Presentato dal regista negli Stati Uniti, il film candidato per l’Italia agli Oscar raccoglie consensi grazie a tensione, realismo e interpretazioni potenti
Tutti gli articoli di Cultura
PHOTO
Francesco Costabile lo ha definito «un piccolo film coraggioso», ma l’impatto emotivo di Familia supera di gran lunga le dimensioni della sua produzione. Il regista cosentino sta portando negli Stati Uniti il suo lavoro più accolto dalla critica, un’opera che ha già conquistato Nastri d’Argento – tra cui il Premio Speciale BNL BNP Paribas – oltre ai David di Donatello e a importanti riconoscimenti alla Mostra del Cinema di Venezia.
Il film, selezionato come proposta italiana per l’Oscar nella categoria Miglior Film Internazionale, si sta facendo apprezzare oltreoceano per la sua capacità di raccontare una storia essenziale ma universale, con uno sguardo asciutto e realistico che non concede vie di fuga allo spettatore. A metà dicembre si saprà se Familia entrerà nella shortlist dell’Academy, ma i primi riscontri del pubblico statunitense fanno ben sperare.
Grande parte della forza del film risiede nell’atmosfera tesa e claustrofobica costruita da Costabile, capace di racchiudere i personaggi in un perimetro emotivo spietato. A dare sostanza al racconto ci pensano tre interpretazioni di rara intensità: Francesco Gheghi, vittima fragile e mutevole; Francesco Di Leva, un aguzzino umano prima ancora che violento; e Barbara Ronchi, antieroe complesso che attraversa la storia con un equilibrio instabile ma magnetico.

