Stasera l'ultima delle tre date legate al tour nei teatri italiani. In riva allo Stretto, parole, note ed emozioni nel viaggio attraverso oltre 60 anni di musica
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Un crescendo di emozioni che strascina e coinvolge come solo le sue canzoni riescono a fare. Canzoni che sono tracciano rotte. Note e parole che diventano tappe di un cammino comune, a ritroso e verso il futuro al contempo, nei meandri di oltre 60 anni spesi a scrivere 350 canzoni e a emozionare intere generazioni. Il pubblico del teatro Cilea di Reggio Calabria plana di nuovo sulle ali dei quei tasti bianchi e neri in occasione della seconda tappa sold out del Piano di volo Solo Tris di Claudio Baglioni.
Oltre tre ore di concerto in cui il cantautore della canzone del Secolo (scorso) “Questo piccolo grande amore”, paroliere di grande abilità e sensibilità, si è anche a lungo raccontato, instaurando da subito con il pubblico un rapporto scandito da grande confidenza e spiccata ironia.
Ha molto scherzato sull’utilizzo dei telefoni durante il concerto, dai «visi illuminati non di luce interiore ma anteriore in platea, ai “litigi” con il flash che non si è grado di disattivare. Alla profonda buca dell’orchestra del teatro Cilea, neppure paragonabile ai fossati dei castelli medievali, ha anche dedicato il suggestivo richiamo dello Stretto». Risate e sorrisi dunque ma soprattutto racconti di vita e musica fino a non individuarne i confini.
I ricordi e il tempo
«Su un palco di periferia a Roma la mia prima esibizione a 13 anni, in pantaloni celesti e una lunga camicia rosa. Un abbigliamento all’epoca molto anticonvenzionale. Del resto, la grande sostenitrice che fu mia madre era sarta e guardava lontano, alla società che poi sarebbe stata. Insomma quella sera la mia musicalità innata, per nulla legata ad alcuna tradizione o contesto familiare, fu notata e così tutto iniziò», racconta Claudio Baglioni dal palco con il Solo tris di piano, in acustica, elettrica e digitale alle sue spalle, tra i quali poi torna a fluttuare, suonando, cantando e continuando a raccontare.
Il “Piano di volo” è ancora lungo e prosegue tra racconti e musica, richiamando i temi principali della sua poetica. La nostalgia, che nessuna macchina spazio-tempo dell’uomo potrà mai sostituire. L’atto di ricordare, la cui radice è la stessa di coraggio, “cor” nel senso di cuore, significa riportare al cuore e tenere stretto a sé quell’attimo, come se non potesse mai finire, non conoscesse tempo. Tempo che, in fondo, è una convenzione che spesso l’uomo si ritrova a inseguire e a subire piuttosto che a vivere.
Le stagioni dell’amore
E ancora l’amore con le sue stagioni, da quella calda dell’estate fino al gelido inverno e poi i colori, sfumature del «più grande e indiscusso compositore che è il Mondo, inarrivabile e con il quale non si può competere. Lui dispone di suoni naturali e unici che possono solo ispirare. Lui è mare e vento, è onde e scogli, è stelle e foglie», evidenzia il cantautore romano.
Racconti e canzoni
In questa narrazione in volo, Baglioni è il comandante di questo aereo, in viaggio tra i 40 album registrati in studio e dal vivo. Ogni prima nota apre già un mondo. Attinge da Strada Facendo (1981) e dal doppio album Oltre (1990), considerato dalla critica il suo miglior album di sempre e primo atto della Trilogia del tempo completata dai successivi Io sono qui (1995) e Viaggiatore sulla coda del tempo (1999), con Noi no e Ora che ho te. Tra le prime canzoni del concerto c’è Fotografie (1981) dove atterra dal futuro, volando dagli Anni più belli (2020). Il viaggio prosegue con Acqua dalla luna, Dagli il via, Domani Mai, Noi no.
Da Uomo della Storia accanto (2003) regala al pubblico Tienimi con te e Quei due. Ma il viaggio poi torna ad essere anche a ritroso con Tutto l’amore che posso (1972) e Amori in corso tratto da La Vita è adesso che quest’anno spegne 40 candeline. E poi ancora nel futuro con Mal D’amore (2020) e quella domanda finale
«È se hai più gioia o pene /Se sia più miele o sale/Se un bene può far male/E un male fare bene».
Il gran finale
Ma il pubblico non sa che ad attenderlo in questo Piano di Volo sorprendente c’è ancora un climax di note e voce – sempre straordinaria e inconfondibile nonostante i 74 anni e gli oltre 60 trascorsi da quella esibizione in periferia – con una serie di medley, saltellando da un piano all’altro, in un tripudio di emozioni e amarcord.
Gli intramontabili Poster e Sabato pomeriggio, inossidabili nonostante i 50 anni di storia, E Tu, Questo piccolo Grande amore, Amore Bello, E tu come stai?
Solo un intro assai speciale per il gran finale. Sul palco fa ingresso la passeggera d’onore del viaggio, che per l’occasione lui definisce “la reggina”, la chitarra perché è il momento di Strada facendo in cui “a far battere il cuore” è tutto il pubblico del teatro Cilea di Reggio Calabria, dalla platea fino all’ultimo loggione.
In fondo a questa serata di grande musica arriva lei, la canzone degli amori (in)finiti che in un addio vivono in eterno invece di spegnersi: “Mille giorni di te e di me”, il capolavoro che consacrò Baglioni nel 1990.
La Vita è adesso
Tutti in coro e in piedi per la standing ovation finale e il cappello del comandante di bordo sul piano per “La Vita è adesso”, sempre fresca, con i suoi 40 anni di emozioni, e coinvolgente come il primo giorno.
“La Vita è adesso e il sogno è sempre”, canta Claudio Baglioni che nell’estate del 2026 tornerà in Calabria per le tappe a Cirò Marina (24 agosto 2026), Roccella Ionica (25 agosto) e a Santa Maria del Cedro (26 agosto). Intanto stasera, in un altro teatro Cilea da sold out, assicurato un altro “Piano di Volo” traboccante di scoperte ed emozioni.

