La Mostra del cinema di Venezia si prepara a vivere la sua ottantaduesima edizione con un cartellone che promette spettacolo e riflessioni, glamour e memoria. Dal 27 agosto al 7 settembre il Lido si trasforma ancora una volta nella capitale mondiale della settima arte, con ventuno film in concorso e una marea di eventi collaterali che puntano a confermare la centralità del festival nel panorama internazionale.

Ad aprire la kermesse sarà La grazia, ritorno attesissimo di Paolo Sorrentino con Toni Servillo, già accolto come l’evento italiano della stagione. A chiudere, il 7 settembre, toccherà invece a Chien 51, distopia francese firmata da Louis Garrel e Valeria Bruni Tedeschi. Le serate di inaugurazione e di chiusura saranno affidate a Emanuela Fanelli, attrice e comica che negli ultimi anni ha conquistato il grande pubblico con Siccità e C’è ancora domani.

La giuria internazionale che assegnerà i premi principali, incluso il Leone d’oro, sarà presieduta da Alexander Payne, regista di Sideways, Paradiso amaro e The Holdovers. Al suo fianco figure di primo piano: il francese Stéphane Brizé, l’italiana Maura Delpero, il rumeno Cristian Mungiu, l’iraniano Mohammad Rasoulof, la brasiliana Fernanda Torres e la cinese Zhao Tao. Un mix di sguardi e sensibilità che riflette la vocazione globale della Mostra.

Il concorso porta sul Lido nomi e storie destinati a far discutere. Tra i più attesi, il Frankenstein di Guillermo Del Toro, frutto di dieci anni di lavoro e di una produzione targata Netflix. Kathryn Bigelow torna invece dietro la macchina da presa con A House of Dynamite, un film sull’ossessione nucleare che segna il suo ritorno a Venezia. L’Italia risponde con cinque titoli: oltre a Sorrentino, Elisa – Io la volevo uccidere di Leonardo Di Costanzo, il documentario in bianco e nero Sotto le nuvole di Gianfranco Rosi, Duse di Pietro Marcello con Valeria Bruni Tedeschi nel ruolo dell’attrice che ha segnato il teatro italiano e Un film fatto per Bene di Franco Maresco, dedicato al tormentato rapporto tra Carmelo Bene e il cinema.

Ma l’elenco non si ferma qui. C’è The voice of Hind Rajab della tunisina Kaouther Ben Hania, ricostruzione di una drammatica telefonata da Gaza; il cinese The sun rises on us all con Xin Zhilei; il francese À pied d’œuvre di Valérie Donzelli sul coraggio di cambiare vita; Silent Friend di Ildikó Enyedi girato in un giardino botanico tedesco; The testament of Ann Lee di Mona Fastvold con Amanda Seyfried in un musical sulla fondatrice di una setta religiosa del Settecento; Bugonia di Yorgos Lanthimos con Emma Stone e Jesse Plemons, remake di un cult coreano. Da segnalare anche Orphan di László Nemes, costruito sulla memoria della rivolta ungherese, e L’étranger di François Ozon, nuova rilettura del romanzo di Camus. Park Chan-wook porta al Lido The axe, tratto da un romanzo che ispirò Costa-Gavras, mentre Shu Qi debutta come regista con Girl, racconto generazionale sulla condizione femminile in Cina.

Non mancano le incursioni nel potere e nello spettacolo: Jude Law interpreta Vladimir Putin ne Il mago del Cremlino di Olivier Assayas, mentre Dwayne “The Rock” Johnson e Emily Blunt tornano insieme in The smashing machine di Benny Safdie sul campione di lotta Mark Kerr. George Clooney è invece protagonista di Jay Kelly di Noah Baumbach, scritto con Greta Gerwig, girato in Italia: un attore in crisi di identità in viaggio con il suo manager, interpretato da Adam Sandler. Chiudono la selezione Father Mother Sister Brother di Jim Jarmusch con Cate Blanchett, Adam Driver e Tom Waits e una seconda opera di Mona Fastvold, che conferma la forte presenza femminile alla regia.

Il festival non è però solo concorso. La Biennale ha organizzato un programma fitto di masterclass e conversazioni. Il 28 agosto Werner Herzog, Leone d’oro alla carriera, ripercorrerà la sua parabola di cineasta estremo. Il 30 agosto sarà la volta del regista cinese Jia Zhang-ke, mentre il 3 settembre toccherà alla leggendaria Kim Novak, anche lei Leone d’oro alla carriera. Il 4 settembre Cristian Mungiu terrà una lezione sul cinema d’impegno, seguito il giorno dopo dal taiwanese Tsai Ming-liang.

A queste si aggiungono le conversazioni di Cartier “The Art and Craft of Cinema”: Sofia Coppola dialogherà con la costumista Milena Canonero, Sergio Castellitto con la scrittrice Margaret Mazzantini, Alfonso Cuarón con il pubblico del Lido e Jane Campion con la produttrice Tanya Seghatchian. Occasioni che ribadiscono la capacità di Venezia di intrecciare arte, industria e racconto.

Con un programma così denso, la Mostra conferma il proprio ruolo di crocevia tra cinema d’autore e mercato globale. A fare notizia non sono solo i film, ma anche il tappeto rosso: George Clooney e Julia Roberts, Jacob Elordi e Cate Blanchett, star consolidate e nuove icone pronte a infiammare flash e social. Una “vagonata” di celebrità che, insieme ai grandi autori, rende Venezia un palcoscenico unico.