In tre ore esauriti tutti i ticket per l’evento di Tor Vergata nel 2026. Il cantautore romano si conferma un fenomeno popolare unico, capace di radunare un esercito di “ultimi” che lo ha consacrato nuovo re degli stadi
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Qual è il segreto di Ultimo? È la domanda che si pone chiunque abbia letto la notizia che ha fatto tremare i registri della musica live italiana: 250mila biglietti venduti in tre ore per il concerto del 4 luglio 2026 a Tor Vergata, nella sterminata spianata dove si stagliano le Vele di Calatrava, simbolo incompiuto della Capitale. Un record mai visto prima, che spazza via il primato del Modena Park di Vasco Rossi nel 2017, fermatosi a 225mila spettatori.
Niccolò Moriconi, ventinove anni, lo ha battezzato “Il Raduno degli Ultimi”. Un nome che suona come un invito e un manifesto, perché entrare nella sua comunità non richiede titoli, solo un sentimento di appartenenza. Su Instagram, dove parla poco e bene, il cantautore ha scritto: «Il concerto più grande di sempre». E, tra i fan, la promessa suona chiara: sarà una serata memorabile.
Il trionfo di Ultimo arriva in un momento paradossale per la musica italiana: molte tournée di artisti affermati si sono infrante sul muro di spalti semivuoti, bilanci in rosso e rimpianti per produzioni sovradimensionate. Lui, al contrario, nel bel mezzo del decimo Olimpico consecutivo del tour in corso, ha annunciato la sfida colossale del prossimo anno. Una mossa che ha avuto il sapore di una consacrazione definitiva: sono io il nuovo numero uno.
Ma come si spiega una mobilitazione così passionale per un ragazzo apparentemente schivo, lontano dalla mondanità e dai riflettori televisivi? La chiave sta in una storia di identificazione totale. Ultimo è il figlio di una piccola borghesia di San Basilio, quartiere spesso raccontato solo per le sue ombre. Ha studiato al conservatorio, ha covato la passione musicale sin da bambino e ha collezionato rifiuti ai talent show prima di spiccare il volo. La svolta è arrivata con Sanremo Giovani 2018, trampolino verso album di successo, stadi pieni e numeri da capogiro: 1 milione e 750 mila biglietti venduti in carriera, 84 dischi di platino, 17 d’oro, 7 milioni di copie e 3,5 miliardi di streaming su Spotify.
Eppure, nei “salotti buoni” della musica, il fenomeno-Ultimo divide. C’è chi lo considera un prodotto troppo semplice, destinato agli “ultimi dei consumatori”: la massa silenziosa che non detta mode ma riempie gli stadi. A questa diffidenza culturale lui ha sempre risposto con un’ostinata fedeltà a se stesso: pochi social, poche interviste, niente luci abbaglianti. Non ha mai rinnegato il suo percorso da outsider, il legame con gli amici del “parchetto” – ora diventato “il giardinetto di Ultimo” inaugurato dal sindaco Gualtieri – e la narrativa di resilienza e normalità che alimenta ogni suo brano.
Le sue canzoni sono ballate di malinconia e riscatto, pop melodico condito di crescendi emotivi e ritornelli urlati. Niente metafore criptiche: tutto è detto, esposto, condivisibile. Ci sono sofferenza e incomprensione, rimpianti e resistenza, ma sempre con la certezza che da qualche parte ci sia un varco verso la rivincita. Ultimo è la voce di chi si sente invisibile e rivendica la propria esistenza, senza clamori ma con intensità.
Ascoltare un suo album significa tuffarsi in un mondo di occasioni mancate e speranze ostinate, di anonimato dignitoso e piccoli eroismi quotidiani. Non servono spot, né campagne virali: la chiesa di Ultimo si fonda sul rito della ripetizione, sul cantare insieme brani che sembrano scritti per ogni singolo fan.
Il successo di Tor Vergata non è solo una questione di numeri. È la prova che, in un’epoca di celebrità lampo e carriera effimera, esiste ancora un artista capace di costruire una relazione emotiva profonda e duratura. La prossima estate, la capitale ospiterà un raduno che ha il sapore della festa popolare, un pellegrinaggio musicale che per un giorno trasformerà gli ultimi in protagonisti assoluti.
E mentre i 250mila biglietti si esaurivano, l’Italia musicale ha dovuto prenderne atto: il ragazzo col ciuffo che potevi incontrare in metropolitana è diventato il nuovo re degli stadi. Tor Vergata lo aspetta, e i suoi fedeli sono già in fila per urlare ancora una volta, tutti insieme, che essere Ultimo non è mai stato così da primi.