posti di lavoro, non volete trattenere i nostri medici. Preferite pagare professionisti esterni e medici in pensione fino a 100 euro l’ora, bruciando risorse pubbliche, piuttosto che assumere personale stabile.
Parlate di piano di rientro e di contenimento della spesa, ma nei fatti spendete il triplo. Con i medici a gettone siete perfettamente consapevoli del dispendio di denaro che state perpetrando ai danni dell’intero sistema sanitario. State bruciando l’etica e il vero senso della professione medica».
Il Comitato prosegue: «Diciamolo chiaramente: dal piano di rientro non volete uscire, perché questo sistema fa comodo a troppi. L’80% del bilancio regionale è sanità. Una sanità diventata un enorme bacino di potere: commissariata, opaca, gestita con poteri straordinari concentrati nelle mani di una sola persona. Un modello che non cura i cittadini, ma alimenta clientele e propaganda. Non ha più senso rivolgersi ai direttori generali: non decidono nulla. Lo dimostrano dichiarazioni imbarazzanti come quelle secondo cui, nell’Ospedale Santa Maria degli Ungheresi di Polistena, non si aprono reparti per “mancanza di spazio”, mentre negli ospedali dove lo spazio esiste si chiudono i servizi. Il problema non è lo spazio. Il problema è che non volete che i pochi ospedali rimasti prendano realmente vita».
Secondo gli attivisti: «Le soluzioni esistono, ma vengono ignorate. Nei giorni scorsi, durante un Consiglio comunale aperto a Polistena, il sindaco, insieme a tre architetti del territorio, ha presentato un progetto concreto: la realizzazione di una torre all’interno dell’ospedale di Polistena, realizzabile con meno dei 33 milioni di euro INAIL sbandierati dal Presidente Occhiuto. Fondi sufficienti per completare i reparti e rendere l’ospedale uno Spoke vero. Ma la propaganda conta più dei fatti. La medicina del territorio è stata cancellata. Senza Case di Comunità, senza servizi e senza personale, i pronto soccorso sono diventati l’unica risposta. È un disastro annunciato. La psichiatria rappresenta l’esempio più grave di questo fallimento: qualche medico a gettone per tappare i buchi, nessuna visione, nessuna continuità. E il Centro di Salute Mentale di Taurianova? Il Comitato stava facendo allarmismo o aveva semplicemente ragione?».
Il comitato si rivolge al Presidente Occhiuto: «Qui non si tratta di attacchi personali. Si tratta del diritto alla cura. I cittadini non chiedono favori: chiedono di vivere. Il nuovo anno dovrebbe segnare una svolta, ma per farlo serve una cosa che finora è mancata: ammettere gli errori. Lei non è infallibile, non è l’uomo solo al comando. È un amministratore pubblico e, come tale, deve rispondere delle sue scelte».
Infine, si evidenzia: «In sanità non si governa per appartenenza politica, ma per competenza, coscienza e responsabilità. L’Italia è tra i Paesi con la più alta spesa sanitaria privata. State privatizzando tutto, lasciando al pubblico solo ciò che costa di più e rende di meno. È questo il vostro modello? Perché i cittadini non ce la fanno più. Non è accettabile attendere un anno per una gastroscopia o una rettoscopia. Non è accettabile essere costretti a pagare per curarsi. La sanità non è propaganda. La sanità è vita. E la vita non può aspettare».



