Più di 2.400 i reati ambientali accertati nella nostra regione nel corso del 2024, quasi il 10% del totale nazionale. I dati più allarmanti su scarichi abusivi, maladepurazione e cemento illegale
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La Calabria ancora al centro dell’assalto criminale alle coste e al mare. A certificarlo il report Mare Monstrum 2025 di Legambiente, che come ogni anno cristallizza i dati delle illegalità nel nostro Paese.
Secondo l’associazione il 2024 è stato un annus horribilis per l’Italia, e la nostra regione è purtroppo salda ai piani alti della classifica con 2.433 reati ambientali, quasi il 10% del totale nazionale. Numeri pesanti, che collocano la Calabria al quarto posto dietro Campania, Sicilia e Puglia.
Il bilancio parla chiaro: 2.543 persone denunciate, 40 arresti, 596 sequestri e oltre 28 milioni di euro in sanzioni e provvedimenti. Gli illeciti amministrativi hanno raggiunto quota 3.094.
L’inquinamento del mare
Il dato più allarmante riguarda l’inquinamento. Con 1.137 reati accertati, la Calabria è la seconda regione più colpita dopo la Campania. Parliamo di scarichi abusivi, depuratori malfunzionanti, smaltimento illecito di fanghi e rifiuti.
L’operazione “Scirocco” della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro ha svelato un sistema diffuso di appalti al ribasso e frodi nella gestione di 34 impianti di depurazione in tutte le province calabresi, con accuse che vanno dal traffico illecito di rifiuti alle estorsioni mafiose.
In parallelo, un’altra inchiesta ha portato alla luce un maxi-traffico di fanghi da depurazione gestito da società delle province di Catanzaro e Crotone che miscelavano rifiuti per abbattere i costi, scaricando liquami nei fiumi e nel mare. Coinvolti anche funzionari comunali del Cosentino, a Belvedere Marittimo e Falconara Albanese.
Il cemento illegale
Pesa, nel “curriculum” della Calabria, anche il ciclo del cemento illegale: 869 i reati registrati nel 2024.
Nel Catanzarese si è concluso lo sgombero coatto delle villette abusive sulla spiaggia di Caminia di Stalettì: un villaggio di 71 immobili messi sotto sequestro dalla Procura nel 2020. Solo una decina è stata però demolita, anche se la strada risulta ormai tracciata, «tanto che uno dei proprietari ha optato per l’autodemolizione senza aspettare l’intervento del Comune», si legge nel report. Il futuro dell’area potrebbe essere quello di un’oasi naturalistica.
Dal Catanzarese al Reggino, a Bova Marina per la precisione, dove i carabinieri hanno messo i sigilli al villaggio turistico La Perla Jonica: 105 prefabbricati abusivi, più bar e ristoranti, sorti in un’area vincolata dal punto di vista paesaggistico e archeologico.
Nel Cosentino, a Corigliano Rossano, è stato sequestrato un anfiteatro abusivo costruito su suolo demaniale all’interno di un campeggio.
A Crotone, invece, la guardia Costiera ha posto sotto sequestro in località Gabella oltre 700 metri quadrati di demanio marittimo occupati da un manufatto abusivo di circa 150 metri quadrati che scaricava i reflui direttamente sul terreno.
Le spiagge privatizzate
Lunga anche la lista degli stabilimenti balneari posti sotto sequestro per abusi sul demanio marittimo. «Poco importa – scrive Legambiente – se si tratta di arricchirsi a spese altrui, occupando spazi illegalmente, distruggendo scogliere e dune, limitando o impedendo la fruizione pubblica delle spiagge».
A Cutro, nel Crotonese, la Capitaneria di Porto ha posto sotto sequestro due lidi nel 2024: il primo con 800 metri quadrati di strutture abusive; il secondo, ancora più imponente, con 20mila metri quadrati di arenile occupato da parcheggi, aree ristoro e servizi.
La pesca illegale
Dall’abusivismo alla pesca di frodo, da cui il mare calabrese non è esente: 343 i reati accertati, con oltre 22 tonnellate di prodotti ittici sequestrati. I controlli hanno portato a 16 sequestri e sanzioni per quasi un milione di euro.
Una ferita aperta
Dal Tirreno allo Ionio, la Calabria continua a pagare il prezzo di una pressione criminale che soffoca lo sviluppo sostenibile e la tutela dell’ambiente. Abusivismo edilizio, depurazione carente, gestione illecita dei rifiuti e pesca fuorilegge sono facce diverse di un unico fenomeno: l’aggressione sistematica al nostro patrimonio naturalistico.
E mentre i dati certificano, anno dopo anno, un fenomeno purtroppo radicato, le inchieste e i sequestri raccontano storie di resistenza e di speranza: spiagge restituite ai cittadini, villaggi abusivi sgomberati, affari sottratti ai clan. Ma la strada resta lunga e impervia.
Una sfida per la futura classe politica regionale, come sottolinea la presidente di Legambiente Calabria Anna Parretta: «La Calabria che vorremmo si fonda su una cultura profonda della legalità e del rispetto ambientale, che deve diffondersi sempre di più tra i cittadini e permeare le istituzioni. La Calabria può e deve uscire dalle proprie patologie con una svolta decisa, che renda i primi posti nelle classifiche dei reati ambientali solo un doloroso ricordo».